la Voce Misena
13 marzo 2014
20 marzo 2014
due passi in collina
Nel nome di Santa Barbara
ITINERARI
‘Porta romana’ è il biglietto di ingresso: da qui inizia il giro nella storia e piccoli tesori d’arte in un paesaggio collinare di rara bellezza
La Voce Misena propone due passi in collina andando a visitare Barbara, posta fra le colline marchigiane a sinistra del fiume Misa.
Barbara è ancora oggi circondata da una muraglia con scarpa, munita di quattro belle torri d’angolo, che sembrano prese dal gioco degli scacchi, e culminante in un mastio chiamato il Torrione.
Nelle campagne di Barbara si trovano le sorgenti del torrente Nevola che è il principale affluente del Misa e nasce fra Castelleone di Suasa e Barbara dall’unione di due torrenti: il torrente Fenella, che nasce presso San Giovanni e il torrente Acquaviva, che nasce a Fornace. E’ lungo 19 chilometri e nel suo tragitto attraversa i territori dei comuni di Ostra Vetere, Corinaldo e Ripe, oggi Trecastelli, e confluisce nel Misa in località Brugnetto a 10 km dalla foce.
Si può entrare nel castello da un bell’ingresso: l’Arco di Santa Barbara a Nord del Paese. Da fuori si può ammirare un imponente bastione innalzato a sua difesa e il campanile municipale, con la campana duecentesca, che serve per le convocazioni delle assemblee cittadine.
Sotto la volta dell’arco si trova la chiesa di Santa Barbara ricostruita nel 1694, in stile barocco, su iniziativa del cardinal Carlo Barberini sulle fondamenta della vecchia sede, che era un piccolo luogo di culto ricavato in una casa privata dallo stesso proprietario, come segno di gratitudine dello scampato pericolo nell’assedio malatestiano del 1461.
La Chiesa custodisce l’immagine della miracolosa “Madonna dell’Olivo”,
una Santa Barbara di Sebastiano Conca e
Madonna Con Bambino, l’Arcangelo Michele e Santi Nicola da Tolentino, Giuseppe e Carlo Borromeo, di Claudio Ridolfi.
Vi è anche un organo costruito nel 1735 da Domenico Gasparrini da Montecarotto, non ancora restaurato.
Uscendo dalla chiesa di fronte al portone d’entrata, si trova una cinquecentesca lapide dei pesi e delle misure, considerata la più antica fra le consimili del Senigalliese.
Proprio inglobato nelle mura occidentali si trova il pozzo medievale con soffitto a cupola realizzato probabilmente per contenere derrate alimentari come orzo, avena, grano o legumi. In breve tempo però cessò la sua funzione originaria per divenire luogo di discarica di rifiuti domestici.
Durante la campagna di scavo effettuata nell’agosto 2005 vi sono stati rinvenuti diversi materiali di interesse storico. Sono emersi frammenti ceramici di boccali e ciotole in maiolica decorata, ascrivibili in gran parte al XVI secolo, di diverse tipologie e fattezze. I reperti sono visibili presso l’Ufficio turistico.
Al lato opposto delle mura, verso est, si trova la Scala del Portone: era l’unico accesso al borgo sei-settecentesco, sopraelevato, porticato ed oggi culminante su un bel balcone panoramico.
L’edificio soprastante mantiene ancora l’impianto architettonico della cinquecentesca locanda costruita sopra l’arco per ospitare viandanti e forestieri, che certamente mesceva il rinomato vino locale.
Uscendo dal castello passando per l’Arco di Santa Barbara, vale la pena di soffermarsi ad ammirare le decorazioni del frontale, completato per metà, ed il bugnato del portale di Palazzo dei conti Mattei, tardo-rinascimentale.
E’ caratterizzato da un suggestivo ed ampio ambiente sotterraneo con volta in muratura, ricavato sul finire del ‘500 dalla colmatura del fossato sottostante al ponte levatoio. Vi abitò anche Mario Mattei, che fu vicario imperiale a Trieste nella seconda metà del ‘700.
Discendendo la via declinante si arriva, all’esterno del castello, alla monumentale chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1768 in stile neoclassico dall’architetto anconetano Francesco Ciarafoni.
All’interno si trova l’artistico crocifisso “miracoloso” seicentesco e una vera e propria galleria d’arte, in gran parte dovuta ai proventi abbaziali ed alla conseguente generosità dei commissionamenti dei cardinali-abati.
All’interno della chiesa si trovano capolavori come la “Madonna e Santi” di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, dipinto posteriormente ampliato, avvicinabile per valore alle opere che l’artista dedicò alla Basilica di Loreto, nonché la drammatica rappresentazione barocca del “Cristo alla Colonna” dell’istriano Francesco Trevisani.
Entrando a destra si trova un’ottima copia della “Natività” del Correggio già attribuita al Domenichino, proseguendo si ha il seicentesco “S. Sebastiano” del pittore classicheggiante, Paolo Gismondi da Perugia, le cui dimensioni furono ampliate nel ‘700 quando il quadro aveva già subito un offuscamento cromatico, come evidenziato dal recente restauro.
L’Assunzione che si trova nell’abside fu commissionata appositamente al pittore Giovanni Pirri e si inserisce armonicamente nella cultura del tempo (da sito del Comune di barbara, testi di Ettore Baldetti).
Nella chiesa si trova anche uno splendido organo costruito da Sebastiano Vici nel 1792 e restaurato dalla Fratelli Ruffatti nel 2002.
Nei locali adiacenti la chiesa vi è il Museo Parrocchiale di Arte Sacra della Chiesa di Santa Maria Assunta, inaugurato nel maggio 2001. Oltre a arredi liturgici e opere provenienti dal territorio della parrocchia, vi si trova la statua in legno di Santa Barbara della seconda metà del XV secolo, che è stata esposta nell’estate 2013 alla Rocca Roveresca di Senigallia, nella mostra “Sotto un’altra luce”.
Assolutamente da non tralasciare la visita al Battistero, a pianta ottagonale, fatto costruire nel 1791 dal cardinale Gian Francesco Albani e restaurato nel 1998.
Il Fonte battesimale è finemente decorato in legno intagliato, dipinto e dorato, con soggetti biblici ad opera di Francesco Saverio Moschetti di Monte Giorgio. Nel lato anteriore si vede San Giovanni Battista nell’atto di battezzare Gesù Cristo.
Sempre fuori le Mura del bel borgo, in via Fratelli Kennedy, si trova l’edicola chiamata della “Madonna del Bastardo”. Qui nel tardo Seicento fu estratta l’immagine della “Madonna dell’Ulivo”, oggi conservata nella chiesa di S. Barbara.
Tornando verso il castello, cogliamo l’occasione per attraversare il parco comunale e godere lo scorcio del mastio osservato dal basso. Ci prendiamo il lusso di passeggiare intorno alle mura fino dalla elegante Porta Romana, che è una delle immagini più belle e note di Barbara. Si può entrare da qui e visitare subito il Palazzo Abbaziale, attuale sede del Municipio, costruito nel 1716 per ospitare il cardinale Annibale Albani, abate di Sitria e nipote di Gianfrancesco Albani futuro Papa Clemente XI.
Il palazzo conserva ancor oggi nel piano nobile le sale scandite da architravi, con inscritto il nome del prelato e porte originali dalle eleganti serrature in ferro battuto e lo stemma degli Albani, dipinto in cotto all’entrata della sala d’attesa.
pagina a cura di Mario Maria Molinari