la Voce Misena
22 maggio 2014
4 settembre 2014
28 luglio 2016
Due passi in collina
La cipolla da custodire. Una tradizione gastronomica originale è lo spunto per scoprire un luogo di grande fascino
ITINERARI
Palazzi rinascimentali, una bella area archeologica romana e la Festa della cipolla.
La Voce Misena propone una gita a Castelleone di Suasa, con il suo borgo di origine medioevale, con alte e forti mura comprendenti la Rocca, il Castello, la Chiesa parrocchiale e il rinascimentale Palazzo della Rovere e il Parco Archeologico di Suasa.
Castelleone è famoso anche per la sua cipolla che in passato è stata uno degli alimenti più importanti nell’economia locale. Da qualche anno la Festa della Cipolla di Suasa è un appuntamento di grande richiamo che si svolge il primo fine settimana di settembre e che prevede spettacoli itineranti e stands gastronomici con curiose e succulente ricette a base di cipolla.
La cipolla di Castelleone Suasa, denominata anche oro rosa suasano, è famosa per il suo sapore dolce e per il gusto deciso, che si potrà assaggiare in tutte le salse:cipolline glassate, medaglioni di cipolla panati, zuppa di cipolle rosse e confettura dolce a base del saporito bulbo.
Castelleone si sviluppa attorno al tipico centro murato, su un colle lungo la riva destra del Cesano. All’interno delle mura castellane troviamo una fitta rete di vicoli, strade e piazze.
Caratteristico è Corso Marconi, con il suo lungo portico che unisce il centro storico alla parte più nuova del paese. Sullo sfondo si nota la chiesa di San Francesco di Paola, altrimenti detta del Santissimo Crocefisso, adiacente all’ex convento dei Frati Minimi, ora restaurato, che ospita il Municipio.
La Chiesa è a navata unica ed ospita due dipinti interessanti: la Madonna di Loreto e Santi, opera di Ascanio Casola di Fossombrone Ascanio Casola (1674), allora diciannovenne, e una la Madonna con il Bambino e Santi Domenico e Caterina di pittore ignoto degli inizi del XVIII secolo.
Molto bella è l’antichissima Chiesa parrocchiale del XVI sec., intitolata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, in cui è custodito il tempietto di San Pietro Martire. Ad aprile vi si svolge la Festa del Perdono, l’evento religioso locale più importante dell’anno, seguita dalla Fiera il lunedì successivo.
La chiesa conserva un olio su tela rappresentante l’Annunciazione di scuola baroccesca forse attribuibile ad Antonio Viviani (XVI secolo) e una Madonna con Bambino, San Pietro martire e San Sebastiano.
La chiesa ha tre navate, l’abside del transetto è stata affrescata con il motivo di Cristo Re, dal pittore Tarcisio Bedini di Ostra nel secondo dopoguerra.
È stata completamente ricostruita nell’originario stile romanico in seguito ai gravi danneggiamenti conseguenti ad un bombardamento del 1944. Dopo il terremoto del 1997 è stata ulteriormente restaurata e i tre ingressi alle rispettive navate sono stati dotati con tre portoni in bronzo raffiguranti i santi titolari della parrocchia.
In piazza Vittorio Emanuele II si trova la ex chiesa di Sant’Antonio Abate, ora sormontata dalla nuova Torre Civica ricostruita in stile neo-medievale con merlatura di coronamento nella seconda metà degli anni 1940 al posto della vecchia abbattuta nel dopoguerra, che sorgeva dirimpetto alla parrocchiale. Di proprietà comunale, è attualmente sede di un circolo giovanile.
Nel centro del castello murato è di notevole interesse il Palazzo della Rovere in stile rinascimentale, con portale del Cinquecento, dove sono conservate testimonianze archeologiche del Museo Archeologico “Alvaro Casagrande” ed un artistico pozzo nel cortile interno.
In questo palazzo è vissuta l’ultima duchessa d’Urbino, Livia Della Rovere, che vi morì nel 1641. Il museo, inaugurato nel giugno 2000, è stato allestito per accogliere gli oggetti di maggior rilevanza ritrovati negli scavi del Parco Archeologico dell’antica Città Romana di Suasa: preziose statue, epigrafi e i materiali provenienti dalle ultime campagne di scavo. Accanto agli oggetti di vita quotidiana accuratamente restaurati, pezzi forti del percorso espositivo sono una testa dell’imperatore Augusto in marmo greco e gli affreschi della domus dei Coiedii.
Le pitture di Suasa, ricche di motivi figurativi e rappresentazioni architettoniche, costituiscono uno dei rarissimi esempi superstiti di decorazione pittorica romana eseguita dopo Pompei.
L’antica Città romana di Suasa sorgeva nella media valle del fiume Cesano, su di un terrazzo alluvionale oggi intensamente coltivato e denominato Pian Volpello, posto sulla destra del fiume. Vicino scorreva un’antica via di collegamento fra la costa adriatica ed i valichi appenninici.
Suasa ebbe origine quando i romani conquistarono il territorio precedentemente occupato dalla popolazione dei Galli Senoni, nel corso del III secolo a.C.. Con ogni probabilità Suasa, come la vicina Ostra, nacque in seguito alla “Lex Flaminia de agro Gallico et piceno varitim dividundo” del 232 a.C., che portò ad una massiccia presenza di coloni romani in questo settore della penisola e alla conseguente necessità di una riorganizzazione nell’assetto del territorio.
Vennero così costituiti nuovi centri, non necessariamente urbani, che fungessero da punti di riferimento sociale, politico ed amministrativo. Le colonie già esistenti furono perciò affiancate da nuove deduzioni e, soprattutto, venne creata una fitta rete di prefetture, molte delle quali destinate a divenire municipi nel corso del I secolo a.C., all’indomani della guerra sociale.
E’ dunque possibile che anche Suasa ed Ostra siano sorte come praefecturae in appoggio alla colonia marittima di Sena Gallica ed abbiano successivamente raggiunto dignità amministrativa.
Nel I secolo a.C. la città conobbe un notevole sviluppo. A questo periodo appartiene la parte più antica della grande dimora della famiglia senatoria dei Coiedii che, nel II secolo d.C., al tempo degli imperatori Traiano e Adriano, raggiunge il suo massimo splendore.
Dalla seconda metà del III sec. d.C. si intravedono alcuni segnali di un lento e progressivo decadimento della città. Nei secoli successivi l’abitato cominciò ad essere lentamente abbandonato, ma la totale mancanza di livelli di distruzione violenta esclude l’ipotesi fatta propria dalla tradizione storiografica che ne vuole la distruzione da parte dei Goti di Alarico nel 409, un anno prima del sacco di Roma.
Suasa continua a sopravvivere almeno sino al V-VI sec. d.C. e la sua lenta fine è da inserire in quel generale fenomeno di abbandono dei centri di fondovalle, privi di difese e di interesse strategico, a favore dei nuovi centri arroccati sulle alture circostanti. In particolare, l’abbandono della città è da mettere in relazione alla instabilità politico-militare venutasi a creare con la guerra greco-gotica (535-553 d.C.), trovandosi, inoltre, su un itinerario alternativo alla via Flaminia (facilmente controllabile all’altezza della galleria del Furlo) e quindi battuto ora da uno e ora dall’altro esercito.
Suasa divenne dunque una città abbandonata e i resti dei suoi edifici divennero temporanei rifugi per i viandanti (soprattutto quelli sul fronte stradale) o utilizzati come cave di prestito per la costruzione dei nuovi abitati sorti sulle alture, che hanno in qualche caso conservato la denominazione di Suasa (Castelleone e S. Andrea).
L’abbandono e la progressiva opera di spoliazione decretarono il seppellimento e la cancellazione della città; il terrazzo fluviale su cui essa sorgeva divenne un’area a vocazione agricola soggetta all’Abbazia di S. Lorenzo in Campo, insediamento monastico che sorse sulla riva sinistra del Cesano, su un alto punto che dominava il fondovalle, ubicazione che ci indica chiaramente che l’intero fondovalle era oramai spopolato e male assistito dal tracciato stradale.
La Domus dei Coiedii è una villa romana con un’estensione di oltre 3.000 metri quadrati, compresi un grande giardino con fontane e portici. Durante gli scavi ha restituito circa venti pavimenti a mosaico e parti delle pitture che ornavano le pareti.
Non lontano dalla casa dei Coedii, venne costruito, l’anfiteatro della città, uno dei più grandi delle Marche.
L’intensa attività di ricerca che nel Parco Archeologico di Suasa si sussegue ininterrottamente da diversi decenni ha permesso di portare in luce e rendere visitabile diversi monumenti dell’antica città
La Zona Archeologica Città Romana di Suasa del Parco ha attualmente due aree di parcheggio, una a fianco alla domus dei Coiedii e una di fronte alla casa colonica detta il “Tappatino”.
Il percorso di visita ha inizio nell’area musealizzata della domus dei Coiedii, dove si trovano sia la biglietteria che i servizi igienici. Nella visita sarete accompagnati da personale qualificato che vi illustrerà la storia, le vicissitudini e i decori dell’abitazione. Inoltre, per l’utenza straniera, sono state predisposte delle audio guide in inglese, francese e tedesco.
La visita prosegue nel Foro della città, dove è stato allestito un percorso provvisorio corredato da pannelli esplicativi che vi illustrano, con l’aiuto del personale, le caratteristiche e le vicende del monumento. La visita si conclude all’anfiteatro.
E’ bene informarsi prima della visita se sia stata aperta al pubblico anche la cosiddetta domus repubblicana, un’abitazione privata di II sec. a.C. posta a fianco di quella dei Coiedii.
Il 27 Giugno 2016, si è svolta l’annuale campagna di scavo nel Parco Archeologico Regionale della Città Romana di Suasa, nel Comune di Castelleone di Suasa, Loc. Pian Volpello. L’azione congiunta del Dipartimento di Storia Civiltà e Culture dell’Università di Bologna, della Soprintendenza Archeologia delle Marche, del Comune di Castelleone di Suasa e del Consorzio Città Romana di Suasa, consentirà di proseguire le ricerche nella cosidetta Necropoli Orientale dell’antica città, che già nelle trascorse campagne esplorative ha restituito interessanti sepolture sia ad inumazione che ad incinerazione ricche di interessanti corredi.
E’ possibile approfondire la conoscenza della città di Suasa con la visita del Museo Archeologico “Alvaro Casagrande” della Città di Suasa, a Castelleone di Suasa, dove vengono custoditi reperti di notevole pregio provenienti dagli scavi dell’antica città, e con la visita del Museo Archeologico del Territorio di Suasa a S. Lorenzo in Campo, che illustra l’evoluzione del popolamento umano nella valle del Cesano.
pagina a cura di Mario Maria Molinari