Senigallia e le sue Valli
1 Aprile 2022 La Chiesa del Portone nell'antica collocazione nel 1925 cioè prima del terremoto del 1930

SENIGALLIA/15 QUARTIERE PORTONE E CHIESA DI S. MARIA DELLA NEVE

la Voce Misena

12 novembre 2015

19 novembre 2015

Due passi in città

Città e dintorni Quartiere Portone e Chiesa di S. Maria della Neve

ITINERARI 

Breve viaggio in una zona cittadina dalla storia travagliata prima dell’attuale chiesa ce ne sono state tre. L’attuale chiesa parrocchiale è stata inaugurata nel 1934. Oggi ospita un prestigioso organo Pinchi.

La Voce Misena propone due passi in città dal Ponte Portone alla Chiesa del Portone. Una volta erano contigui, poi le vicissitudini cittadine ce li fanno trovare distanziati.

La mappa del 1732, precedente quindi l’ampliazione, mostra la città ancora chiusa nelle mura roveresche del ‘500.

In alto a sinistra si vede la chiesa del Portone mentre verso ovest in alto a destra a ridosso del corso del fiume lungo l’attuale via delle Caserme è allineata una serie di edifici a schiera fra i ponte Misa e la chiesa della Maddalena.

Mappa di Senigallia del 1732
Mappa di Senigallia del 1732

Fra questi edifici si nota anche l’Osteria della posta (S) dove si fermavano le diligenze e le carrozze provenienti da Fano e dirette ad Ancona.

Nomenclatura della mappa di Senigallia del 1732
Nomenclatura della mappa di Senigallia del 1732

Lo spazio fra le mura cinquecentesche e il Borgo della Posta era denominato Prati della Maddalena ed era rimasto vuoto e abbandonato dopo la decadenza della città del secolo XIV e lo spostamento del suo baricentro verso il mare.

Qui avverrà l’ampliamento dopo la metà del ‘700 e al centro sorgerà piazza del Duomo oggi piazza Garibaldi. (dalla mostra ‘Piazza bella Piazza’ di Robero Polverari)

La grande eccellenza artistica della Chiesa S. Maria della Neve (Portone), è l’organo meccanico costruito dalla ditta Pinchi opus 422 anno 2001, donato alla Chiesa Santa Maria della Neve detta del Portone, dal dottor Leopoldo Uccellini. Ne parleremo dopo aver percorso la storia travagliata di questa chiesa.

Organo Pinchi opus 422 anno 2001, nella Chiesa Santa Maria della Neve detta del Portone
Organo Pinchi opus 422 anno 2001, nella Chiesa Santa Maria della Neve detta del Portone

Già nel ‘200 esisteva una chiesa sotto il titolo di S. Giacomo e Santo Spirito. Il sacro edificio in quel secolo era dentro le mura medioevali.

Mappa di Senigallia nel XIII secolo in un testo del XVIII secolo
Mappa di Senigallia nel XIII secolo in un testo del XVIII secolo

La ricostruzione della città operata da Sigismondo Pandolfo Malatesta attorno alla metà del Quattrocento, decretando un concentramento del centro abitato, lasciò fuori del tracciato murario la chiesa di S.Spirito e l’adiacente zona del Portone.

La vetusta chiesa, che non meritò grosse attenzioni nel periodo della ricostruzione cittadina, andò progressivamente decadendo. Nell’anno 1339 si provvide a demolirla completamente.

Nel frattempo, tuttavia, nella zona era sorta una nuova chiesa, costruita nel 1320 e detta «del Portone». Il borgo «storico» del Portone era posto nella parte più a sud dell’antico tracciato cittadino: oltre tale zona si estendeva il suburbio.

Mappa di Senigallia nel 1300
Mappa di Senigallia nel 1300

Gli storici fanno derivare il toponimo «Portone» dalla presenza in quel sito di una porta, la medesima dalla quale partiva la strada per raggiungere la frazione di S. Angelo.

Il «Portone» o «Sportone» per i senigalliesi era anche la struttura di regimazione delle acqua che veniva usata in occasione delle fiumane per far defluire, in parte, l’ondata del Misa verso il Canalone della «Penna».

Con l’erezione della seconda chiesa appare il ruolo assai notevole che le Confraternite e Pie Aggregazioni occuparono nelle vicende della Comunità del Portone. Il nuovo edificio, infatti, prese corpo per opera della Confraternita del SS .mo Sacramento, che vi risiedeva prima di trasferirsi stabilmente nell’attuale chiesa della Croce.

Al 1628 risale l’erezione in Parrocchia della chiesa del Portone. Ciò avvenne per volontà del card. Antonio Barberini, allora vescovo della città. L’edificio esistente dal 1520 ormai segnato dal tempo ed insufficientemente per l’accresciuta popolazione, venne sostituito da un complesso più grande.

Un notevole contributo per la ricostruzione, della terza chiesa venne dalla Confraternita della SS. Trinità. L’edificio imitava sobriamente lo stile della chiesa romanica, con tetto a due falde e sul retro la quadrata torre campanaria. La facciata principale, snellita da un ampio finestrone, venne inizialmente lasciata grezza. L’interno della chiesa era ad una sola navata divisa dall’abside da una classica balaustra di marmo. Gli altari erano cinque.

Il 1851 rappresenta una data fondamentale per la storia del Portone. In quell’anno papa Pio IX istituì le parrocchie delle Grazie e della Pace, smembrando il territorio dalla «parrocchia della SS.ma Trinità, vulgo Portone», che a quel tempo contava circa 3.300 anime.

Mappa di Senigallia del 1842
Mappa di Senigallia del 1842

Nonostante questo frazionamento la parrocchia mantenne una estensione di 10 kmq ed un circuito di circa km 20.

Proprio per il pesante onere che la cura delle anime comportava, fin dall’anno 1779 il parroco era stato affiancato da un cappellano. La comunità del Portone visse profondamente le vicende sia drammatiche che liete dei primi anni del ‘900.

In quei tempi il parroco riuscì ad organizzare i fedeli in Leghe e Cooperative, tanto da istituire una Cassa Rurale e il Molino per l’olio. Contemporaneamente egli dovette affrontare il periodo della Settimana Rossa (1914) e della I Guerra Mondiale.

Con gli anni ‘20 si prestarono particolari attenzioni al sacro edificio. A distanza di oltre un secolo dalla sua costruzione, il parroco, don Giovanni Pierpaoli, provvide ad ornarne la facciata incompiuta, di marmi e di artistico portale.

I lavori di abbellimento furono eseguiti nel 1928 sul disegno di Patrizio Manganelli. Vi lavorarono il modellatore Pino Silvio, della Scuola d’Arte di Fano e il capomastro Lucarini Enrico, diretti dal prof. Ulrico Corinaldesi della Commissione Edilizia. Due anni dopo, il terremoto del 30 ottobre 1930, distruggeva tutto questo lavoro.

In seguito al rovinoso sisma si demolì la chiesa e sul piazzale venne costruita una baracca dove officiare la messa temporaneamente. Oggi percorrendo via Petrarca, guardano oltre l’angolo con via Federico Baroccio all’altezza del civico 104 in alto si può ancora vedere l’edicola posta nel luogo dove sorgeva l’antica chiesa del Portone.

Edicola nel luogo dove sorgeva l'antica chiesa del Portone in via Federico Baroccio N 104 all'angolo con via Petrarca
Edicola nel luogo dove sorgeva l’antica chiesa del Portone in via Federico Baroccio N 104 all’angolo con via Petrarca

La quarta chiesa del Portone, quella attuale, costruita in piazza della Vittoria al centro del nuovo piano regolatore, varato dopo il rovinoso terremoto del 30, è stata inaugurata nel 1934.

Chiesa di Santa Maria della Neve di Senigallia detta del Portone
Chiesa di Santa Maria della Neve di Senigallia detta del Portone

La Chiesa si trova al centro del “Piano Regolatore”, che rappresenta una ulteriore ampliazione programmata di Senigallia, dopo quella realizzata nella metà del ‘700. Dopo il terremoto del 1930 bisognava ridare un nuovo assetto alla città così duramente colpita.

Il piano regolatore di quel periodo previde un allungamento della città verso levante. Diventava così inadeguata e non più funzionale l’antica ubicazione della chiesa del Portone all’altezza della attuale via Petrarca.

Fu naturale spostare gli edifici pastorali nel punto centrale dei nuovi quartieri emergenti. Sull’incrocio delle principali arterie rionali (C.so Matteotti, Viale Anita Garibaldi) si ricavò un piazzale adatto per la costruzione della chiesa con discreto effetto scenografico.

Il 26 novembre 1932 fu benedetta la prima pietra; il 17 agosto 1933 iniziarono i lavori, per terminare nell’anno successivo. Il 18 ottobre 1934 il vescovo di Senigallia, Tito Maria Cucchi, benedisse la nuova chiesa che fu poi solennemente consacrata il 19 maggio 1979.

L’opera fu finanziata dalla munificenza del Santo Padre Pio XI, il quale diede l’incarico di studiare e redigere il progetto all’ing. Architetto mons. Spirito Maria Chiappetta. Il cav. Arturo Abbondanza diresse i lavori, che furono eseguiti da Silvio Aguccioni di Cesena.

La chiesa si presenta come un’imponente costruzione che ricalca i canoni dello stile romanico. La sua pianta è rettangolare, con abside semicircolare, ossature portanti in cemento armato e pareti in muratura, interrotte da cordoli, pure in cemento armato. Anche le navate laterali, a semplici spioventi, sono adorne da una trifora nicchia.

All’interno le tre navate ampie, luminose sono separate da pilastri, che sostengono i muri perimetrali della navata centrale, la quale è arricchita da un bel soffitto a cassettoni, mentre le due minori hanno le volte a crociera.

Degna di rilievo è la cappella della «Madonna della Neve», posta a sinistra dell’altar Maggiore. Vi figura l’antica tela della Patrona. L’abside è decorata ed illuminata da quattro preziose vetrate a colori, raffiguranti S. Maria Maddalena, l’Addolorata, S. Giovanni Evangelista e S. Longino.

Lungo le pareti delle navate laterali si notano eleganti decorazioni e copie di tele famose, eseguite dal pittore Michelangelo Bedini di Ostra.

I sette sacramenti sono illustrati con evidente intento didattico. Vi sono pure le quattro Virtù cardinali, poste ai limiti delle pareti maggiori, dovute alla mano della pittrice senigalliese Sandra Ghinelli.

Alla stessa appartengono pure il sacramento dell’«Ordine» e il V affresco a sinistra dell’altar maggiore, che simboleggia la genesi dell’attuale chiesa per volere di Papa Ratti.

Alla creatività della pittrice Ghinelli si deve pure il maestoso affresco che occupa la controparete dell’ingresso. Il dipinto ha una superficie di circa 60 mq ed illustra il Giudizio Universale. La casa canonica è sita dietro la chiesa.

L’opera d’arte più significativa di tutta la chiesa è il grande organo meccanico costruito dalla ditta Pinchi, opus 422 anno 2001, donato alla Chiesa Santa Maria della Neve detta “del Portone”, dal dottor Leopoldo Uccellini, Cavaliere di Gran Croce.

L’Organo del Portone, come lo chiamano i senigalliesi, è uno dei più significativi strumenti dell’arte organaria italiana del nostro secolo. E’ composto da tre tastiere, una pedaliera e circa 2000 canne.

Questo strumento richiama da sempre l’interesse di famosi organisti del panorama concertistico internazionale che si esibiscono nei mesi di luglio e di agosto, nell’ambito del Festival Organistico Internazionale – città di Senigallia, che è considerato tra più significativi eventi di musica classica della Valle del Misa e del Nevola, coinvolgendo chiese e organi dell’entroterra situati in diversi comuni della diocesi di Senigallia, che vanno ad arricchire il cartellone delle manifestazioni culturali di Senigallia e del suo entroterra.

pagina a cura di Mario Maria Molinari

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One thought on “SENIGALLIA/15 QUARTIERE PORTONE E CHIESA DI S. MARIA DELLA NEVE

  1. È stato un piacere e una scoperta leggere la storia del quartiere dove ho abitato per trentacinque anni, e dove ancora risiede mia madre. Grazie!!

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