la Voce Misena
15 maggio 2014
due passi in collina
ITINERARI
A Morro d’Alba si rinnova la bella tradizione del canto rituale di questua del Cantamaggio che celebra l’avvento della primavera e della nuova stagione agricola. Nei locali sotterranei dell’Auditorium SS. Annunziata, trova sede l’esposizione continua della Collezione del Comune di Morro d’Alba di alcune opere di Mario Giacomelli: sedici fotografie autografate della serie “Cantamaggio”, tutte scattate a Morro d’Alba nel 1990, che vennero esposte per la prima volta, un anno dopo, per la nona edizione della festa.
Il Cantamaggio a Morro d’Alba inizia con l’addobbo dell’”Albero del Maggio” da parte dei bambini. Sabato è il giorno del “Concerto per il Maggio”. Domenica tutti i gruppi spontanei, presenti riportano il canto rituale di questua del “maggio”, secondo l’antico rituale, casa per casa, nel corso della mattinata, percorrendo tutte le contrade ed il paese di Morro d’Alba.
Domenica 20 maggio 1990, durante l’ottava edizione della “Festa del Cantamaggio”, fra il pubblico presente si notava una foltissima e luminosa criniera bianca. Era Mario Giacomelli. Si trovava a Morro d’Alba per carpire le sensazioni, le emozioni, i segreti intimi di una festa popolare della tradizione contadina locale. Da quella prima visita, seguita da altre negli anni successivi fino al 1999, nacque la serie “Cantamaggio”.
Nel pomeriggio, si svolge l’esibizione estemporanea dei gruppi tra la gente in piena libertà, nel centro storico, nella maniera più spontanea e festosa.
Poi tutti al Corteo dell’Albero del “Maggio”. L’Albero, debitamente addobbato ed infiorato, precedentemente dai bambini della locale Scuola Materna, viene portato a braccio dai giovani del paese ed accompagnato da un corteo assordante e festoso di tutti i cantori e suonatori popolari. Al tramonto, Concerto di chiusura del Cantamaggio.
Il Cantamaggio anticamente veniva cantato da gruppi di “maggianti” la notte tra il trenta aprile ed il primo maggio, casa per casa, nella classica formazione di tre elementi: organetto, triangolo, cembalo e voci maschili. I nonni raccontavano ai nipoti che in quella notte perfino gli alberi del bosco cantavano con le loro foglie. Uno dei maggiori esperti italiani di potatura dell’ulivo, il professor Giorgio Pannelli, afferma che la potatura degli alberi deve essere, come da tradizione, completata per il 1° maggio.
Oggi si usa maggiormente la formazione originaria del fabrianese dove gli strumenti fondamentali di accompagnamento sono i violini popolari ed il “violone” (strumento ad arco delle dimensioni di un violoncello con funzione di basso), con l’aggiunta dell’organetto o della fisarmonica e dove il gruppo tra “canterini” e suonatori varia da un minimo di sei ad un massimo di dieci elementi.
La pratica di “portare l’augurio di maggio”, con l’esecuzione di questo canto specifico, va inesorabilmente scomparendo, a causa delle trasformazioni profonde della società ed in modo particolare della polverizzazione della civiltà contadina.
Proprio per evitare od almeno frenare questo rapido declino, si sta chiamando a raccolta, ogni anno, gli autentici portatori della tradizione provenienti da tutte le Marche e dalle regioni limitrofe, per ritrasmettere a rendere viva una delle nostre più autentiche tradizioni.
“Portare l’augurio di maggio”, fa parte della tradizione dei canti di questue in cui un gruppo di “canterini” passavano di casa in casa cantando la notizia del momento legata al calendario agricolo e religioso.
Il 5 e il 6 gennaio si canta la Pasquella portando di casa in casa l’annuncio della venuta del Messia, e richiedendo cibo e vino, e augurando la buona sorte per l’anno venturo. Alla fine di marzo i bambini cantano lo Scacciamarzo, un antichissimo canto rituale di questua infantile: cortei di bambini, percorrono le vie del paese e, bussando di casa in casa, portando ad ognuno il canto augurale dello Scacciamarzo, per ricevere in cambio doni, ma soprattutto “l’ovo pe’ la ciambella”, il tipico dolce marchigiano a base di uova, farina e zucchero.
Nella settimana antecedente la Pasqua, nel Sabato e nella Domenica delle Palme, i canti della “Passione di Cristo” vengono eseguiti dai cantori che li eseguono alternandosi al canto, una strofa per uno. Il canto viene portato casa per casa, come augurio di salute, benessere ed abbondanza, in cambio di cibo e vino destinati al pranzo della Resurrezione che conclude la settimana.
Pagina a cura di Mario Maria Molinari