Ente Editoriale per l’Esercito in occasione dell’80° anniversario della battaglia.
La Battaglia finale di El Alamein fu combattuta tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942 durante la campagna in Africa Settentrionale durante la seconda guerra mondiale.
Lo scontro vide fronteggiarsi le forze dell’Asse dell’Armata Corazzata Italo-Tedesca (ACIT) comandate dal Feldmaresciallo Erwin Rommel, e l’8ª Armata britannica del Generale Bernard Law Montgomery.
La battaglia ebbe inizio con l’offensiva generale britannica (nome in codice: Operation Lightfoot) e continuò per alcuni giorni con intensi combattimenti dall’esito alterno e pesanti perdite per entrambe le parti.
L’Armata Corazzata Italo-Tedesca del Feldmaresciallo Rommel fu infine costretta a ripiegare con i pochissimi mezzi rimasti, di fronte alla netta superiorità numerica e materiale britannica.
Interi reparti dell’Asse, soprattutto italiani, furono costretti alla resa perché sprovvisti di veicoli adeguati.
Il ripiegamento venne inoltre ritardato dagli ordini di Hitler che imponevano una resistenza estrema sul posto, nonostante il parere contrario del Feldmaresciallo Rommel.
Nonostante ciò i soldati italiani tennero la posizione e la difesero fino all’ultimo mentre quel che restava delle unità tedesche si ritiravano.
La vittoria britannica in questa battaglia segnò il punto di svolta nella campagna in Africa Settentrionale che si concluse nel maggio 1943 con la resa definitiva delle forze dell’Asse in Tunisia.
Le battaglie di El Alamein, Stalingrado e Midway furono altrettante sconfitte per le potenze dell’Asse e rappresentano dei punti di flesso del secondo conflitto mondiale: da quegli scontri le truppe Alleate assumeranno e manterranno l’iniziativa operativa fino alla vittoria finale nel 1945.
1° GIORNO – 23 OTTOBRE 1942
L’offensiva britannica ad El Alamein scattò puntuale la notte del 23 ottobre 1942.
Alle 20:40, centinaia di cannoni iniziarono il tiro sulla prima linea italo-tedesca dell’intero fronte scatenando l’inferno, il fronte di El Alamein si illuminò per tutta la sua ampiezza, un fuoco martellante, incessante, la terra tremava sotto i colpi che battevano il fronte distruggendo tutto, demolendo le postazioni e gli appostamenti, interrompendo la rete di collegamenti a filo, annullando ogni possibilità di rifornimento e di sgombero dei feriti.
Le artiglierie dell’Asse effettuarono solo un ridotto fuoco di controartiglieria per risparmiare le munizioni che scarseggiavano, vedevano avvicinarsi sempre più la cortina di fuoco prodotta dal nemico mentre gli uomini sulla prima linea attendevano nelle buche l’immancabile avvio dell’assalto della fanteria nemica.
Dopo un quarto d’ora gli uomini delle fanterie britanniche uscivano dalle loro buche ed avanzavano verso il punto in cui i colpi andavano ad infrangersi ed esplodere, e, alle 21:00 circa, arrivavano a contatto con quanto rimaneva dei capisaldi avanzati.
Nel settore nord la 9ª Divisione australiana, gli scozzesi della 51ª, i neozelandesi della 2ª, la 1ª Divisione sudafricana e la 4ª indiana si scontrano con le postazioni avanzate della 164ª Divisione di fanteria tedesca e della 102ª Divisione “Trento”.
Dietro di loro il rombo assordante dei motori di circa 500 carri armati, in attesa che i genieri aprano i varchi.
L’attacco permise una prima penetrazione dei carri della 1ª e 10ª Divisione corazzata all’interno del dispositivo difensivo ma un pronto contrattacco della “Trento“, da parte del III Battaglione del 61° Reggimento “Sicilia”, appoggiato dai cannoni del I e III Gruppo del 46° Reggimento Artiglieria, riuscì a bloccare l’offensiva e la forzatura si fermò a tre chilometri dalla linea difensiva.
A sud invece, dove le artiglierie della “Folgore” risposero immediatamente al fuoco, la fanteria della 44ª Divisione britannica, col supporto dei carri della 7ª Divisione corazzata riuscì a forzare in alcuni punti ma la loro avanzata fu duramente contrastata dall’azione degli avamposti della “Folgore” che resistettero tutta la notte fino ad essere completamente distrutti, così sia i mezzi corazzati sia le truppe attaccanti rimasero bloccati in mezzo ai campi minati.
2° GIORNO – 24 OTTOBRE 1942
Al mattino del 24 ottobre Montgomery non poteva certamente essere soddisfatto sull’andamento dell’attacco ad El Alamein: malgrado qualche piccolo successo il grosso delle sue forze era ancora bloccato davanti ai campi minati antistanti lo schieramento difensivo.
Da parte dell’Asse vennero quindi lanciati una serie di contrattacchi per ristabilire la linea del fronte di El Alamein.
A Sud all’alba il 5° Battaglione Paracadutisti contrattaccava le forze penetrate nella notte, le respingeva e rioccupava le proprie posizioni.
A Nord anche la Divisione corazzata “Littorio” e la 15ª Divisione Panzer contrattaccano le infiltrazioni nemiche insieme alla 164ª Divisione tedesca e alla Divisione fanteria “Trento”.
Alle 15:00 ad El Alamein l’attacco britannico riprendeva a Nord, preceduto dal solito fuoco delle artiglierie, riuscendo a progredire solo limitatamente.
A Sud invece, verso le 18.00, con il supporto di alcuni carri della 21ª Panzer e della Divisione corazzata “Ariete”, la Divisione Paracadutisti “Folgore” ristabilì anche il settore centrale del suo fronte.
Nel settore di Dier El Munassib, un pugno di Paracadutisti agli ordini del Tenente Colonello Marescotti Ruspoli sferrò un secondo contrattacco per ristabilire definitivamente la situazione sul proprio fronte ma l’azione riuscì solo parzialmente ed al prezzo di pesanti perdite, nello scontro perse la vita lo stesso Ruspoli.
In quelle ore cadde anche il Generale Stumme, stroncato da un infarto mentre la sua vettura era finita sotto il fuoco nemico e il Generale von Thoma prese il comando delle forze dell’Asse ad EL ALAMEIN.
Nella notte, verso le 22:30, la 10ª Divisione corazzata britannica riprende l’attacco in corrispondenza del corridoio più a Sud nel settore tenuto dalla Divisione di Fanteria “Trento” e, allo stesso tempo, un nuovo attacco viene sferrato contro la Divisione Paracadutisti “Folgore”.
3° GIORNO – 25 OTTOBRE 1942
La mattina del 25 ottobre la situazione che si era delineata ad El Alamein vedeva a Nord tre Brigate corazzate britanniche che avevano superato i campi minati e si erano attestate davanti alla linea di resistenza, al Centro, davanti ai settori della “Bologna” e della “Brescia” le posizioni erano rimaste pressoché inalterate, mentre a Sud l’attacco britannico non era riuscito a praticare alcuna breccia.
L’offensiva britannica di El Alamein Riprese.
A Nord un violento attacco britannico puntò a superare l’altura del Kidney Ridge ma la reazione italo-tedesca costrinse le truppe attaccanti a ripiegare, con forti perdite da ambo le parti.
A Sud i caposaldi tenuti dalla 11ª e dalla 12ª Compagnia Paracadutisti della “Folgore” su Deir El Munassib, vennero attaccati due volte ma riuscirono comunque a respingere il nemico.
Durante la notte l’11ª Compagnia Paracadutisti, investita da ogni lato, resisteva sino all’esaurimento delle munizioni, contrassaltando con bombe a mano e all’arma bianca, e alle 4 del mattino del 26 ottobre 1942 resisteva ancora.
La quasi totalità dei Paracadutisti era caduta sulle postazioni con in testa il proprio comandante, il Capitano Costantino Ruspoli, fratello del Tenente Colonnello caduto il giorno precedente, ma ancora una volta l’attacco britannico non era riuscito a sfondare le linee italiane.
Intanto Rommel, non appena gli venne comunicato l’inizio dell’offensiva britannica ad El Alamein, era immediatamente partito per il Fronte Africano e, alle ore 23:25 del 25 ottobre 1942, tutti i reparti dell’Asse sul fronte di EL ALAMEIN ricevettero il messaggio «Ho ripreso il comando della Panzerarmee – Rommel».
Il Generale tedesco, appena tornato ad El Alamein, al Colonnello Westphal che lo ragguagliava sulla situazione operativa, chiese: «[…] e gli italiani, cosa fanno gli italiani?»; il Colonnello rispose: «Signor Generale, gli italiani si battono oltre il limite dell’inverosimile».
4° GIORNO – 26 OTTOBRE 1942
Il 26 gli Alleati ad El Alamein avevano perso 6.200 uomini contro i 2.500 dell’Asse, ma mentre Rommel aveva solo 370 carri armati pronti all’azione, Montgomery ne aveva ancora più di 900.
Il fallimento dell’offensiva a Sud, dove gli attacchi contro la “Folgore” erano stati tutti respinti, le forti perdite subite e il fatto che non si era ancora verificata la rottura del fronte di El Alamein, necessaria, secondo i piani, entro la notte del 24, indussero Montgomery a sospendere le operazioni nel settore Sud ed a dirigere tutte le sue forze in un attacco nel settore nord ove la difesa aveva parzialmente ceduto.
Quindi rallentò momentaneamente il ritmo delle operazioni, per riorganizzare le forze e far affluire le nuove riserve soprattutto nel settore nord, lui personalmente avrebbe curato lo spostamento e la riorganizzazione, in circa 36 ore, dei 60.000 uomini e delle migliaia di automezzi ormai accalcatisi nel saliente prodotto da Lightfoot.
Dall’altra parte Rommel, preoccupato per l’affondamento di due cisterne di carburante e convinto che lo sforzo principale degli Alleati si sarebbe esercitato a nord del fronte di El Alamein, decise di muovere una parte delle sue riserve corazzate nella zona di Sidi Abd El Rahaman.
L’intera 90ª Divisione leggera tedesca, la 21ª Divisione Panzer ed alcuni elementi della Divisione Corazzata italiana “Ariete” si misero in marcia verso il saliente scavato dall’attacco britannico, la “Trieste”, si sarebbe schierata tra la 90ª ed il mare.
Montgomery ordinò agli australiani di attaccare con continuità il settore costiero, da sud verso nord, per tenere occupati i comandi dell’Asse.
Nel corso della giornata però l’azione riprese, Montgomery voleva comunque tenere occupati i comandi dell’Asse.
Nel settore Nord del fronte di El Alamein un attacco degli australiani, da sud verso nord, eliminò alcuni centri di fuoco del 125° fanteria e della “Trento”, riuscendo ad impadronirsi della Quota 28, mentre gli scozzesi della 51ª Divisione occupavano il Kidney Ridge.
Questi due successi tattici materializzavano per i britannici, sia pure con notevole ritardo, la conclusione della “fase di rottura”.
Mentre sul fronte meridionale di El Alamein, ancora una volta l’attacco britannico portato dalla 44ª Divisione britannica venne fermato nei pressi di DEIR El MUNASSIB dai Paracadutisti della “Folgore”.
Nella notte un gruppo di Fiat CR 42 condusse alcune azioni di attacco sia contro le postazioni occupate dal nemico, sia contro il traffico ferroviario e stradale e sui concentramenti di truppe nella zona della Stazione di El Alamein.
5° GIORNO – 27 OTTOBRE 1942
Il 27 ottobre 1942, giunte in posizione la 90ª leggera e la 21ª Panzer, Rommel scatenò il suo primo grande contrattacco con l’appoggio delle forze aeree.
L’attacco sferrato simultaneamente contro gli australiani e contro gli scozzesi fu un disastro: 43 CR 42, insieme a numerosi MC 202 ed ME 109 tedeschi, attaccarono con mitragliamento e bombe, sia la Quota 28 che il Kidney Ridge, ma la loro azione fu duramente contrastata da grosse formazioni di caccia britannici; a terra, prima l’intervento di 90 bombardieri alleati, poi i concentramenti dell’artiglieria nemica, infine il fuoco diretto di carri armati e cannoni anticarro britannici, impedirono ogni progressione e le colonne d’attacco dovettero ripiegare, dopo aver subito forti perdite in uomini e mezzi.
L’attacco italo-tedesco era servito solo ad impoverire ulteriormente le già misere scorte di munizioni e carburanti.
Un Ufficiale superiore britannico, preso prigioniero dai Paracadutisti della Divisione “Folgore” nei combattimenti del 27 ottobre, presentandosi al Comandante del 187° Reggimento gli disse: «Credevamo di doverci battere contro degli uomini, per quanto famosi, e ci siamo urtati con dei macigni. Ogni vostro soldato, Signore, è un eroe».
Quella sera Rommel, convintosi che le sue unità ad El Alamein non fossero oramai più in grado né di respingere gli avversari né di far fronte a nuovi attacchi, pensò di far ripiegare i reparti su posizioni più arretrate.
Quindi chiamò il Quartier Generale del Fuhrer per esporre la situazione di El Alamein e chiedere rinforzi consistenti e rapidi.
Ma l’attenzione dei potenti era tutta rivolta a Stalingrado: a Rommel e ad El Alamein non si concesse neanche un Reggimento di Fanteria che in quel momento era inutilizzato a Creta, gli fu anzi ORDINATO di mantenere a qualunque costo l’attuale fronte.
Perciò non fu possibile un arretramento della linea di El Alamein, anche perché la pressione avversaria continuava e quindi impediva di rompere il contatto, pena il collasso della linea di difesa.
6° GIORNO – 28 OTTOBRE 1942
Intanto l’attacco britannico proseguiva e la mattina del 28, neozelandesi e scozzesi annientarono un Caposaldo della Posizione di Resistenza della Divisione “Trento”, a sud di El Wiska, ma un ennesimo contrattacco di carri e semoventi della Divisione Corazzata “Littorio” ripristinò a stento la situazione.
Alla sera, dopo un’ora di intenso fuoco di artiglieria, gli australiani lanciarono un nuovo attacco contro le postazioni italo-tedesche, per scardinare le difese e proseguire poi sino ad Abd El Rahman, ma ancora una volta furono fermati e respinti.
Nei giorni seguenti gli australiani reiterarono il loro attacco più volte, sempre sostenuti da violente azioni di fuoco dell’artiglieria, ma furono sempre contrattaccati e respinti.
Questa situazione di attacchi e contrattacchi ad El Alamein durò fino alla fine di ottobre 1942, senza alcun risultato di rilievo né da una parte né dall’altra: un logorio continuo di uomini e di mezzi che riuscì a mettere in crisi l’intero Settore Costiero dell’ASSE, richiamandovi l’attenzione di pressoché tutte le Forze Corazzate Italo-Tedesche.
Più a SUD da evidenziare l’indiscusso comportamento eroico della Divisione Paracadutisti “Folgore” che durante la battaglia Di El Alamein resistette all’attacco portato da ben tre Divisioni britanniche, una corazzata e due di fanteria.
Basterà ricordare che tra la sera del 23 e quella del 28 ottobre 1942, in 6 giorni di combattimento ad El Alamein, la Divisione Paracadutisti “Folgore” perse 39 Ufficiali e 560 tra Sottufficiali, Graduati e Paracadutisti caduti o feriti.
Su 12 Comandanti presenti in linea, 8 erano morti e 2 feriti.
Davanti alle loro posizioni i britannici avevano lasciato 70 carri distrutti, più di 600 caduti e 197 prigionieri, di cui 23 Ufficiali.
Tanto valore suscitò il rispetto e l’ammirazione anche da parte degli stessi nemici britannici.
10° GIORNO – 1 NOVEMBRE 1942
Il 1 Novembre 1942, dopo 10 giorni di combattimenti, nonostante la sproporzione delle forze, la Difesa non era stata ancora infranta e le Unità Italo-Tedesche ad El Alamein, benché provate e pesantemente decimate, continuavano a tenere.
Montgomery decise allora di trattenere sulla Costa tutte le riserve mobili di Rommel e, mentre esse erano impegnate a contrastare l’impeto degli Aussies, attaccare decisamente verso Ovest, su Tell El Aqqaqir, partiva l’Operazione Supercharge.
Il nuovo assalto britannico di El Alamein, come Lightfoot, avrebbe ricercato la rottura del fronte con massicci attacchi delle fanterie.
Questa volta l’attacco decisivo doveva essere portato nel punto di congiunzione tra lo schieramento tedesco e quello italiano.
Ottenuta una falla ampia almeno 4 km e completamente sminata, i carri avrebbero distrutto le ultime forze corazzate nemiche.
L’azione di rottura sarebbe stata sostenuta da una cortina prodotta da 192 cannoni campali; altri 168 cannoni avrebbero distrutto i residui Capisaldi dell’ASSE.
Nell’operazione gli Alleati avrebbero impiegato 570 carri.
A Rommel ne restavano in quel momento solo 167 efficienti, dei quali 65 erano italiani.
11° GIORNO – 2 NOVEMBRE 1942
I BRITANNICI LANCIANO CONTRO LE RESTANTI FORZE ITALO-TEDESCHE L’ATTACCO DECISIVO E FINALE DELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN
Il 2 Novembre 1942, all’una del mattino, dopo tre ore di intenso e violento bombardamento di aviazione e artiglieria, Montgomery, riordinate ancora una volta le proprie forze, lanciò l’attacco decisivo e finale di El Alamein.
Mentre la 9ª Divisione australiana effettuò un attacco diversivo in direzione della costa, più a sud i neozelandesi e gli scozzesi riuscirono ad incunearsi tra la “Trieste” e la “Littorio”, la frattura del fronte di El Alamein venne conseguita.
Le fanterie italo-tedesche non avevano ormai più nulla da opporre all’avversario.
Subito dopo, tra le fanterie, apparvero sulla scena i 132 carri della 9ª Brigata corazzata (2ª Divisione neozelandese), che, passando attraverso un varco creato nei campi minati, si schierarono in perfetto ordine lineare protetti dalla cortina di fumo innalzata dalle loro artiglierie.
Dovevano aprire la strada alle Divisioni Corazzate del X Corpo d’Armata (1ª e 10ª).
Il tiro nebbiogeno si spostava di 100 metri ogni tre minuti e lentamente i carri lo seguivano, mantenendo l’allineamento.
Intanto dall’altra parte della cortina di fumo e fiamme, si approntava uno schieramento controcarri di emergenza, a forma di mezzaluna con la concavità rivolta verso il nemico: circa 20 micidiali pezzi da 88, qualche altro pezzo anticarro di calibro minore e gli ultimi carri disponibili sul posto, che vennero prontamente interrati.
Quando la 9ª Brigata stava per giungere nei pressi della Pista Rahman, venne a contatto con le difese anticarro tedesche.
Fu una battaglia eroica e feroce: la 9ª Brigata non raggiunse gli obiettivi topografici che le erano stati assegnati e rimase con soli 19 carri intatti, tuttavia il suo sacrificio non fu vano, dal momento che le altre Divisioni Corazzate britanniche riuscirono a passare attraverso lo schieramento nemico e ad ingaggiare battaglia.
Alla fine del combattimento sul campo di battaglia non vi erano più forze dell’Asse; quattro Battaglioni di Fanteria e i carri della Divisione “Littorio”, si erano come volatilizzati; 35 relitti di cannoni anticarro italo-tedeschi restavano a contrassegnare il luogo della loro ultima resistenza.
Un atto doveva ancora compiersi prima della fine ad El Alamein: la reazione dinamica delle ultime riserve mobili dell’Asse, fino a quel momento impegnate più a nord per suturare la penetrazione compiuta dagli australiani.
Il comandante del Deutsche Afrika Korps, Generale Ritter von Thoma, lanciò in combattimento tutti i mezzi corazzati ancora a sua disposizione nel tentativo di fermare i britannici: i resti della 15ª e 21ª Panzer nonché i pochi carri italiani rimasti della “Littorio” e della “Trieste”, in tutto 120, contrattaccarono il saliente dove circa 250 carri li attendevano con il supporto di tutti i pezzi controcarro divisionali.
Fu un’aspra e furibonda battaglia di carri armati che durò tutta la giornata, le forze dell’Asse non riuscirono a ricacciare l’avversario ma l’assalto venne temporaneamente bloccato.
Allo strapotere dei carri britannici si aggiunsero anche gli effetti di ben sette incursioni di 18 bombardieri della Desert Air Force.
12° GIORNO – 3 NOVEMBRE 1942
TERMINA LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN
Il 3 novembre fu di calma relativa.
Quel che rimaneva delle Divisioni “Littorio”, “Trieste” ed “Ariete” ricevettero l’ordine di ritornare in prima linea e prendere contatto con il nemico, poi, nella notte, Rommel ordinò l’inizio del ripiegamento da El Alamein.
Per la Divisione “Folgore” il ripiegamento da El Alamein iniziò alle ore 2 del 3 novembre 1942.
Durante il ripiegamento i Paracadutisti superstiti della Divisione “Folgore”, dopo 12 giorni di incessanti e durissimi combattimenti, furono decimati: senza autocarri, privi ormai di tutto, acqua compresa (riservata solo alla retroguardia combattente in ragione di mezzo litro per uomo), marciarono nel deserto a piedi, trasportando a braccia i loro pezzi anticarro superstiti e le poche mitragliatrici efficienti.
All’alba del 3 novembre i pochi carri armati superstiti della Divisione Corazzata “Ariete”, tornata a Nord, si prepararono a chiudere il varco aperto nel Fronte Italo-Tedesco di El Alamein.
Nel frattempo Montgomery ordinò una manovra di aggiramento della Sacca di Tell El Aqqaqir ed un attacco generale tra la Costa e la Depressione Di Deir Abu Busat.