la Voce Misena
5 giugno 2014
30 ottobre 2014
due passi in collina
CORINALDO
Le stupende mura racchiudono chiese, scorci e tesori d’arte di rara bellezza e suggestione
ITINERARI
Tante le proposte di un centro che ha fatto della qualità della vita un bel biglietto da visita. Porta S. Maria del Mercato, la Piaggia, la Sala del costume e tradizioni popolari, la Contesa del pozzo della polenta, la Chiesa del Suffragio, la Chiesa della Madonna Addolorata, il Municipio, l’ex convento delle Benedettine, la Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi”.
Andiamo a Corinaldo, che adagiata in cima ad un colle, ha un impianto urbano medioevale e rinascimentale. Una cerchia di mura intatta, la circonda per circa un chilometro. L’attuale perimetro risale al 1367 e venne ampliato tra il 1480 ed il 1490.
All’interno delle mura il centro storico ha conservato una omogeneità nei materiali e nell’architettura che danno al visitatore una suggestione tutta particolare.
Dopo essere entrati attraverso Porta S. Maria del Mercato che è un vero e proprio complesso di difesa costituito da due parti realizzate in due epoche successive: passando sotto un arco trecentesco a forma ogivale, ci si trova ai piedi della affascinante gradinata di via Piaggia, che è inserita dal Touring Club fra le 19 scalinate più belle d’Italia.
Una esposizione di abiti si può ammirare nella “Sala del costume e tradizioni popolari” al piano inferiore dell’antica chiesa medievale di San Nicolò, mentre a al piano superiore si trova la Biblioteca. Ora vi si accede dall’abside della vecchia chiesa, poi inglobata nel complesso degli Agostiniani.
All’interno sono conservati i vestiti ducali, cioè i vestiti indossati durante la revocazione storica della “Contesa del pozzo della polenta” che si svolge a Corinaldo la terza domenica di luglio e nei giorni precedenti.
La passeggiata in uno dei borghi più belli d’Italia è l’occasione per vedere anche altre chiese interessanti.
Sulla piazza del Cassero troviamo la Chiesa del Suffragio, fondata dall’omonima confraternita, venne qui eretta per volontà del capitano Pier Agostino Orlandi che donò allo tale scopo parte di una propria casa demolita. I lavori per la sua costruzione terminarono alla fine del 1640, poi questa prima chiesa venne demolita e fu ricostruita nel 1779.
L’elegante facciata è scandita da colonne, capitelli e lesene in cotto e termina con un coronamento a timpano. L’interno ellissoidale, con volta a cupola e con lacunari, conserva “La Madonna col Bambino ei Santi Giuseppe, Francesco, Tommaso Apostolo, Nicola e Andrea Apostolo” di Claudio Ridolfi e un interessante pavimento decorato con motivi geometrici che riprendono il soffitto a cassettoni.
Nella stessa piazza si trova anche Chiesa della Madonna Addolorata e il contiguo ex convento delle suore benedettine che vennero innalzati nella seconda metà del XVI secolo. La primitiva chiesa di forma rettangolare venne demolita intorno al 1730, poi tra il 1740 e il 1755, fu ricostruita l’attuale chiesa. Dedicata nella sua fondazione a Sant’Anna, agli inizi del novecento prese il nome attuale.
Oggi si presenta a pianta centrale, con cupola e lanterna, ornata da un elegante e ricco interno rococò con tre altari e quattro pregevoli porte lignee sormontate da tele raffiguranti santi benedettini.
Nell’altare maggiore sono conservate la statua del Cristo morto e della Madonna Addolorata, che vengono portate in processione per le vie della città la sera del Venerdì Santo.
Nella cantoria lignea sopra la porta d’ingresso è situato il pregevole organo del 1766, opera di Gaetano Antonio Callido, che aveva una figlia tra le suore del convento benedettino.
Uscendo dalla chiesa e prendendo la via a destra si arriva in piazza San Pietro. Qui si innalza il campanile della non più esistente chiesa di San Pietro risalente al XVI secolo. L’antica pieve, poi collegiata venne demolita nel 1870, perché pericolante e al suo posto troneggia un grande cedro dell’Himalaya, oggi alto 43 metri e con la chioma di 45.
All’interno del Palazzo del Comune, al primo piano, nelle sale di rappresentanza e nei corridoi, si conserva la quadreria comunale costituita da ritratti di uomini illustri di Corinaldo. Le opere che vanno dal cinquecento al settecento, sono state donate al Comune dalle famiglie nobili corinaldesi. Vi è anche conservato un ritratto del Beato Papa Pio IX, opera firmata dal pittore corinaldese Domenico Berardi.
Nell’ex convento delle Benedettine, prospiciente la piazza del Cassero, a lato della chiesa dell’Addolorata, si trova la Civica raccolta d’arte “Claudio Ridolfi”. E’ la pinacoteca di Corinaldo, aperta al pubblico nel 1996. In alcune grandi sale sono conservate opere di Ercole Ramazzani, di Giuseppe Bastiani, di Claudio Ridolfi, di Domenico Peruzzini, di Giuseppe Marchesi e di altri artisti dei secoli XVII e XVIII.
La raccolta artistica comunale si è costituita per gran parte in seguito alla soppressione degli ordini religiosi e al successivo incameramento dei loro beni. La raccolta artistica corinaldese, proprio per la sua origine, assume la connotazione di Museo di Arte Sacra e comprende non solo numerosi dipinti di esclusivo soggetto religioso, ma anche preziose suppellettili di culto attinenti alle cosiddette arti minori.
In particolare vanno ricordati diciotto splendidi reliquiari a busto in legno scolpito e dipinto, opera raffinatissima di intagliatori siciliani dei primi anni del Seicento. Assieme ad essi è una bella croce processionale in argento sbalzato, datata 1615, e proveniente dall’ex complesso agostiniano. A questi si sono aggiunte le pale d’altare recuperate dalle chiese demolite nel corso dell’Ottocento: Santa Maria di Piazza, San Rocco, San Pietro Apostolo. Vi si trovano anche le tele in deposito da altre chiese corinaldesi: dall’Addolorata e dalla chiesa dedicata ai Santi Lorenzo e Ippolito presso la Villa Cesarini.
All’interno della Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridofi” è ospitata anche la Collezione “Nori de’ Nobili”, che perciò è compresa nel biglietto d’ingresso e visitabile negli stessi orari.
Per volontà testamentaria della sorella Bice, il comune di Corinaldo ed il comune di Ripe, che oggi è diventato Trecastelli, sono diventati proprietari di tutta la produzione, circa milleduecento opere, dell’artista Nori de’ Nobili.
Eleonora de’ Nobili, in arte Nori nacque a Pesaro il 16 dicembre 1902 e trascorse la sua giovinezza tra la casa di Pesaro e la Villa delle Cento Finestre a Brugnetto di Trecastelli. La forte passione per l’arte figurativa la seguirà fino alla morte avvenuta in una clinica psichiatrica di Modena il 2 Giugno 1968. Nella sua vita entrerà in contatto con tutte le correnti artistiche del periodo, fornendo una produzione artistica di altissimo livello.
pagina a cura di Mario Maria Molinari