LE FOTO AEREE
Diambra racconta i voli con Leopoldi. Successo al vernissage della mostra a Senigallia
‘Chi vale vola’, potrebbe essere il sottotitolo della mostra ‘Mario Giacomelli e Edmo Leopoldi: ‘storie celate di fotografia aerea’, inaugurata venerdì scorso nel nuovo Spazio Piktart di Senigallia, in via Mamiani.
Simona Guerra, curatrice dell’esposizione, Laura ed Amleto Leopoldi hanno accolto personalmente i tanti appassionati di fotografia interventi a questo imperdibile appuntamento.
PROVINI DI FOTO
Le opere esposte sono prevalentemente provini di foto aeree che testimoniano la storia del coinvolgimento attivo di Leopoldi alla produzione di una serie specifica di opere del maestro Giacomelli: i paesaggi aerei.
Dalle ricerche è infatti emerso che Leopoldi, ottimo fotografo e appassionato di volo, sia stato l’esecutore delle fotografie aeree di Mario Giacomelli.
In bella vista è esibito un biglietto autografo di Giacomelli che recita: «Edmo, se non andiamo oggi per i paesaggi ho l’impressione che non ci andiamo più. Dobbiamo farli ad ogni costo – almeno 30 rullini».
‘La storie celata di fotografia aerea’ a cui allude il titolo è rappresentata dal fatto che Mario Giacomelli, restio al volo avrebbe incaricato Edmo Leopoldi di essere il suo operatore, Laura Leopoldi riferisce che il padre le raccontava: «Mario mi diceva mi fido di te, tu vai e portami quello che vedi di interessante».
IMMAGINI SOVRAPPONIBILI
A conferma di questo racconto la mostra esibisce anche fotografie sviluppate separatamente da Edmo Leopoldi e da Mario Giacomelli che risultano oltre ogni dubbio sovrapponibili.
Se per queste foto Mario Giacomelli volava in camera oscura, «sul Piper decollato da Falconara eravamo io ed Edmo – racconta Alberto Diambra, allora pilota militare di stanza a Falconara. Edmo non aveva paura di volare, anzi avevo paura io per lui.
Contravvenivamo a tante misure di sicurezza. Innanzitutto toglievamo lo sportello al Piper. Qualche volta Leopoldi si slacciava la cintura di sicurezza e si sporgeva fuori e io avevo veramente paura per lui.
Fotografare una campagna di piatto con un aereo non è affatto una impresa semplice. Edmo mi diceva ‘fai una virata piatta’ e io gli dicevo non esiste la virata piatta e facevo una scivolata d’ala.
Altre volte voleva riprendere le colline frontalmente ed io che non stavo guidando un elicottero dovevo fare prima una picchiata alla base del pendio e poi una cabrata lungo la collina fino alla sommità».
Il risultato sono provini di foto di enormi campi arati, case e vigne lavorate: vedute aeree della campagna marchigiana. Molti di questi con una croce fatta a pennarello: era il modo per dire «questa sì questa no».
Altri provini riportano prove di inquadratura oppure contengono appunti. «La rilevanza di questa ricerca – afferma la curatrice Simona Guerra – sta nel fatto che ci permette di arricchire gli elementi conoscitivi dell’iter progettuale che ha portato Giacomelli a raggiungere – nella pratica – i suoi obiettivi compositivi anche grazie al contributo di Edmo.
Certamente si tratta di un rapporto costruito su una grande fiducia che Giacomelli nutriva nei confronti di Leopoldi, oltre che di amicizia e complicità».