la Voce Misena
3 aprile 2014
31 luglio 2014
4 dicembre 2014
due passi in collina
ITINERARI
Un luogo che custodisce i tesori di una storia ricca di avvenimenti e di cultura
A 14 chilometri da Senigallia e 18 da Jesi, su una collina che domina la sponda destra del fiume Misa, Ostra si fregia della bandiera arancione del Touring Club Italiano. Andiamo a visitarla ricordando che sono stati recentemente inaugurati i nuovi locali per i l’ufficio turistico all’inizio di corso Mazzini dove i visitatori potranno ottenere informazioni, ma avranno anche la possibilità di acquistare prodotti del territorio. Esperti volontari laureati della Pro Loco accompagneranno i visitatori alla scoperta della parte medioevale e rinascimentale della città.
Noi inizieremo la visita esplorando da vicino Piazza dei Martiri su cui si affacciano importanti edifici pubblici adibiti a molte delle funzioni pregiate della comunità. La piazza è situata nella parte alta del centro storico, si trova alla confluenza di Via del Teatro, Corso Mazzini e Via Gramsci.
Entriamo subito nella Chiesa di S. Francesco, che attualmente appartiene alla Parrocchia di S.Lucia e S.Pietro Apostolo. La prima chiesa di San Francesco risale al 1283. Nel 1350 fu già ricostruita. La facciata con portico neogotico e coronamento baroccheggiante fu invece edificata dopo l’Unità d’Italia, quando la navata della chiesa venne accorciata per ampliare la piazza.
Nel 1881 infatti il sindaco, Luigi Antolini, riducendo la lunghezza dell’interno, fece edificare il portico antistante da adibire a mercato coperto. La chiesa dei S.S. Francesco e Lucia conserva ancora elementi della primitiva costruzione trecentesca.
All’interno è da notare un dipinto di Ercole Ramazzani, “Il Cristo Crocifisso con S. Francesco e S. Gaudenzio” e una tela rappresentante “La Madonna del Rosario” di scuola baroccesca. Una statua in legno del Silvestri raffigura S. Francesco, mentre la cappella votiva che custodisce il corpo di S. Gaudenzio, patrono della Città è decorata da affreschi di Filippo Bellini di cui nella chiesa è presente anche una tela.
Come è tradizione consolidata nelle chiese dei nostri territori è presente un organo di pregiatissima fattura costruito nel1866 da Odoardo Cioccolani.
Uscendo dalla chiesa a sinistra domina la piazza il Palazzo Comunale, edificato nel 1749 è un bel esempio di palazzo settecentesco dalle linee armoniche opera dell’architetto Giuseppe Carbonari.
La facciata composta da un corpo centrale e da due laterali ed deve la sua eleganza anche ad un loggiato a sette archi a tutto sesto.
Avanti il Comune si trova la Torre Civica. Fu originariamente costruita nel 1500 come torre campanaria annessa alla chiesa di San Giovanni, non più esistente all’interno della piazza perché è andata distrutta nel corso della II guerra mondiale.
Il campanile che ora misura 33 metri di altezza ospita ancora gli antichi macchinari dell’orologio fu anch’esso colpito da un bombardamento e fu ricostruito nel 1950.
Inglobato nel palazzo comunale, vi è il teatro che risale al 1863 alla quale si accede attraverso un piccolo atrio elegantemente decorato. Sulla platea si affacciano 29 palchetti, distribuiti su due ordini e sormontati da un loggione.
Il palcoscenico ha un boccascena di 5,40 m. e ospita, nella parte soprastante, antichi macchinari scenici, ancora funzionanti. Nel 1861 su richiesta dei cittadini, il Comune, liquidò la congregazione dei condomini che ne erano i proprietari e provvide direttamente alla ricostruzione del teatro, affidando il progetto all’architetto Francesco Fellini di Barbara.
La posa della prima pietra nel risale al 29 luglio 1863. Le attività ripresero regolarmente nel 1867. La sala messa a norma nel 1980 è a forma di ferro di cavallo, misura 78 metri quadri e ha in totale 184 i posti.
Annesso alla chiesa di San Francesco, si trova il settecentesco Palazzo dei Conventuali costruito come sede dei Padri Francescani. Al suo interno si trovano la Biblioteca Comunale, che custodisce preziosi incunabolo e una rara edizione dei “Promessi Sposi” del 1827, l’Archivio storico, il cui patrimonio comprende interessanti pergamene del XIII secolo e la Pinacoteca del Museo Civico.
Durante le recenti “Giornate di Primavera del Fai 2014” per la prima volta sono stati esposti tre preziosi codici del ‘400, molto rari, dedicati alle “Metamorfosi” di Ovidio, alle “Tragedie” di Seneca e alle “Satire” di Persio e Giovenale.
La Pinacoteca è tornata ad esporre la preziosa tela di Andrea Sacchi, la “Disputa tra S. Tommaso D’Aquino e S. Bonaventura da Bagnoregio“, tornata finalmente a casa dopo circa trent’anni di sosta nei depositi della Soprintendenza.
Sempre nella Pinacoteca si trova anche un importante dipinto di Francesco Perrier raffigurante il “Pontefice con il Sacro collegio”.
I locali del Palazzo dei Conventuali, ogni anno nelle prime due settimane di agosto, ospitano la Mostra Nazionale dell’Antiquariato e Artigianato artistico che sta diventando una delle principali realtà a livello nazionale.
Sulla sinistra della piazza, guardando alla sommità del bel borgo di Ostra, si vede la bellissima Chiesa di San Rocco in via del Teatro. Appartiene al Comune ed è visitabile solo in occasioni speciali. Il suono dell’ organo Callido allieta le occasioni in cui la chiesa viene aperta. La Chiesa costruita negli anni 1528 – 1545, è annessa all’ex convento delle Clarisse del Buon Gesù, conserva interessanti stucchi, pregevoli pitture di Giacinto Brandi e Pietro da Cortona e un organo Callido, del 1771.
Le Clarisse del Buon Gesù di Ostra abbandonarono definitivamente il monastero e la chiesa il 5 aprile del 1894, a causa del numero esiguo di suore rimaste nel convento. “Sull’altare maggiore il pittore Giacinto Brandi (1653/1691) ha riprodotto un Gesù Bambino e, in atto di adorazione, San Girolamo e San Rocco.
Sul lato dell’epistola, invece, troviamo un dipinto di Pietro da Cortona (1596/1668) che raffigura la Beata Vergine con San Pietro Apostolo e San Lorenzo Martire. Di chiara matrice vincenziana è invece il dipinto del pittore ostrense Tarcisio Bedini (1929/1961), che ritrae San Vincenzo in predicazione. Il quadro è posto sull’altare laterale sinistro, da cui era stata rimossa una tela di mano ignota raffigurante il Transito della Beata Vergine. Gli stucchi, che contornano le tele, sono invece di Giuseppe Diamantini (1621/1705).
Ricordiamo, poi, le quattro tele di media grandezza raffiguranti rispettivamente una Santa con sopra il capo lo Spirito Santo; il Transito di San Giuseppe; il Battesimo di un’altra Santa e l’Incoronazione della Madonna e i SS. Francesco e Cecilia, tutte con il timbro napoleonico. Prezioso anche il mobilio in noce (Giancarlo Barchiesi)”.
Scendendo dalla piazza per Corso Mazzini si giunge all’importantissima Chiesa di Santa Croce. Non sappiamo esattamente l’anno di costruzione della chiesa abbaziale cistercense, che la precedette, ma le prime notizie risalgono al 1194, quando il vescovo di Ravenna cita la comunità di Ostra, allora chiamata Monte Bodio, per la proprietà di alcune terre. La prima chiesa era a tre navate, sostenute da quattro possenti colonne e coperta da travi in legno. L’attuale edificio, che risale agli anni 1848-52, sorge sull’antica chiesa romanica detta “delle quattro colonne”.
Situata in corso G. Mazzini, 96, la chiesa che prende il nome di Collegiata di Santa Croce, fu inizialmente abbazia dei monaci benedettini, quindi rettoria (1430) e, successivamente, chiesa priorale con proprio vicario perpetuo, nominato direttamente dall’Abbazia di Santa Maria di Sitria (1537).
Il 1º novembre 1795 Papa Pio VI eresse la Chiesa di Santa Croce a Collegiata, affidandola ad un “Collegio dei Canonici” e ad un arciprete di nomina papale. Il Collegio rimase in carica fino all’avvento del Regno d’Italia, quando il “Decreto Valerio” soppresse tutte le congregazioni religiose incamerandone i beni.
L’ 11 febbraio 2008, il Vescovo di Senigallia Mons. Giuseppe Orlandoni, dopo aver accolto la richiesta dell’Arciprete mons. Umberto Gasparini, corredata della necessaria documentazione, ha accettato di inoltrare alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’Istanza di elevazione a Basilica Minore della Collegiata di S. Croce.
La Congregazione medesima, esaminata e accolta la documentazione prodotta e l’Istanza vescovile, ha emesso il Decreto, a firma dell’Eminentissimo Prefetto Card. Francesco Arinze, che concede a S. Croce e di fregiarsi del Titolo di Basilica minore, con tutti gli onori e le concessioni spirituali (indulgenze) annesse. Il Decreto porta la data del 3 novembre 2008 (stesso giorno e mese in cui, nel 1430, S. Croce era stata elevata a chiesa Parrocchiale).
Il parroco, mons. Umberto Gasparini, ci racconta che: “a detta di esperti e di pubblicazioni del settore, è certamente uno degli edifici di culto del secolo 19° che interpretano lo stile neoclassico “ornato”, in Italia. Chi vi entra per la prima volta ha un moto di stupore, di fronte alla suggestiva fuga di colonne corinzie che scandiscono le tre navate culminanti nell’ampio e profondo abside, dominato dall’Altare e coronato dall’artistico Coro ligneo“. I basamenti rivestiti in marmo nero striato si staccano cromaticamente dai fusti delle colonne in marmo arancio.
Nella navata di sinistra si trova la cappellina del Santissimo Sacramento, con affreschi del Cattani; nella navata di destra la cappella della Madonna di Pompei, affrescata da Silvio Galimberti.
Tra le opere più importanti due tele di Claudio Ridolfi, “il martirio di San Lorenzo” e “La Madonna del soccorso”. In S. Croce, che era priva dell’immagine del Patrono, dal 2001 è esposta alla venerazione dei fedeli la tela raffigurante S. Gaudenzio, vescovo e martire, opera dell’artista locale prof. Piergiovanni Antici.
La cinta muraria che racchiude il centro storico è di origine tardo-medievale ed ottimamente conservata. Si snoda per una lunghezza di circa 1.200 metri, lungo i quali incontriamo nove torrioni. Le porte principali, erano due: Porta Mercatale, abbattuta nel 1871, e Porta Marina, che seguì la stessa sorte qualche anno più tardi. Al giorno d’oggi, in corrispondenza di Porta Mercatale, rimangono i bastioni in muratura usati per sostenere i robusti cancelli, che,dopo l’abbattimento della porta, esistettero fino al 1920.
Di origine alto medievale, il Santuario del Santissimo Crocefisso è stato anche sede della parrocchia urbana di San Gregorio. Il titolo di San Gregorio venne poi trasferito alla nuova chiesa rurale di San Gregorio Magno, costruita a Pianello di Ostra. Posta sulla via principale di Ostra.
L’antica chiesa del 1333, si affaccia su una piccola rientranza ricavata in Corso Mazzini. Nell’iscrizione riportata sopra il portale d’ingresso, di pregevole arte senese, è scritto che la chiesa fu edificata da Paulazio Peris e Menco Bonazi nel 1333.
Nel 1343 la chiesa venne anche dotata di un piccolo campanile e vennero donate due campane. Un iscrizione ricorda l’evento. Il profilo a capanna si inserisce in un disegno complessivo della facciata che ne attesta l’origine gotica. Il portale a doppio arco a sesto acuto e a tutto sesto, è inserito nella porzione centrale, individuata da due paraste. In asse col portale si trova un oculo cieco contornato da cornice in mattoni. Sulle fasce laterali della facciata, inquadrate in una cornice in cotto, si trovano due bifore ad arco acuto. Nella facciata, così come lungo i muri laterali corre un cornicione ornato da dentelli. L’interno è ad aula unica, illuminato da due bifore aperte su ogni lato.
La chiesa internamente è caratterizzata dalla compresenza delle finestre gotiche, dagli altari di fattura barocca e dalle decorazioni parietali di più recente fattura risalenti alla fine del XIX secolo. Il presbiterio è tuttora separato dall’aula dalla balaustra in pietra bianca. Sopra l’ingresso, nella cantoria, è presente un organo ornato da un baldacchino.
Nel sec. XIX, la facciata ha subito una manomissione con l’apertura di due finestroni gotici nelle zone laterali dei due contrafforti verticali, le cui pareti, in origine, erano solamente interrotte da due occhi-luce stretti verso il centro ed oggi pure essi chiusi.
L’altare maggiore è dedicato a San Gregorio Papa. Presso questo altare era stata eretta la Confraternita degli Agonizzanti per la recita delle preghiere dei moribondi in ogni venerdi dell’anno.
Degli altri due altari, eretti nel sec. XVIII, uno è intitolato a San Pietro Martire e l’altro alla Madonnna sotto il titolo di Santa Maria ad Nives. Agli inizi del ‘700 la chiesa fu dotata del bellissimo Crocifisso intagliato in legno, in misura naturale, rappresentante Gesù moribondo opera dello scultore Bartolomeo Silvestri da Verrucchio, che ne ha scolpito una scultura di intenso realismo espressivo, tipico dell’età barocca.
Il tetto a due spioventi è costruito in maniera tradizionale, con capriate lignee inserite nelle pareti che reggono l’orditura inferiore delle terzere e dei correnti. Gli interstizi sono decorati internamente con tempere policrome. All’esterno è steso il manto di coppi. I muri portanti sono realizzati con mattoni pieni, secondo la tecnologia e la tradizione costruttiva del basso medioevo.
Le pareti sono rinforzate da paraste in mattoni poste esternamente a reggere la spinta del tetto. La chiesa è un importante monumento architettonico che pur avendo subito nel corso del tempo diversi interventi, conserva l’impianto originale con la copertura a capriate, che rende la visita di per se stessa interessante, ancor più preziosa.
pagina a cura di Mario Maria Molinari