la Voce Misena
3 marzo 2016
due passi in città
La nobile piazza
ITINERARI
E’ il salotto rinascimentale senigalliese, qui si affacciano la Rocca Roveresca, il Palazzo ducale e Palazzetto Baviera.
Questa settimana raccogliamo l’incoraggiamento dei lettori a proseguire nella nostra gita in città fra i monumenti più caratteristici di Senigallia.
Su Piazza del Duca si fronteggiano la Rocca Roveresca, forse il monumento più identificativo di Senigallia, il Palazzo del Duca ed il Palazzetto Baviera, due splendide testimonianze che il dominio dei Della Rovere ha lasciato alla città.
La rinascita della città è segnata nel corso del Quattrocento da due momenti di grande rilievo: la signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesta, intorno alla metà del secolo, dopo che la famiglia Malatesta nel 1379 acquisisce i territori di Senigallia e quella di Giovanni Della Rovere che, a partire dal 1474, dà vita ad un potere familiare che durerà fino al 1631.
Sigismondo Malatesta decide di ricostruire e ripopolare un territorio tutt’altro che ideale come quello di Senigallia nonostante la presenza di acquitrini aveva intenzione di espandere i suoi territori in quanto signore di Rimini e Fano.
La zona era fortemente malsana e non adatta all’urbanizzazione. Inizierà così un’opera di risanamento e bonifica concretizzata solamente nel 1479 con la realizzazione del “fosso grando per seccare l’acqua”, lavoro affidato a Christoforo De Mantua.
La ripopolazione della città è rapida quanto la costruzione di una cinta fortificata, fabbricata con il contributo di uomini e materiali provenienti da tutti i possedimenti malatestiani, mentre si provvede ad ampliare e rinforzare la Rocchetta Albornoziana divenuta poi Rocca Roveresca.
La fortuna dei Della Rovere comincia con l’ascesa al pontificato di Francesco Della Rovere che prende il nome di Sisto IV. Egli infatti nel giro di pochi anni riesce a far sposare i suoi nipoti con personaggi importanti dell’epoca: in particolare fa sposare Giovanni Della Rovere con Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico che il papa nomina in quell’occasione duca di Urbino, concede poi a Giovanni il territorio di Senigallia.
Dopo l’assunzione dell’incarico di prefetto di Roma e l’investitura del ducato di Sora, il nuovo signore di Senigallia dovrà affrontare numerosi problemi fra i quali il risanamento delle saline e la questione difensiva al cui centro si trovano la Rocca e la piazza del Duca.
Francesco Maria I Della Rovere figlio di Giovanni Della Rovere e di Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico III da Montefeltro, fu molto legato alla famiglia materna. Lo zio materno, Guidobaldo da Montefeltro, privo di una diretta discendenza, lo volle accanto a sé nella corte di Urbino e nel 1504 lo indicò come suo successore dopo averlo adottato.
Nel 1502 la famiglia Della Rovere perse la signoria di Senigallia che fu occupata da Cesare Borgia, che in quegli anni, rappresentava una figura dominante nelle Marche.
Francesco Maria I Della Rovere nel 1505 sposò Eleonora Gonzaga. Quando nel 1508, con la morte di Guidobaldo I, si estinse la discendenza dei da Montefeltro, Francesco Maria I Della Rovere divenne Duca e Signore d’Urbino. Inoltre grazie all’appoggio di Giuliano della Rovere, suo zio, salito al soglio pontificio nel 1503 come Giulio II, poté finalmente riacquisire il controllo di Senigallia.
Guidobaldo II Della Rovere nel 1533 domiciliò nella Rocca Roveresca la sede della scuola di artiglieria da lui fondata, mentre oggi è la splendida cornice di mostre d’arte e manifestazioni culturali.
La Piazza del Duca che si riferisce a Giovanni Della Rovere, era adibita a luogo di parate ed esercitazioni militari. Per questo motivo la Fontana delle Anatre (o dei Leoni) è decentrata rispetto alla planimetria.
Di fronte alla Rocca si erge il Palazzo del Duca (sec. XVI), già residenza dei duchi di Urbino; deturpato dall’intonacatura dopo la prima guerra mondiale e decapitato di un piano dopo il sisma del 1930, conserva ancora al piano nobile, nella sala del Trono, uno splendido soffitto a cassettoni attribuito a Taddeo Zuccari.
Il Palazzo del Duca fu scelto da Guidobaldo II Della Rovere come palazzo di rappresentanza per la corte e per i suoi ospiti illustri. Progettato da Girolamo Genga, artista e insigne architetto urbinate, alla metà del ‘500.
Successivamente il palazzo fu ampliato da Francesco Maria II della Rovere, figlio di Guidubaldo e ultimo rappresentante della dinastia, che alterò così la simmetria della facciata.
Sulla destra chiude la piazza del Duca, il Palazzetto Baviera, questa semplice ma armonica costruzione d’origine trecentesca riadattata con impronta rinascimentale sul finire del ‘400. L’ordine di edificare tale struttura fu dato, forse nello stesso periodo in cui si iniziò ad espandere la Rocca da Giovanni Giacomo Baviera, zio materno e luogotenente di Giovanni Della Rovere, il quale incaricò Baccio Pontelli di sovrintendere ai lavori.
Il cortile interno è impreziosito da un portico su due ordini di colonne nel quale si affaccia un elegante pozzo contornato dagli stemmi dei Baviera, sotto il portico si trovano varie epigrafi latine e reperti architettonici.
Il maggior vanto del Palazzetto è la straordinaria sequenza di stucchi eseguiti nel 1590 dall’illustre plasticatore di Urbino, Federico Brandani, che ornano le volte di cinque sale narrando brani della Genesi, della Storia di Roma, dell’Iliade e delle fatiche di Ercole: nella 1ª camera 14 lunette con la Guerra di Troia; nella 2ª le Fatiche d’Ercole e la Terra Madre; nella 3ª Storie bibliche; nella 4ª (a sin. della 1ª) Carità e scene della storia romana; nella 5ª e 6ª Episodi dell’epoca imperiale e Deità pagane.
Il Palazzetto Baviera costituisce una delle testimonianze artistiche più importanti della città e uno degli esempi più alti di scultura plastica. L’edificio venne acquistato da Giovan Battista Baviera nel 1512, rimanendo di proprietà della famiglia fino al 1956 quando Barbara Baviera lo donò al Comune di Senigallia insieme agli arredi delle sale degli stucchi e dell’anticamera.
Federico Brandani, realizzò il suo capolavoro a Senigallia, ma lavorò al santuario di Loreto, nel Palazzo Ducale di Urbino, città dove nacque attorno al 1522, a Villa Giulia a Roma su committenza di papa Giulio II, nei castelli piemontesi di Fossano e Rivoli.
Per una dettagliata descrizione del suo lavoro senigalliese rimandiamo all’interessante libro: ‘I soffitti del Palazzetto Baviera’, Federico Brandani a Senigallia, a cura di Isabella Antonietti, Camillo Nardini, Senigallia : [s.n.], 1995 (Marzocca di Senigallia, Tipolito Commerciale).
In piazza del Duca antistante al Palazzo, troviamo la bella Fontana delle Anatre (per il popolo «fonte del Duca»), del 1596 (i quattro leoni sono posteriori) in marmo rosa con decorazioni in bronzo e ornamenti in pietra, realizzata dal maestro veneziano Stefano di Tommaso e terminata nel 1602, divenuta simbolo del primo acquedotto senigalliese dell’età moderna.
Con i suoi leoni e le sue anatre vuole dichiarare la forza e la salubrità di Senigallia. Fu edificata per volontà di Francesco Maria II Della Rovere per celebrare il prosciugamento di insalubri paludi che recavano danno alla pubblica salute, ma la cosa più importante è che fu costruita per segnare il punto di arrivo in città dell’Acquedotto Roveresco che partiva dalla fonte di San Gaudenzo.
E’ decentrata rispetto alla planimetria della Piazza del Duca, perché lo spazio era adibito a luogo di parate ed esercitazioni militari.
pagina a cura di Mario Maria Molinari