Proprio nei giorni in cui ricorreva il 75° anniversario della Battaglia di El Alamein combatttuta in Nord Africa dalla sera del 23 ottobre, al 3 novembre 1942, mio figlio Pietro mi aveva chiesto la mappa della Battaglia e le lettere del nonno per un componimento di scuola.

Molinari Pietro 3° Reggimento Folgore 9 battaglione 26 Compagnia. (in realtà il 3° reggimento era stato rinominato 187° Reggimento) PM 260º Ufficio postale da campo Prelevata per la censura il 6 novembre 42. Restituita per l’inoltro il 6 novembre 1942 Alla: Famiglia Molinari Mario, via Leopardi 4, Pesaro – Marche
Molinari Pietro 3° Reggimento Folgore 9 battaglione 26 Compagnia. (in realtà il 3° reggimento era stato rinominato 187° Reggimento) PM 260º Ufficio postale da campo Prelevata per la censura il 6 novembre 42. Restituita per l’inoltro il 6 novembre 1942 Alla: Famiglia Molinari Mario, via Leopardi 4, Pesaro – Marche

Sono andato a prendere la lettera che mio padre Pietro scrisse nel mezzo della battaglia prima di essere inviato in prima linea per tenere il caposaldo che resse l’urto degli assalti fino alla fine della battaglia, per fortuna, ultima non fu, non fu di un morituro, che infatti visse fino a 81 anni.

L’ho letta forse per la prima volta per intero e l’ho voluta trascrivere. Mi ha ricordato l’insegnamento che mio padre mi ha impartito molte volte. “Più confusione c’è introrno a te, più devi mantenere la calma. Ti può salvare la vita”.

Partendo da questa lettera di cui riporto alcuni passi interessanti, tenendo conto che le regole di guerra impedivano ai soldati di dare informazioni sulle operazioni militari, cerco di raccontare le vicende del paracadutista Pietro Molinari, mio padre, durante la II Guerra Mondiale.

“Carissimi genitori,

ho ricevuto la vostra del 15 c.m., mi sono commosso da tanta bontà e tanta tenerezza che dimostrate per me … Sono contento stiate tutti bene, così come io pure sto’. Qui in questi giorni ci sono stati dei movimenti … ma non state ad impensierirvi, vi avviso perché se la radio parla, non vi impensieriate.

Te mammina, non piangere che ti fa male e mangia che quando torno voglio vederti grassottella e bella bella, capito? Spero sempre di tornare presto e la sola gioia di rivedervi mi sembra quasi impossibile, da quanto grande. Qui la solita vita.

…Ringrazio chi mi saluta e contraccambio di cuore augurando a tutti tante belle cose. Ringrazio papà del regalo che mi ha voluto fare, la sua bontà mi ha commosso; Se vuoi papà li vuoi adoperare per il tuo lavoro prendili pure così frutteranno anche di più. (che l’ora si fa grave è testimoniato dal fatto che i soldati evidentemente vengono invitati a mandare i soldi a casa n.d.r.) Fa come credi meglio. Fra poco ne manderò a casa ancora, perché ci debbono pagare degli arretrati di 5 mesi dell’aumentata paga dell’indennità di volo, e poi il mese di ottobre, ma questo sarà per i primi di quest’altro mese.

Vi penso sempre, prego Iddio mi protegga per potervi in un giorno non lontano riabbracciarvi tutti e ringraziarvi della vostra bontà. Vi bacio con tanto tanto affetto e vi abbraccio forte

Pierino

(Se per caso tardo a scrivere un giorno o due o un po’ di più, non impensieritevi Capito?)

Care sorelle,

…Torneranno sì i bei tempi, come dice l’Anna e ci divertiremo molto tutti insieme e balleremo ancora quando ci saranno i bei tanghi.

Tanti saluti alla Grazietta, alla Pupona e a te Anna. Tanti auguri per le vostre scuole e per la salute soprattutto.

Baci tanto tanto grandi ancora al papà, alla mamma e a tutti voi.

Pierino

Spero che il lavoro di papà vada bene. Auguri sempre e baci

Pierino”

Lettera del 25 10 1942.

Mittente: Molinari Pietro 3° Reggimento Folgore 9 battaglione 26 Compagnia. (in realtà il 3° reggimento era stato rinominato 187° Reggimento)

PM 260º Ufficio postale da campo

Prelevata per la censura il 6 novembre 42. Restituita per l’inoltro il 6 novembre 1942

Alla: Famiglia Molinari Mario, via Leopardi 4, Pesaro – Marche

La Divisione Paracadutisti è stata costituita il 1° settembre 1941 a Tarquinia (VT) con i Reggimenti Paracadutisti 1° e 2° – cui si affianca il 3° nel marzo 1942 – ed il Reggimento Artiglieria Paracadutisti.

Il 15 marzo 1942 Pietro Molinari entra volontariamente a far parte del 3° Reggimento Paracadutisti, appena costituito a Tarquinia (VT), che inquadra inizialmente i battaglioni VIII, IX e X. Con il 1° ed il 2° Reggimento viene inquadrato nella Divisione Paracadutisti.

Il 6 Giugno 1942 per Pietro Molinari è il giorno del suo 1° lancio con il paracadute, il 12 giugno dello stesso anno arriva il 3° lancio.

Resosi necessario l’impiego oltremare come unità terrestre, giunta indivisionata in Africa Settentrionale cambiarono denominazione nel luglio 1942 e prese il nome Divisione di Fanteria “Folgore” (185^).

Le sue unità, di conseguenza, assumono la denominazione di 185°, 186° e 187° Reggimento Fanteria “Folgore” e 185° Reggimento Artiglieria “Folgore”.

Contemporaneamente i Reggimenti venivano immediatamente inviati a presidiare le posizioni di prima linea di El Taga (II battaglione maggiore Zanninovich ), depressione di El Qattara (IV battaglione, ten.col. Alberto Bechi Luserna ) e di Forte Menthon (IX battaglione maggiore Aurelio Rossi e X battaglione, capitano Amleto Carugno

Un aspetto quasi divertente di cui non si è mai dato pace mio padre, è la confusione dei numeri di ruolino della Folgore, del fatto che prima del battesimo del fuoco, lui e i suoi compagni, fossero stati appiedati e privati del paracadute anche simbolicamente. Infatti solo nell’agosto del 1942 quando tutta la divisione venne riunita in Africa Settentrionale, i paracadutisti furono autorizzati a rimettere sul braccio il piccolo paracadute dorato.

Il 23 ottobre inizia la seconda Battaglia di El Alamein. Il 187º Reggimento paracadutisti “Folgore”, schierato in primo scaglione a sinistra del dispositivo della Divisione Folgore, resiste con indomita tenacia e con successo ai ripetuti tentativi di penetrazione del XIII Corpo Britannico, e inizia a ripiegare, invitto, solo il 4 novembre, a seguito dell’ordine impartito da Rommel all’intera Armata, in ragione del crollo del settore settentrionale del fronte. Senz’acqua, munizioni né automezzi, il Reggimento inizia con i resti della Divisione una penosa ritirata nel deserto, che si conclude dopo pochi giorni quando, esaurita ogni residua possibilità di esfiltrazione, il Comandante della Divisione, Generale Enrico Frattini, ordina l’inevitabile resa. Il Colonnello Camosso passa quindi per l’ultima volta in rassegna i superstiti del 187°.

Pietro Molinari fece parte del gruppo di 1400 superstiti della Folgore che vennero fatti prigionieri, e a cui venne concesso l’onore delle armi, dopo che 4000 ragazzi italiani della Folgore lasciarono la propria vita tra le dune egiziane.

Il 4 novembre 1942 il paracadutista Pietro Molinari alle 10.30 del mattino, accerchiato, senza viveri e senza munizioni, viene catturato prigioniero insieme a quel che resta del suo plotone da un reparto di militari degaullisti della Brigata “Francia Libera”.

Insieme agli altri prigionieri ha fatto a piedi gli ottanta chilometri da El Alamein ad Alessandria d’Egitto in tre giorni, a fianco della pista dove continuava il via vai dei mezzi inglesi, e sudato in mezzo alla polvere, senza mangiare e senza bere.

Ad Alessandria d’Egitto i prigionieri sono stati portati in riva al mare, dove si sono puliti un po’. E senza mangiare, la mattina dopo sono stati portati alla stazione di Alessandria d’Egitto e caricati su un treno merci. Da Porto Said, hanno costeggiato tutto il Canale di Suez, arrivati a Ismailia, c’erano dei camion che li hanno portati all’interno, al Concentramento 309, formato da 29 gabbie.

Molinari Pietro POW 156010, Campo 309, Kassassin, Egitto
Molinari Pietro POW 156010, Campo 309, Kassassin, Egitto

Le chiamavano gabbie, ma erano recinti attrezzati con tende, coi reticolati intorno, con le vie in mezzo: a destra c’erano le gabbie dispari, a sinistra le gabbie pari. Sono stati assegnati ognuno alla propria ‘cage’, e muniti dei vestiti di prigioniero, il nome nuovo di Pietro Molinari era POW 156010, Campo 309, Kassassin, Egitto, dove rimase, per quasi tre anni e cinque mesi, fino al 1° aprile 1946, ricorrenza che commemorò come un giorno speciale per tutta la vita

Essere il figlio di un ex-combattente della battaglia di El Alamain per me, ha voluto dire essenzialmente due cose. La prima irrinunciabile, secondo mio padre, provare il brivido di lanciarsi con il paracadute e il secondo durante tutta la vita, fin quando mio padre è stato vivo, ascoltare i racconti di quanto terribile è stata quella battaglia e quanto di conseguenza sia terribile la guerra:

“Se uno l’ha vissuta non può che essere contrario alla guerra”, ripeteva sempre alla fine della conversazione, dopo la descrizione della inimmaginabile vastità e violenza del bombardamento subito e della indescrivibile concitazione delle fasi della battaglia, di cui in base ai suoi racconti incrociati con le fonti storiche, oggi in sua memoria, ricostruisco le fasi della sua partecipazione.

È un lavoro di riordino degli appunti che avevo iniziato in occasione del 60° anniversario della battaglia di El Alamain del 2002. Poi con la morte di papà il 29 luglio di quell’anno accantonai il lavoro, che ora, a 22 anni dalla sua scomparsa, ho deciso di riprendere in mano.

Inizialmente inquadrato nella 28ª Compagnia, X Battaglione, 187° Reggimento fanteria paracadutista, 185ª Divisione Paracadutisti “Folgore” sotto il comando del tenente Rolando Giampaolo, vicecomandante della compagnia è il tenente, Antonio Cerù. Comandante del X battaglione era il capitano Amleto Carugno, (in conseguenza delle perdite i battaglioni IX e X vennero riorganizzati in un unico battaglione che assume la denominazione di IX). Cosicché il paracadutista Molinari Pietro si presentò alla battaglia di El Alamein inquadrato nel 187° Reggimento Folgore 9 battaglione 26 Compagnia.

Infatti la sera del 31 agosto 1942 il raggruppamento “Camosso“, (IX e X Battaglione) rinforzato dal III gruppo 185° reggimento artiglieria paracadutisti del maggiore Ferdinando Macchiato, muoveva dalle posizioni di Forte Menthon per occupare quelle di Deir el Alinda – Quota 101, mentre il II battaglione del raggruppamento “ Bechi “ raggiungeva Naqb Rala – Qaret el Himeimat.

Nella battaglia di Alam el Halfa caddero combattendo sia il maggiore Aurelio Rossi (Medaglia d’Oro al valore militare. 187° Folgore, 3 settembre 1942) che il capitano Amleto Carugno (Medaglia d’Argento al valore militare, 187° Folgore, 4 settembre 1942), comandanti del IX e X battaglione. Il raggruppamento Camosso (il cui comandante era stato ferito) perdeva il 20% dei propri effettivi. Caduti i rispettivi comandanti, i battaglioni IX e X (assottigliati anche a causa delle malattie) vennero riorganizzati in un unico battaglione che assume la denominazione di IX.

Nel mese di settembre la divisione ormai completa nei suoi tre Reggimenti, il 186°comandato dal colonnello Pietro Tantillo, il 187°dal tenente colonnello Luigi Camosso e il 185°artiglieria dal colonnello Ernesto Boffa, venne dislocata allo estremo sud dello schieramento dell’Asse: da Deir el Munassib sino a Qaret el Himeimat

Durante il mese di settembre 1942, si consolidarono da ambo le parti le rispettive posizioni. La Divisione si schierò a difesa nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein, costituendo il X Corpo d’armata assieme alla 17ª Divisione Fanteria “Pavia”.

“Al mattino del 30 settembre 1942 nei pressi di Deir el Munassib, all’estremità meridionale del fronte, gli Inglesi tentarono di sfondare nel settore di Deir el Munassib. L’accanita difesa dei paracadutisti fece completamente fallire l’attacco e provocò al nemico ingenti perdite in uomini e mezzi. A difesa di quella posizione c’erano i paracadutisti del IX battaglione del 187º Reggimento Folgore.

Dall’altra parte c’era un battaglione del Queen’s Royal Regiment, appoggiato da circa 40 carri. Dopo aver pesantemente bombardato per oltre un’ora le posizioni dei parà, la fanteria nemica approfittando del fumo alzatosi dopo le esplosioni riuscì a penetrare attraverso alcuni varchi prodotti dalle artiglierie nella zona dei campi minati.

La reazione dei paracadutisti non si fece però attendere: una prima colonna inglese si ritrovò in mezzo al campo di tiro della 25a e 26a compagnia paracadutisti, mentre l’altra colonna si scontrò con la 27a compagnia ed il battaglione tedesco “Hubner”. Seguirono durissimi scontri che videro gli inglesi lamentare pesanti perdite e quindi decidersi a ripiegare per evitare l’annientamento.” (Massimiliano Alfiero)

Combattimento di Deir el Munassib 30 Settembre 1942
Combattimento di Deir el Munassib 30 Settembre 1942

In quest’occasione gli uomini della Folgore adottarono sistematicamente una tattica che, già utilizzata sporadicamente nei combattimenti di fine agosto, diede ottimi risultati e si sarebbe rivelata la loro carta vincente nella futura battaglia di El Alamein.

Essa trovava la sua spiegazione nei rapporti di forza tra Italiani e Inglesi che erano talmente sproporzionati da non offrire alla Folgore, in teoria, alcuna speranza di poter resistere agli attacchi nemici.

Alla Folgore non restava dunque che puntare tutto sul fattore psicologico, facendo valere le grandi doti morali dei suoi uomini, saldezza di spirito, capacità di adattarsi alle situazioni, tendenza a mantenere comunque l’iniziativa, oltre ad un coraggio fuori del comune.

Le tattiche d’attacco inglesi presentavano sempre le stesse caratteristiche di estrema rigidità agli schemi studiati a tavolino, cioè prevedevano un iniziale forte tiro preparatorio d’artiglieria e poi, dopo l’allungamento del tiro, un’avanzata a ranghi serrati di formazioni molto consistenti di fanteria, precedute spesso dai carri.

I paracadutisti si opposero a questa tattica, sia rimanendo costantemente nelle proprie postazioni da combattimento ‘buche’, per essere in grado di entrare immediatamente in azione al sopraggiungere delle truppe avversarie, sia aprendo il fuoco tutti contemporaneamente, alla minima distanza.

Prima di far ciò, tuttavia, si lasciavano deliberatamente sopravanzare dal nemico, per sorprenderlo col fuoco incrociato delle armi automatiche sui fianchi e alle spalle.

In tal modo essi riuscivano a creare lo scompiglio tra gli attaccanti che, sebbene nettamente superiori in uomini e armamenti, venivano messi nella terribile condizione psicologica di non sentirsi protetti alle spalle.

Altra tattica apparentemente suicida, ma nella realtà ampiamente vincente, fu quella del “contrassalto preventivo”, adottata per evitare lo scontro diretto all’arma bianca che avrebbe visto senz’altro prevalere il nemico.

Quando gli attaccanti erano a poche decine di metri dalle postazioni italiane, i paracadutisti balzavano al contrattacco col lancio di bombe a mano, proprio nel momento in cui l’avversario era più vulnerabile.

Approfittando poi della confusione creata dalla loro azione, riguadagnavano le postazioni di partenza.

In tal modo essi annullavano la forza d’impatto degli attaccanti, ne scompaginavano le fila ed influivano negativamente sul loro morale.

Si spiega così come riuscirono ad avere sempre la meglio contro forze anche dieci volte superiori.

Il contrassalto fu applicato anche negli scontri con i carri armati, utilizzando bottiglie incendiarie ed altri ordigni che, se non erano in grado di bloccare totalmente l’avversario, riuscivano ugualmente a sorprenderlo e rallentarlo.

Il vittorioso combattimento di Deir el Munassib del 30 settembre meritò alla Folgore la prima citazione sul bollettino di guerra italiano.

Durante la seconda battaglia di El Alamein iniziata il 23 ottobre 1942, la Folgore teneva un fronte di 15 Km.: da Deir Alinda a Deir Munassib e da Deir Munassib sino a Qaret el Himeimat, allo estremo limite delle depressioni di El Qattara.

A Deir Alinda era schierato il 187° Reggimento sino a Deir Munassib, poi veniva l’8°battaglione guastatori e scendendo verso Sud il 186° Reggimento, l’estrema punta di questo schieramento era tenuta dal 5°-6°e 7° Battaglione del 186°.

Il 185° artiglieria paracadutista non presidiava alcun tratto di fronte in quanto i suoi gruppi di batterie erano state assegnati ai singoli battaglioni dei reggimenti 186°e 187°.

La Divisione Folgore durante la seconda battaglia di El Alamein riuscì a resistere assieme ad elementi della Divisione “Pavia” ai ripetuti tentativi di sfondamento portati dalla 7ª Divisione corazzata britannica, così come al grande attacco concentrico sferrato il 25 ottobre da elementi 7ª Divisione Corazzata e della 44ª e 50ª Divisione di fanteria, e l’ultimo tentativo della 132ª Brigata Fanteria (44ª Divisione) il giorno 27.

La situazione generale impose al comando di Armata di ordinare l’arretramento di tutto il fronte: l’ordine al 186° fu portato dal Vice Comandante della Divisione Generale Bignami alle ore 21,30 del 1 novembre: esecuzione immediata; nuova linea di schieramento da assumersi per l’alba del 2 novembre: Rain Pool-Karet el Kadim; divieto di operare distruzioni che comunque potessero svelare il movimento al nemico; nessun mezzo di trasporto a disposizione per il traino dei pezzi e per il carico di almeno parte delle riserve di munizioni; viveri ed acqua (che erano state accumulate in vista di strenua resistenza in posto) nessuno.

In ottemperanza agli ordini dell’ACIT (Armata Corazzata Italo-Tedesca), la divisione “Folgore” iniziò la ritirata nella notte del 3 novembre 1942, ricevette l’ordine di abbandonare le posizioni ancora validamente tenute e ripiegare su Gebel Kalakh, a 20 Km. Sud-Ovest, ripiegamento che venne effettuato sotto l’incalzare di mezzi blindati inglesi appoggiati dalla onnipresente aviazione.

Tutti si resero conto che cominciava per il reggimento e per la divisione la più dolorosa vicenda, ma tutti erano decisi a far si che questa diventasse anche la più gloriosa e restasse leggendaria: la ritirata nel deserto.

Il 4 novembre 1942 il paracadutista Pietro Molinari alle 10.30 del mattino viene catturato prigioniero insieme a quel che resta del suo plotone da un reparto di militari degaullisti della Brigata “Francia Libera”.

In condizioni rese difficilissime dalla mancanza di mezzi di trasporto. Dopo due giorni di marcia nel deserto, alle 14:35 del giorno 6, dopo aver distrutto le armi, ciò che restava della Divisione si arrese alla 44ª divisione fanteria britannica del generale Hughes. I paracadutisti italiani ottennero dai britannici l’onore delle armi e, dopo la resa, il generale Hughes volle ricevere i generali Enrico Frattini e Riccardo Bignami e il colonnello Boffa, complimentandosi per il comportamento dei loro uomini.

Dopo la battaglia di El Alamein alla Divisione “Folgore” ed ai suoi Reggimenti verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Consumata ma non vinta nella terribile battaglia di El Alamein, dal 23 ottobre al 3 novembre del 1942, la Divisione “Folgore” viene ufficialmente sciolta il 23 novembre 1942.

Organizzazione della Divisione folgore dal Settembre 1941 al 23 Ottobre 1942

Settembre 1941

Compagnia comando e servizi divisionali

1º Reggimento fanteria paracadutisti

2º Reggimento fanteria paracadutisti

3º Reggimento fanteria paracadutisti (dal 10 marzo 1942)

Reggimento artiglieria paracadutisti

VIII Battaglione guastatori paracadutisti

Compagnia minatori-artieri

Compagnia collegamenti

Agosto 1942

L’organizzazione divisionale ad agosto 1942 era la seguente,con un organico teorico di 5.912 Uomini (di cui 299 ufficiali):

Comando e Compagnia comando divisionale

185ª Compagnia mista Carabinieri

260º Ufficio postale da campo

20ª Sezione sussistenza

20ª Sezione intendenza

185ª Sezione sanità

185º Reparto trasporti

20ª Compagnia mortai (81 mm mod.35)

185ª Compagnia genio collegamenti

185ª Compagnia genio minatori-artieri

VIII Battaglione guastatori paracadutisti su:

Compagnia comando

22ª Compagnia guastatori paracadutisti

23ª Compagnia guastatori paracadutisti

24ª Compagnia guastatori paracadutisti

187º Reggimento fanteria paracadutisti, su:

Comando e Compagnia comando

Compagnia cannoni reggimentale (47/32 mod.35)

II Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

4ª Compagnia paracadutisti

5ª Compagnia paracadutisti

6ª Compagnia paracadutisti

IV Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

10ª Compagnia paracadutisti

11ª Compagnia paracadutisti

12ª Compagnia paracadutisti

IX Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

25ª Compagnia paracadutisti

26ª Compagnia paracadutisti

27ª Compagnia paracadutisti

X Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

28ª Compagnia paracadutisti

29ª Compagnia paracadutisti

30ª Compagnia paracadutisti

186º Reggimento fanteria paracadutisti, su:

Comando e Compagnia comando

Compagnia cannoni reggimentale (47/32 mod.35)

V Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

13ª Compagnia paracadutisti

14ª Compagnia paracadutisti

15ª Compagnia paracadutisti

VI Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

16ª Compagnia paracadutisti

17ª Compagnia paracadutisti

18ª Compagnia paracadutisti

VII Battaglione paracadutisti, su:

Compagnia comando

19ª Compagnia paracadutisti

20ª Compagnia paracadutisti

21ª Compagnia paracadutisti

185º Reggimento artiglieria paracadutisti, su:

Comando e batteria comando

I Gruppo artiglieria paracadutisti, su:

Batteria comando

1ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

2ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

II Gruppo artiglieria paracadutisti, su:

Batteria comando

3ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

4ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

III Gruppo artiglieria paracadutisti, su:

Batteria comando

5ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

6ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)

Settembre 1942

All’inizio di settembre la Divisione si schierò a difesa nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein, costituendo il X Corpo d’armata assieme alla 17ª Divisione Fanteria “Pavia”  e alla Divisione fanteria “Brescia” e riorganizzandosi come segue:

Raggruppamento Tattico “Ruspoli” (VII ed VIII Battaglione)

Raggruppamento Tattico “Bechi” (II e IV Battaglione)

Raggruppamento Tattico “Camosso” (IX e X Battaglione)

Raggruppamento Tattico “Tantillo” (V e VI Battaglione)

L’artiglieria divisionale contrasse i suoi Gruppi a due (I e III) e si suddivise in supporto diretto ai vari Raggruppamenti.

Per supplire alla mancanza di artiglieria campale della Divisione, venne costituito un Raggruppamento Tattico Artiglieria “Folgore” al comando del colonnello Boffa, costituito dai seguenti reparti:

II Gruppo, 26º Reggimento artiglieria “Rubicone” (75/27 mod.06 – dalla 17ª Divisione fanteria “Pavia”)

IV Gruppo, 26º Reggimento artiglieria “Rubicone” (100/17 mod.16 – dalla 17ª Divisione fanteria “Pavia”)

I Gruppo, 21º Reggimento artiglieria “Po” (100/17 mod.16 – dalla 101ª Divisione motorizzata “Trieste”)

III Gruppo, 1º Reggimento artiglieria Celere (75/27 mod.06 – dalla 27ª Divisione fanteria “Brescia”)

XXXI Gruppo, 132º Reggimento artiglieria “Ariete” (88/55 FlaK 37 – dalla 132ª Divisione corazzata “Ariete”)

III Gruppo, 132º Reggimento artiglieria “Ariete” (90/53 mod.41 – dalla 132ª Divisione corazzata “Ariete”)

Gruppo di Formazione, 155.e Artillerie-Regiment (8,8cm Flak 37, 10cm K18 e 21cm K38 – dalla 21. Panzer-Division).

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