la Voce Misena
27 marzo 2014
due passi in collina
ITINERARI
La stupenda parrocchiale è il cuore del centro abitato. Fin dai tempi dei cistercensi
Ci sono molti modi di viaggiare, si viaggia per un pellegrinaggio, per turismo, per studio, per lavoro o per diffondere i propri ideali. Abbiamo deciso di andare a Chiaravalle dove troviamo questi modi di andare per il mondo tutti insieme.
Non si può parlare della cittadina sempre in bilico fra Jesi ed Ancona, senza parlare della sua abbazia. L’Abbazia di Chiaravalle, conosciuta anche come Santa Maria in Castagnola, risente di influssi gotici ed è “figlia” dell’abbazia di Santa Maria di Lucedio, in provincia di Vercelli fondata ad opera di alcuni monaci cistercensi provenienti dal monastero di La Ferté a Chalon-sur-Saône, in Borgogna.
La nostra Abbazia di Chiaravalle, da non confondere con l’Abbazia di Chiaravalle Milanese, venne fondata nel 1147 dai monaci cistercensi ed è sempre stata il centro geografico economico e culturale per la cittadina, praticamente nata attorno e grazie a all’abbazia, che dal 1985 non è più abitata dai monaci e svolge la funzione di parrocchiale nella Diocesi di Senigallia, svolgendo la funzione di chiesa da quasi mille anni.
Nel 1759 l’abate commendatario Corsini autorizzò la coltivazione del tabacco nei campi attorno e venne fondata la Manifattura Tabacchi. La scelta risanò l’economia dell’abbazia e contribuì notevolmente all’economia di Chiaravalle, che Corsini organizzò anche dal punto di vista urbanistico.
L’abbazia si trova proprio al centro della città. Appare da lontano su un ampio piazzale alberato. La chiesa, come tutto il corpo di fabbrica dell’abbazia, è completamente realizzata in laterizio, proveniente dall’argilla locale.
Ispirata agli ideali monastici, l’architettura della Chiesa riflette la semplicità e la sobrietà proprie dell’Ordine Benedettino. I muri privi di pitture e decorazioni e i colori chiari sono resi più vivi dalla luce che penetra dal rosone.
Nella Chiesa stile romanico e gotico si incontrano, dando vita ad un edificio su tre navate, delle quali la centrale ha campata più alta e slanciata, preceduto all’esterno da un portico risalente probabilmente al XVII secolo.
La facciata larga, appare bassa perché il timpano che originariamente svettava nel cielo con un andamento “gotico” è stato successivamente abbassato, probabilmente per ragioni statiche.
Attualmente la facciata è divisa in tre ordini principali: il primo presenta un porticato con pilastri coperto da un tetto a spiovente. Il secondo ordine è occupato dal grande rosone circolare, reminiscenza dell’architettura gotica. L’ultimo ordine e costituito dal timpano triangolare con bifora al centro. Un cornicione decorato ad archetti in cotto separa il secondo e il terzo ordine interrompendosi in coincidenza con la bifora.
Sul lato destro della chiesa è posto il chiostro dell’abbazia, il colonnato consiste in una serie di arcate a tutto sesto. Era un luogo importantissimo del monastero. Secondo le regole dell’Ordine, lo studio profano non veniva considerato, intendendosi sufficienti per il monaco le cognizioni indispensabili per il sacerdozio e per la vita ascetica, con l’obbligo del lavoro manuale, di povertà, di rinunzia a ogni attività che non fosse quella del chiostro.
Dal punto di vista architettonico oggi il turista dal chiostro può vedere il lato destro della chiesa, ritmato come quello sinistro da contrafforti e finestre che donano luce all’interno.
Internamente la chiesa ha una pianta a croce latina a tre navate, una centrale più larga e alta e due laterali minori diverse fra loro. Le due navate laterali come quella centrale sono tutte coperte da volte a crociera.
Nella navata centrale, si ha una serie di pilastri a fascio dai quali si dipartono gli archi a sesto acuto che ritmano il colonnato divisorio con le navate laterali.
“La stessa navata centrale è divisa in due: la parte verso l’altare, segnalata dagli archi con mattoni alternati ad intonaco bianco, era riservata ai coristi, ovvero ai monaci che facevano parte del monastero a tutti gli effetti.
La parte della navata posteriore, contraddistinta da archi di colore uniforme più scuro, era riservata ai conversi”, ci spiega don Giancarlo Giuliani, che ha scritto una bellissima guida dell’abbazia, dedicata ai cittadini di Chiaravalle nel momento di lasciare l’incarico di parroco, nel 2010.
“Le pareti sono intonacate di bianco, una parte dei pilasti sono dipinti in passato di rosso mattone per proteggerli, rendendo comunque l’aspetto originario. In altri pilastri è visibile la sagramatura, ovvero una “stuccatura” effettuata con pasta di mattoni che rende più omogenea la superficie”.
La Chiesa è ricca di opere pittoriche: degne di nota come la tela che raffigura il Battesimo di Gesù, dipinto da Palma il Giovane (Jacopo Negretti 1548 –1628) negli ultimi anni del 1500 su commissione probabilmente del cardinale Altemps, adorna la Cappella del Battistero, alla sinistra dell’ingresso principale.
Risale alla fine del XVI secolo l’altare, posto lungo la navata sinistra, dedicato a S. Antonio Abate, sul quale domina il quadro che ritrae S. Lucia, S. Antonio Abate e S. Antonio da Padova.
Don Giancarlo conosce l’abbazia a menadito e per motivi di spazio possiamo riportare solo alcune delle sue spiegazioni, per il resto rimandiamo alla lettura della sua attenta, completa e dettagliata guida.
Nei transetti si trovano due imponenti cappelle, entrambe di fattura successiva alla fondazione, dal momento che Bernardo volle escluse dalle sue chiese pittura e scultura.
Suggestivo nel transetto di destra l’altare del Sacro Cuore, eretto nel 1732 e impreziosito da un affresco sulla volta raffigurante l’Assunta.
Da segnalare nel transetto sinistro la cappella dedicata a San Bernardo, in stile barocco. L’altare è decorato da splendidi e preziosi marmi policromi al cui centro una tela raffigura la visione della “Lattazione”, di Alessandro Ricci (1749-1829), in cui la Vergine Maria schizza sulla bocca di San Bernardo, a lei così devoto, un rivolo di latte dal suo seno, in ringraziamento delle lodi ricevute.
Sulla destra è collocato uno splendido organo a canne costruito dal notissimo Callido nel ‘700. Tra l’altare di San Bernardo e l’organo è collocata la Deposizione di Gesù.
Da qui, rivolgendo lo sguardo all’altare maggiore, si può accedere attraveso una porta alla Cappella di S. Maria in Castagnola, che custodisce l’omonima statua in pietra smaltata del XIV secolo. Le originali corone regali in pietra sono ora sostituite da preziose corone dorate, dono devoto delle “sigaraie” della locale manifattura tabacchi.
pagina a cura di Mario Maria Molinari
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