L’antisemitismo è un fenomeno nato e sviluppato soprattutto in Europa antica e moderna, mentre l’antisionismo è una atteggiamento sostenuto principalmente in Medio Orientale e riguarda la struttura politica, ideologica, costituzionale e socioeconomica dello Stato di Israele.

L’antisemitismo è discriminazione, pregiudizio, ostilità o violenza contro gli ebrei in quanto ebrei.

Perchè è essenziale tracciare una linea netta di confine tra l’antisionismo e l’antisemitismo?

“L’antisionismo non ha infatti, da un punto di vista teorico, nulla a che vedere con l’antisemitismo, e ha rappresentato originariamente l’opposizione al progetto sionista di costituzione di uno Stato ebraico in Palestina.

Esso aveva origine nel mondo arabo, ed era legato direttamente a un conflitto di natura politica, quello tra i Paesi arabi e il nuovo Stato di Israele, fondato nel 1948. In Europa, esso cominciò a diffondersi soltanto nel 1967, dopo la guerra dei Sei giorni.

Essenzialmente politica fu, per esempio., la durissima opposizione al sionismo condotta dal governo ottomano, anche se non mancarono voci inclini a far propri gli stereotipi dell’antisemitismo europeo.

Ma negli anni Trenta e Quaranta, mentre si intensificava l’emigrazione ebraica in Palestina e si accentuava lo scontro tra arabi ed ebrei, ampia fu la diffusione della propaganda antisemita nazista sui movimenti nazionalisti arabi.

Vicinissimo a Hitler fu, com’è noto, Amin al Hussein, Gran Muftì di Gerusalemme, convinto antisionista e ancor più convinto antisemita.

Questa mescolanza divenne esplosiva dopo la fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, e il nascere del conflitto israelo-palestinese, dando vita a una forma di violento antisemitismo. Un processo che il fondamentalismo islamico e il terrorismo internazionale hanno ulteriormente potenziato.” (Anna Foa)

“L’Olocausto è stato solo uno dei tanti drammatici eventi che hanno colpito il popolo ebraico durante la sua lunga storia. Quali sono, dunque, le origini e i motivi dell’antisemitismo? Questo fenomeno, considerato la forma d’odio più antica della Storia, è la manifestazione di un’ostilità costante e duratura basata sulla persistenza di alcuni stereotipi e su accuse false e irrazionali che hanno attraversato i secoli innescando drammatiche persecuzioni.

Alcuni studiosi hanno individuato un sentimento anti-ebraico tra gli antichi Greci e Romani, a causa della loro fede monoteista. Episodi di odio sono in effetti citati nelle fonti classiche da Cicerone, da Tacito e da Giovenale.

I Romani accusavano gli ebrei di essere barbari perché non partecipavano ai culti pagani delle altre popolazioni, e non si riconoscevano nelle divinità dei luoghi in cui vivevano. In seguito è arrivata l’accusa di “deicidio”. In epoca moderna è stata infine teorizzata l’esistenza di un “complotto ebraico” per conquistare il dominio del mondo attraverso il controllo del sistema finanziario internazionale.

Una svolta decisiva avvenne dopo l’Editto di Tessalonica del 380 d.C.: l’imperatore Teodosio I rese il cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero romano, mettendo fuori legge gli altri culti. Gli ebrei vennero progressivamente privati dei diritti di cui avevano goduto sotto gli imperatori pagani e iniziarono a essere perseguitati.

Al tempo stesso si impose quella che sarà per lungo tempo la politica della Chiesa nei confronti degli ebrei, ovvero da un lato la repressione, dall’altro la tolleranza e la persistenza all’interno della società cristiana», spiega Marina Caffiero. «Gli ebrei dovevano essere i testimoni della verità del cristianesimo e su questa ambivalenza si rifletterà in seguito anche la nascita del ghetto».

Ma i primi grandi massacri si verificarono nell’Europa Centrale nel 1096, ai tempi della Prima crociata: le comunità ebraiche insediate lungo il Reno e il Danubio furono quasi del tutto cancellate dai cavalieri cristiani in marcia verso la Terrasanta.

Alla metà del XIII secolo il sospetto dell’omicidio rituale di bambini cristiani si trasformò nella cosiddetta “accusa del sangue”, ovvero il presunto utilizzo del sangue dei bimbi per i riti della Settimana santa. Un’accusa che nel 1475 sfociò nel drammatico caso di Simonino, un bimbo trovato morto a Trento, per il quale quindici ebrei furono accusati di omicidio e costretti a confessare sotto tortura, prima di essere uccisi.

La Chiesa condannava l’usura e vietava ai cristiani di prestare denaro (lo “sterco del diavolo”) su pegno, questa attività diventò prerogativa degli ebrei e presto si diffuse il luogo comune del giudeo usuraio.

Nel XIV secolo si sparse la voce che avessero causato loro la diffusione della Peste nera, avvelenando i pozzi. Papa Clemente VI cercò di proteggerli ma non riuscì ad arginare la violenza che travolse centinaia di comunità.

Tra il XIII e il XV secolo gli ebrei vennero invece espulsi in rapida successione dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Germania e dalla Spagna. Con il decreto di Granada del 31 marzo 1492, re Ferdinando II d’Aragona impose a tutti gli ebrei spagnoli di scegliere tra la conversione al cattolicesimo e l’espulsione o la morte.

Decine di migliaia di profughi si diressero verso il Portogallo – da dove sarebbero stati espulsi successivamente –, altrettanti raggiunsero i Paesi Bassi, l’Italia e la Grecia.

Anche Martin Lutero si scagliò contro di loro quando rigettarono il suo appello a convertirsi, trasmettendo quell’odio in eredità al luteranesimo.

Nel XVI secolo, in piena Controriforma, nacquero i primi “ghetti”, i quartieri dove gli ebrei furono costretti a risiedere. Erano circondati da mura, con portoni che venivano chiusi al tramonto e riaperti all’alba.

Il primo, nel 1516, fu quello di Venezia. Quello di Roma fu istituito quattro decenni più tardi dalla bolla Cum nimis absurdum di papa Paolo IV, che impose una serie di dure restrizioni alle comunità ebraiche di tutta Europa.

Le origini dell’antisemitismo moderno risalgono all’Ottocento, il secolo delle persecuzioni antiebraiche in Germania, in Ungheria e soprattutto in Russia. I “pogrom” (dal russo “devastazione”) dell’epoca zarista causarono massacri anche prima che i Protocolli dei Savi Anziani di Sion (un falso messo insieme in Russia) diffondessero l’idea di un complotto ebraico per il dominio sul mondo.

Le attuali origini dell’ostilità antiebraica si delineano a partire dalla seconda metà del XIX secolo intorno a un linguaggio che ha una forte efficacia politica. È proprio allora, alla fine dell’Ottocento, che l’antisemitismo si manifesta infatti come movimento politico.

Il passaggio decisivo, secondo gran parte della storiografia recente, è il cosiddetto “Affaire Dreyfus”, che sconvolse l’opinione pubblica francese negli anni fra il conflitto franco-prussiano e la Grande guerra. Nel 1894 l’ufficiale ebreo francese Alfred Dreyfus fu accusato di spionaggio a favore della Germania, processato in tutta fretta e condannato da una corte marziale militare con prove false e manipolazioni.

Quella vicenda di fine ‘800 è considerata da molti il prodromo della Shoah, perché portò alla superficie quei rigurgiti razzisti e antisemiti di cui tutta l’Europa, e non soltanto la Germania, era inquinata. Di lì a poco l’antisemitismo sarebbe diventato un pilastro dell’ideologia nazista di Hitler, causando una delle più grandi tragedie della storia dell’umanità.”(tratto da “Ebrei da odiare” di Riccardo Michelucci).

In Italia, il 10 novembre 1938 il Consiglio dei ministri approvò le leggi razziali fasciste, annunciate per la prima volta da Benito Mussolini il 18 settembre 1938 a Trieste. Si trattava di una serie di provvedimenti legislativi e amministrativi, in vigore in Italia tra il 1938 e il 1945, volti a penalizzare le persone ebree.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la tragedia per gli ebrei italiani dovette conoscere il suo abisso. I comandi tedeschi, ordinarono, arresti, torture, rastrellamenti e deportazione di ebrei italiani nei campi di sterminio.

L’ANTISIONISMO NON È INTRINSECAMENTE ANTISEMITA

Il 2 novembre 2023, un gruppo di intellettuali ebrei, tra i quali L, Judith Butler e Tony Kushner, denuncia la scorrettezza della risorgente affermazione secondo cui criticare Israele è antisemita e che «l’antisionismo non è intrinsecamente antisemita, e sostenere che lo sia sfrutta la sofferenza ebraica per cancellare l’esperienza palestinese».

L’antisionismo è l’atteggiamento di coloro che si oppongono al sionismo, cioè al movimento politico e ideologico, fondato nel 1897, volto alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina (da Sion, nome della collina di Gerusalemme). Alcuni antisionisti auspicano un unico stato multietnico e multiconfessionale che riunisca in sé il territorio attualmente israeliano oltre ai Territori occupati.

Prima del 1948, l’antisionismo rappresentò l’opposizione ai tentativi volti alla creazione del futuro Stato ebraico. Il sionismo in un certo senso deriva dal concetto di aliyah, cioè il desiderio di tornare alla Terra Promessa. Tale parola ha descritto anche le migrazioni di alcuni ebrei verso Israele fin dai tempi antichi, ma il concetto, di stampo religioso, è più spesso legato al ritorno del messia.

Dopo il 1948, l’antisionismo si basò sulla protesta del mondo arabo e mussulmano medio orientale in difesa della popolazione palestinese che aveva sofferto la “Nakba “ durante i conflitti armati del 1947-48.

Da allora, gli antisionisti si propongono di difendere i diritti della popolazione palestinese, sia dei profughi fuggiti nel 1947-48 e dispersi per il mondo, principalmente in altri paesi arabi, sia di coloro che rimasero e acquisirono successivamente la cittadinanza israeliana, sia infine di quelli che vivono nei territori occupati da Israele dopo il 1967.

L’opposizione politica costituzionale allo stato di Israele in quanto stato degli ebrei, è diretta a trasformare quest’ultimo, con o senza i Territori occupati, in uno stato laico realmente appartenenti a tutti coloro che attualmente vi abitano, siano essi ebrei o non ebrei.

Il sionismo raggiunse l’importante obiettivo della fondazione dello Stato d’Israele nel 1948 e il movimento sionista continuò ad operare con entusiasmo per rinsaldare e proteggere il nuovo Stato. L’immigrazione e l’assimilazione di ebrei provenienti da altri paesi, principalmente profughi della Shoah, rappresentò il mezzo principale adottato dal sionismo per rafforzare lo Stato d’Israele.

A seguito dell’Olocausto tra l’opinione pubblica occidentale iniziò ad essere vista con favore la creazione di uno stato ebraico. La naturale conseguenza fu l’abbandono di quanto previsto nel 1939 dal Libro Bianco britannico (nascita di un unico stato ad etnia mista nel 1949) e l’approvazione della Risoluzione dell’ONU numero 181 che prevedeva la divisione del territorio in due stati.

Per i primi vent’anni successivi prevalse nel mondo – fatta eccezione per i paesi arabi – una visione sostanzialmente favorevole allo Stato di Israele.

L’opposizione politica allo stato di Israele si intensificò dopo la guerra del 1967 e la conquista dei Territori Palestinesi, e si accentuò nel corso della prima guerra del Libano, con il massacro maronita di Sabra e Shatila.

Le valutazioni storiche sulla nascita dello stato ebraico, e sulle azioni del medesimo, cambiarono con la comparsa delle opere dei nuovi storici israeliani cosiddetti post-sionisti. Ilan Pappé, ad esempio, ha sostenuto che durante la cosiddetta Nakba nel 1947-48 le autorità ebraiche agli ordini di David Ben Gurion praticarono una vera e propria pulizia etnica sistematicamente pianificata che portò all’espulsione di circa ottocentomila profughi palestinesi.

L’antisionismo è cresciuto ulteriormente a partire dall’inizio della seconda intifada anche a causa del maggior accesso ai mezzi di comunicazione e grazie all’accesso ai nuovi media.

Sviluppatosi alla fine del 19° sec., in seguito all’inasprirsi dell’antisemitismo in Europa orientale Il sionismo fu teorizzato da Theodor Herzl, un ebreo austriaco. All’inizio si sviluppò in una compagine nazionale eterogenea come si presentava a fine Ottocento l’impero austriaco: cechi, serbi, polacchi galiziani, tedeschi di Boemia avevano i propri rappresentanti nel Parlamento imperiale e potevano appellarsi a una propria nazione e a una propria terra che loro apparteneva, a differenza degli ebrei.

Il movimento sionista avanzò le proprie rivendicazioni nel Congresso di Basilea (1897 in cui furono allora tracciate le linee del futuro programma d’azione, in cui si fondevano tre tendenze:

la prima, pratica, vedeva nella colonizzazione agricola della Palestina il mezzo per restituire agli Ebrei la loro dignità umana e per far valere in futuro effettivi diritti sul territorio, e trovò il suo strumento nel Qeren qayyemeth le Yiśrā’ĕl («Fondo permanente per Israele», noto come Fondo nazionale ebraico), creato nel 1901 allo scopo di acquistare terreni in Palestina;

la seconda tendenza, etico-religiosa, si batteva per un ritorno alla tradizione e la rinascita di uno spirito nazionale e dei valori culturali e religiosi dell’ebraismo;

infine la tendenza politica mirava a ottenere la concessione di una ‘carta’ internazionale che autorizzasse e tutelasse l’immigrazione ebraica in Palestina.

Un decisivo passo in avanti fu compiuto con la dichiarazione Balfour (novembre 1917), con cui il governo britannico si impegnava a facilitare la creazione in Palestina di una sede nazionale per il popolo ebraico, e con la sua successiva incorporazione nello statuto del mandato sulla Palestina affidato alla Gran Bretagna dalla Società delle Nazioni, che costituì il punto di partenza di quella vasta azione politica, economica, colonizzatrice, e poi militare, che portò alla costituzione dello Stato d’Israele.

Sotto il mandato britannico, tra il 1920 e il 1945, immigrarono in zona 367.845 ebrei a seguito della dichiarazione di Balfour, e dopo il Libro Bianco del 1939, la percentuale di popolazione ebraica del paese a passò dall’11% circa del censimento del 1922 (83.790 unità su un totale di 752.048) al 33% circa rilevato dall’UNSCOP nel 1947 (608.000 su un totale di 1.845.000).

Nel 1922, fu costituito un esecutivo sionista in Palestina; il Qeren ha-yesōd («Fondo della base», noto come Fondo per l’edificazione della Palestina), creato nel 1920, iniziò la sua attività; nel 1925 s’inaugurava a Gerusalemme l’università ebraica; dal 1919 al 1929 si conclusero la terza e la quarta aliya («flusso migratorio»), che condussero in Palestina circa 100.000 Ebrei.

Determinante fu la Jewish Agency, che iniziò la sua attività nel 1929 e, favorendo l’afflusso d’ingenti investimenti, soprattutto di capitale americano, contribuì ad avviare l’industrializzazione del paese.

La nuova società assunse progressivamente la fisionomia di un’entità statale in formazione: un’assemblea elettiva e un esecutivo dirigevano la politica dell’Ishuv (cioè la comunità ebraica della Palestina); a tutela del lavoro ebraico era sorta un’organizzazione sindacale, la Histadrut; i problemi della difesa delle comunità erano stati affidati alla Hagānāh, corpo di pionieri-soldati trasformatosi poi nell’esercito d’Israele; sanità, istruzione, servizi pubblici avevano trovato le loro strutture.

La situazione creò un crescendo di tensione tra la popolazione preesistente e i coloni, che sfociò sovente in periodi più o meno prolungati di scontri, tra cui la rivolta araba del triennio 1936-39 (che fu tra le cause dell’emanazione del Libro Bianco) e, a partire dagli anni trenta, ad azioni terroristiche dei gruppi sionisti più estremi, rivolte di volta in volta contro i britannici o la popolazione araba.

Negli anni successivi la situazione drammatica creata dallo sterminio di milioni di Ebrei in Europa rese sempre più forte la spinta verso la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina, mentre il movimento sionista otteneva un crescente sostegno internazionale, in primo luogo dagli USA.

Dopo la decisione britannica (febbraio 1947) di deferire il problema palestinese alle Nazioni Unite e l’insuccesso della soluzione prospettata da queste ultime, la vittoria delle forze sioniste nel conflitto militare con quelle arabe portò infine alla costituzione dello Stato d’Israele (maggio 1948). che autorizzasse e tutelasse l’immigrazione ebraica in Palestina.

Anche in Occidente, tuttavia, vi furono voci critiche nei confronti del sionismo, soprattutto nell’ambito della diaspora negli Stati Uniti d’America perché Israele stava creando una sorta di schizofrenia morale. Gli ebrei della diaspora devono lottare per la loro stessa sicurezza e per la loro stessa esistenza contro principi e pratiche che in Israele si dovrebbero trovare a difendere dal momento che il benessere degli ebrei della diaspora dipende da società laiche, non razziali, pluralistiche.

Il 2 dicembre 1948 ventotto intellettuali ebrei, tra i quali Albert Einstein ed Hannah Arendt, inviarono una lettera alla redazione del New York Times per denunciare i pericoli del sionismo se interpretato in forma di ultranazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale come faceva allora il Partito della Libertà (Tnuat Haherut) guidato dal futuro primo ministro Menachem Begin.

Nel novembre 2023 centinaia di intellettuali ebrei americani hanno affermato che «la critica a Israele non è antisemitismo». La lettera è stata redatta da tre scrittrici ebree statunitensi, Leah Abrams, Tavi Gevinson e Rebecca Zweig, che l’hanno poi condivisa con amiche e amici, tra cui Judith Butler, Naomi Klein, Nan Goldin chiedendo di farla circolare nelle loro reti per incoraggiare le persone ad aderire.

“La confusione tra l’antisemitismo e la critica di Israele o del sionismo ha delle ragioni precise. – spiegano – Per anni, decine di paesi hanno sostenuto la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. La maggior parte degli 11 esempi di antisemitismo in essa contenuti riguarda giudizi sullo Stato di Israele e alcuni di essi limitano di fatto l’ambito delle critiche accettabili.

Inoltre, la Lega Anti-Defamation classifica l’antisionismo come antisemitismo, nonostante i dubbi di molti dei suoi stessi esperti.

Per contrastare queste definizioni generiche, un gruppo di studiosi dell’antisemitismo ha pubblicato, nel 2020, la Dichiarazione di Gerusalemme, che offre linee guida più specifiche per identificare l’antisemitismo e distinguerlo dalla critica e dal dibattito su Israele e sul sionismo.

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