Enzo Monachesi, presidente regionale del Sib, interviene sul disegno di legge per il riordino delle concessioni
Senigallia
La Voce Misena
29 Giugno 2017
di Mario Maria Molinari
Continua il nostro viaggio – iniziato lo scorso numero – attraverso le questioni legislative che riguardano la gesione del bene demaniale ‘spiaggia’. Enzo Monachesi, assessore alla manutenzione e sicurezza del territorio, mobilità e trasporti e partecipazione del Comune di Senigallia e presidente regionale del Sib, (Sindacato Italiano Balneari) interviene sul disegno di legge di “delega per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo”, attualmente in esame alla Camera dei Deputati nelle Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive, commercio e turismo).
“Nella proposta in dicussione dice Monachesi da imprenditore balneare – mancano ancora gli elementi completi per esprimere un giudizio definitivo. Anche se vi sono contenute alcune proposte accattivanti – concede – come il fatto che si preveda un numero massimo di concessioni possibili per ogni soggetto giuridico, ma ancora non è stato definito un adeguato periodo transitorio. La speranza del nostro sindacato è che sia il più lungo possibile, per permettere alle imprese di adeguarsi al nuovo regime. Noi chiediamo che sia di trent’anni. La trattiva è in corso e per esrpimere un giudizio dobbiamo aspettare questo dato. Se il periodo transitorio fosse sotto i vent’anni, il nostro giudizio sarebbe fortemente negativo. Bisogna considerare che le nostre imprese sono legate indissolubilmente alla concessione. Da molti anni e soprattutto negli ultimi tempi, a causa dell’incertezzza giuridica del nostro settore, le banche non finanziano direttamente l’attività economica e noi, per ottenere i prestiti, dobbiamo dare in garanzia il nostro patrimonio personale e familiare”.
“Uno stabilimento balnerare non è pargonabile allo sfruttamento di un bosco. – sottolinea Monachesi- Se un imprenditrore perde la concessione relativa ad un bosco, per sfruttare una concessione alternativa gli basta spostare il camion e le seghe. Io invece sono legato indissolubilmente al mio ‘Bagno’, dove ho fatto gli investimenti, gli allacci e le strutture, valorizzando a mie spese la concessione stessa. Se perdo la concessione, perdo l’investimento economico, ma anche il mio lavoro e non ritengo giusto che venga risarcito con un semplice indennizzo, che per di più è ancora tutto da definire. Ci devono dare il tempo di ammortizzare gli investimenti. I 30 anni di periodo transitorio servono per estinguere i mutui e le linee di credito in essere, senza finire in mezzo ad una strada. Va bene che le nuove procedure di assegnazione tengano conto della professionalità acquisita e che di questo verrà tenuto conto. È positivo che verranno tenuti in considerazione il riconoscimento e la tutela del valore commerciale. Positivo che gli operatori balneari vengano considerati imprenditori artigiani.
Questo permette di tenere conto dell’anzianità dell’impresa familiare, degli investimenti fatti nel tempo e permette di non mettere fuori gioco le nostre imprese artigiane in una competizione, che fosse solo economica, vedrebbe prevalere i grandi gruppi finanziari. Quello che deve essere chiaro a tutti è che quando si parla di concessioni sul demanio marittimo in Italia, si parla di persone e del loro lavoro. Si parla di investimenti personali fatti per garantire un futuro di lavoro a se’ stessi. Il periodo transitorio deve essere abbastanza lungo per permettere di riprogrammare tutta l’esistenza lavorativa di sé e della propria famiglia”.
Il sindacato balneari chiede che il periodo di transizione per passare al nuovo regime di concessione non sia inferiore a 30 anni