La Voce Misena
1 ottobre 2015
due passi in città
San Martino
ITINERARI
La chiesa dedicata al santo famoso per il suo mantello è la più elegante della città e conserva pregevoli opere d’arte
La Voce Misena propone una gita in città per visitare la Chiesa di San Martino che è una delle più interessanti di Senigallia, dedicata a uno dei grandi santi di Gallia.
Martino di Tours, è stato un vescovo e confessore francese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da quella copta. È uno tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa.
La chiesa è ricca di pregevoli opere d’arte: al suo interno si trovano diversi dipinti dei maggiori artisti italiani.
Tra e le opere e i pittori degni di nota si possono ammirare: Madonna con Bambino e i Santi di Bertuzzi Nicola detto Nicola di Ancona (1710 -1777); Madonna col Bambino e Sant Anna di Gianfranco Barbieri, detto Il Guercino (1591-1666; Addolorata, attibuita alla Scuola del Tiziano (sec.XVI); Madonna della Resurrezione di Carlo Maratta (1625 – 1716); quattro opere di Filippo Ricci (1715 – 1793), oltre a tele di Terenzio Passerini, di Palma il giovane, di Ercole Guerrieri il giovane, di artisti di scuola veneta del XVII secolo e altri.
Per una descrizione più completa rimandiamo alla lettura di tre pubblicazioni molto curate: ‘La Chiesa di S. Martino in Senigallia’ di Marinella Bonvini Mazzanti – Padre Giuliano Maria Grassi, Offset Stampa, Fano, 1985; ‘I Tesori di San Martino’ – Autori Vari, curata da Padre Giuliano Maria Grassi; ‘Il Cabreo di San Martino del 1765’ Padre.Giuliano Maria Grassi (a cura di), Parrocchia di San Martino, Senigallia 2010.
Le origini della chiesa di San Martino sono molto antiche, come attesta una bolla di papa Onorio III del 29 maggio 1223 in cui fu ricordata tra le nove chiese della città.
Nel 1468 fu affidata ai Servi di Maria e nel 1562 fu ricostruita all’interno del perimetro urbano con il convento.
Ancora più anticamente nel 409 d.C. la città venne saccheggiata dai Visigoti di Alarico diretti verso Roma.
Nuove distruzioni giunsero con la terribile guerra greco-gotica, al termine della quale Senigallia rimase compresa nell’area bizantina entrando a far parte, con Ancona, Fano, Pesaro e Rimini, della cosiddetta Pentapoli Marittima, entità amministrativa e militare legata a Ravenna.
Anche Senigallia, per la debolezza dei bizantini, conobbe il dominio dei Longobardi. Le complesse vicende dell’VIII secolo portarono alla città nuovi saccheggi da parte dei Longobardi, nel 764 e nel 772. A quel periodo risale la fondazione di numerose chiese dedicate a S. Giovanni (prima cattedrale), S. Martino, S. Maria de Scoptis, S. Croce, S. Gregorio, S. Lazzaro e S. Bartolomeo.
Nel 774 il Longobardi, furono definitivamente sconfitti dai Franchi e Senigallia fu compresa nella donazione di Pipino alla Chiesa.
A tutt’oggi non abbiamo testimonianze archeologiche che consentano di determinare la consistenza architettonica della prima chiesa di San Martino, ma le fonti ci informano in merito alla sua ubicazione, diversa dall’attuale.
La prima chiesa, infatti, non era situata nel sito odierno, ma in un’area, esterna alle mura cinquecentesche, nei pressi del teatro; fu questo l’edificio che sopravvisse all’incursione dei Saraceni quando, nel 1264, saccheggiarono e devastarono la città risparmiando solo alcuni edifici religiosi.
Nel 1468 la chiesa fu offerta all’ordine religioso dei Servi di Maria chiamati a Senigallia dall’allora vescovo della città. Le vicende della prima chiesa si esauriscono nel 1554 quando venne demolita per realizzare il baluardo, costruito in angolo tra i lati sud e ovest, della nuova cinta muraria voluta dai Della Rovere .
Quando Francesco Maria I morì nel 1538, il figlio Guidubaldo II (1513 -1574) nel 1546 portò a compimento la fortificazione della città ideando una cinta muraria pentagonale dotata di cinque baluardi.
Nella seconda metà del Cinquecento viene riedificata la chiesa di S. Martino, costruita – dove attualmente si trova – su un sito concesso dal Duca, abbiamo una raffigurazione negli scritti del 1596 di Pietro Ridolfi da Tossignano, allora vescovo della città.
I lavori di costruzione procedettero con solerzia: iniziati nell’estate del 1562, abbiamo notizia che già il 24 dicembre dello stesso anno furono poste le campane e, l’anno dopo, il 14 dicembre, fu terminata la copertura. I lavori di abbellimento interno, invece, proseguirono lentamente, probabilmente per difficoltà economiche. Contestualmente, vicino alla nuova chiesa, fu costruito anche il convento, ma dopo quaranta anni questa seconda chiesa minacciava di crollare per cui, nel 1603, si dovette ricostruirla.
Un disegno conservato nell’archivio storico comunale di Senigallia rappresenta questa terza chiesa in pianta, con una sola navata e nove altari: l’altare maggiore, dedicato a San Martino, affiancato da due altari minori, e tre altari laterali.
Quella che oggi vediamo è la quarta chiesa edificata nel corso dei secoli, ed è sorta nel XVIII secolo. Nel Settecento, Senigallia conosce la sua “seconda ampliazione” dovuta anche alle necessità della Fiera, mentre vengono completamente ricostruite le chiese di S. Martino, della Maddalena e della Madonna del Carmine.
La prima testimonia di un culto molto sentito in questa città di transito e di commerci, essendo S. Martino il patrono dei viaggiatori e degli albergatori (oltre che dei soldati e dei cavalieri). A seguito del fervore edilizio che dominava in città nella prima metà del ’700, i Servi di Maria vollero costruire una chiesa più grande; nel 1731 abbatterono quella esistente e cinque anni dopo, nel 1736 iniziarono i lavori.
Due documenti, entrambi attendibili, menzionano due architetti diversi a cui attribuire la costruzione di questa quarta chiesa: uno segnala un disegno dell’architetto Alessandro Rossi di Osimo, l’altro un pagamento effettuato all’architetto Domenico Valeri di Jesi.
E’ possibile che entrambi abbiano partecipato all’attività progettuale, il primo fornendo il disegno di progetto, il secondo effettuandone la realizzazione. La chiesa venne inaugurata dopo cinque anni, nell’aprile del 1741, quando venne celebrata la prima messa. La chiesa fu però consacrata nove anni più tardi, mentre l’annesso convento fu consacrato solo nel 1758.
In seguito fu arricchita con un organo costruito da Gaetano Callido, opus 395 nell’anno 1802 e restaurato nell’anno 2011, dalla Ditta Michel Formentelli di Camerino.
La chiesa è in stile romano classico a tre navate con molti stucchi che ne fanno un modello esemplare di Barocco, con sette cappelle ai lati e tele di pittori noti.
Nel ‘700 convento e chiesa erano così belli da meritare l’elogio di “Reggia di San Martino” e Pio VI in viaggio verso Vienna sostò dai Servi di Maria. Nel 1749 il corpo di Santa Maria Verancola, estratto dalle catacombe, viene affidato al convento e esposto sotto l’altare maggiore.
La Chiesa fu eretta da Pio IX in sede parrocchiale con la lettera apostolica “Inter Cetera” dell’8 marzo 1851. Lo stesso Pontefice a proprie spese riscatto la proprietà dell’attiguo convento. Il terremoto del 1930 causò gravi danni sia al convento che alla chiesa. Si dovette demolire l’ultimo piano del convento, dove erano rimaste murature pericolanti, e si procedette alla realizzazione di una nuova pavimentazione interna della chiesa contestualmente ad una inopportuna tinteggiatura. Negli anni Settanta un intervento di restauro ha dato nuovo risalto alla decorazione interna.
Il culto di San Martino è ispirato al miracolo del mantello condiviso con Gesù; soldato romano, si convertì al cristianesimo in seguito ad un sogno avuto il giorno in cui tagliò il suo mantello per donarlo ad un povero poco vestito ed infreddolito.
E’nato a Sabaria Sicca, l’odierna Szombathely, nel 316 circa. E’ morto a Candes-Saint-Martin, 8 novembre del 397, la ricorrenza cade l’11 novembre, giorno dei suoi funerali a Tours. Martino nacque in un avamposto dell’Impero Romano alle frontiere con la Pannonia, l’odierna pianura ungherese.
Il padre, tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino, Martino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano, e in quella città trascorse l’infanzia. Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell’esercito romano.
Venne reclutato nelle Scholae imperiali, corpo scelto di 5000 unità perfettamente equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. Venne inviato in Gallia, presso la città di Amiens, nei pressi del confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato.
Dopo aver lasciato la milizia, fondò nell’anno 360 a Poitiers, in Francia, un monastero, sede della più antica comunità monastica europea documentata.
Dopo la sua morte San Martino divenne il patrono di soldati, cavalieri e viaggiatori.
pagina a cura di Mario Maria Molinari
Bell’articolo, complimenti!