ll 1º settembre 1941 venne formata la 1ª Divisione Paracadutisti (Compagnia comando, servizi divisionali, 1º, 2º e 3º Reggimento fanteria paracadutisti, Reggimento artiglieria paracadutisti, VIII Battaglione guastatori paracadutisti, Compagnia minatori-artieri, Compagnia collegamenti).
Resosi necessario l’impiego oltremare come unità terrestre, nel luglio 1942 è denominata Divisione di Fanteria “Folgore” (185^).
Le sue unità, di conseguenza, assumono la denominazione di 185°, 186° e 187° Reggimento Fanteria “Folgore” e 185° Reggimento Artiglieria “Folgore”.
La “Folgore”, avrà il battesimo del fuoco in Africa Settentrionale dove imporrà all’ammirazione del nemico e dell’alleato, il suo stile di combattimento.
Consumata ma non vinta nella terribile battaglia finale di El Alamein dal 23 ottobre al 4 novembre del 1942, viene ufficialmente sciolta il 23 novembre 1942.
I comandanti furono il generale di brigata Francesco Sapienza e, dal 1 marzo 1942, il generale di Brigata Enrico Frattini. Il nome “Folgore” venne ufficialmente aggiunto solo nell’agosto 1942.
La Divisione Paracadutisti è stata costituita il 1° settembre 1941 a Tarquinia (VT) con i Reggimenti Paracadutisti 1° e 2° – cui si affianca il 3° nel marzo 1942 – ed il Reggimento Artiglieria Paracadutisti.
Trasferita nelle Puglie e sottoposta ad un duro addestramento in vista della progettata invasione di Malta (Operazione C3), la divisione venne invece trasferita in Africa Settentrionale con il nome successivamente mutato in 185ª Divisione Paracadutisti “Folgore”.
I reparti del 1°, 2° e 3° reggimento paracadutisti giunti a metà luglio 1942, indivisionati in Africa Settentrionale venivano immediatamente inviati a presidiare le posizioni di prima linea di El Taga ( II battaglione maggiore Zanninovich ), depressione di El Qattara ( IV battaglione, ten.col. Alberto Bechi Luserna ) e di Forte Menthon ( IX battaglione maggiore Aurelio Rossi e X battaglione, capitano Amleto Carugno )
“Dopo la seconda controffensiva italo-tedesca in Africa settentrionale, la riconquista di Tobruk e di Marsa Matruh le forze dell’Asse erano giunte alla fine di giugno 1942 a pochi chilometri da El Alamein: qui gli inglesi si erano attestati per bloccare l’avanzata nemica verso Alessandria e il Cairo.
La prima Battaglia di El Alamein, 1 Luglio – 27 Luglio 1942
Durante il pomeriggio del 30 giugno i reparti tedeschi si scontrarono lungo il perimetro difensivo di el Alamein con quelli della 4a Brigata Corazzata inglese costringendola a ripiegare verso Alam el Onsol: in prossimità della cresta Ruweisat.
I reparti indiani della 18a Brigata si sacrificarono per tutto il giorno opponendo una tenace resistenza e riuscirono a bloccare l’avanzata dei mezzi tedeschi. distruggendo 18 dei 55 carri tedeschi che erano entrati in combattimento.
Il 1º luglio l’Afrika Korps attaccò la linea alleata nei pressi di El Alamein che resistette fino all’arrivo della notte.
Il 2 luglio Rommel concentrò le sue forze a nord, nei pressi di El Alamein ma a bloccare definitivamente l’offensiva ci pensarono l’artiglieria e l’aviazione britannica: la prima con un potente fuoco di sbarramento, e la Raf con attacchi a volo radente sulle colonne italo-tedesche.
Il generale Claude Auchinleck, comandante dell’VIII Armata britannica in Africa, ordinò un contrattacco al centro delle linee dell’Asse, ma l’attacco fallì.
A partire dal 10 luglio ebbe inizio la fase difensiva della prima battaglia di El Alamein, che si protrasse fino al 27 luglio.
Nella notte tra il 10 e l’11 luglio il generale Auchilenck, avuta la certezza che il grosso delle forze italo-tedesche era concentrato nel settore centro-meridionale del fronte, lanciò un attacco in quello settentrionale con la 9a divisione australiana e la 1a divisione sudafricana: l’obiettivo era la conquista delle alture di Tell el-Eisa e Tell el-Makh-Khad lungo la strada costiera.
Fallita questa fase dell’offensiva britannica, Rommel tra il 12 e il 14 luglio riorganizzò i suoi reparti tentando di ristabilire la precedente linea difensiva.
Il 15 luglio gli inglesi attaccarono nel settore dell’altura di Ruweisat questa volta al centro dello schieramento difensivo delle forze dell’Asse. I primi ad essere investiti furono i reparti della divisione Brescia, che pur opponendo una fiera resistenza vennero ben presto travolti dall’attacco dei mezzi corazzati nemici.
Rommel dovette contrattaccare con tutte le forze disponibili ristabilendo la situazione a suo favore. Mentre nel settore di Tel el Eisa l’attacco australiano veniva bloccato dalla resistenza dell’85º Reggimento Divisione “Sabratha” ai comandi del colonnello Angelozzi, ma le perdite della divisione sono tali da decretarne lo scioglimento il 25 luglio 1942.
“Il 22 luglio iniziò l’ultima fase della prima battaglia di El Alamein, che si concluse quasi una settimana dopo, il 27 luglio. Auchinleck, che nel frattempo era riuscito a rinforzare il proprio schieramento con altre unità corazzate e di artiglieria decise di attaccare la parte centrale del fronte, lungo la cresta di Ruweisat e a Deir El Shein, presidiata dalla 21ª divisione corazzata tedesca e più a nord, nella zona della cresta di Miteyrya, difesa dalle divisioni di fanteria italiane “Trieste”, “Sabratha” e “Trento”.
All’attacco parteciparono la XXIII brigata corazzata e le divisioni di fanteria 5ª (indiana), 2ª (neozelandese) e 9ª (australiana).Dopo iniziali successi, che causarono forti perdite alle truppe italo-tedesche (la divisione “Sabratha” cessò praticamente di esistere e fu sciolta il 25 luglio), l’intervento dei due reggimenti carri tedeschi, il 5° e l’8° e l’accanita resistenza dei reparti italiani fermò definitivamente l’attacco infliggendo agli inglesi e ai loro alleati rilevantissime perdite tanto da costringere il comandante britannico ad ordinare la fine dell’offensiva e il riposizionamento a difesa delle sue unità, in attesa delle controffensiva dell’Asse, ritenuta assai probabile ed imminente.” (Vincenzo Meleca)
Le forze italo-tedesche, malgrado le notevoli perdite, la mancanza di rifornimenti e la superiorità nemica in uomini e mezzi, avevano resistito.
Il 31 luglio Auchinleck, con l’ 8ª Armata oramai stremata, ordinò la fine dell’offensiva per poter rafforzare le proprie linee difensive per contrastare un’eventuale controffensiva. La battaglia finì quindi in stallo, ma fu decisiva comunque per fermare l’avanzata verso Alessandria d’Egitto da parte delle truppe dell’Asse.
Si era creata una situazione era di stallo, con le forze italo-tedesche non più in grado di proseguire l’azione ideata da Rommel e Auchinleck incerto se continuare a resistere sulla linea di El Alamein o arretrare attestandosi a difesa di Alessandria e Il Cairo
Intanto Rommel decise di riorganizzarsi e di difendere la linea conquistata.
Da là ad un mese sarebbe iniziata la seconda battaglia di El Alamein (o Battaglia di Alam Halfa), 30 Agosto – 5 Settembre 1942, con un nuovo comandante inglese, il generale Bernard Law Montgomery.
Anche sul fronte italo-tedesco c’erano state delle novità: erano giunte nuove truppe a disposizione di Rommel: la divisione paracadutisti Folgore, la 164a divisione di fanteria tedesca, la 22a Brigata paracadutisti tedesca agli ordini del generale Ramcke e dalla Tripolitania i reparti corazzati della divisione Littorio.”(Massimiliano Alfiero)
Man mano che i reparti della Folgore arrivavano scaglionati, venivano aggregati alle divisioni di fanteria che tenevano le posizioni nella zona di El Alamein, quella che ne usufruì maggiormente fu la divisione Brescia alla quale furono assegnati due battaglioni il 5° e il 7° che parteciparono alla conquista dei capisaldi inglesi di Bab el Qattara, Alam Nayil, durante la seconda offensiva di Rommel a fine agosto 1942.
La Divisione Paracadutisti Folgore, arrivata sul fronte dell’Africa Settentrionale a partire dalla metà di luglio del 1942, andò infine ad occupare l’estrema parte meridionale dello schieramento italo-tedesco, una zona compresa tra Deir el Munassib, a nord, e le alture di Qaret el Himeimat, a sud, confinanti con la grande depressione di Qattara.
Il suo organico comprendeva due reggimenti di fanteria paracadutista, il 186° (su tre battaglioni, 5°, 6° e 7°) e il 187° (su quattro battaglioni, 2°, 4°, 9° e 10°; successivamente, per le perdite subite, il 1Ob Btg. fu sciolto, inglobandone gli effettivi nel 9°), il 185° Reggimento Artiglieria Paracadutisti (su tre gruppi, 1°, 2° e 3°, con pezzi anticarro da 47(32), l’8° Battaglione Guastatori Paracadutisti, compagnie cannoni reggimentali e compagnie divisionali autonome (mortai da 81, minatori-artieri, collegamenti) più servizi vari per un totale di circa 5.000 uomini.
I reparti inizialmente furono distribuiti lungo la linea del fronte, alcuni alle dipendenze di altre unità, dislocate in zone limitrofe, ed entrarono subito in azione, nel quadro di una più generale offensiva delle forze dell’Asse, nota come la seconda battaglia di El Alamein (o Battaglia di Alam Halfa).
Il 15 agosto 1942 Winston Churchill aveva ritenuto necessario – preoccupato per la mancanza di vittorie nel Nord Africa ed in apprensione per l’Operazione Torch, il nome in codice assegnato dagli Alleati alla imponente operazione di sbarco in Marocco e Algeria poi effettuata tra l’8 e il 16 novembre 1942 – di sostituire Auchinleck, che deteneva al momento contemporaneamente il comando supremo del teatro del Medio Oriente e il comando della VIII Armata operante contro le forze italo-tedesche in Egitto, con due generali: il generale Harold Alexander, quale comandante in capo per il teatro del Medio Oriente, e il generale Montgomery, a capo dell’VIII armata.
Il 28 agosto, sempre consapevole che il tempo giocava a favore del nemico, Rommel inviò ai reparti le direttive per la nuova offensiva che doveva scattare il 30 agosto: la manovra di Rommel prevedeva un avvolgimento da sud e poi una conversione a nord oltre il rilievo di Alam el Halfa al fine di colpire il nemico sul fianco e alle spalle.
Insieme al Deutsche Afrika Korps, mossero all’attacco il XX Corpo Motorizzato italiano, con le divisioni corazzate Ariete e Littorio e la divisione motorizzata Trieste, sul fianco sinistro della 15a e 21a Panzer division.
L’attacco iniziò nella notte tra il 30 ed il 31 agosto: i reparti corazzati tedeschi investirono il settore meridionale del fronte, con l’obiettivo di superare la zona dei campi minati, aggirare l’intero schieramento inglese e sboccare sulla costa all’altezza di El Hamman, alle spalle dell’Ottava Armata.” (Massimiliano Alfiero)
L’attacco, che si protrasse dal 30 agosto al 4 settembre, non ottenne i risultati sperati e Rommel fu costretto ad ordinare il ripiegamento sulle linee di partenza.
Per la Folgore, invece, il bilancio dell’operazione fu assai positivo, sia per i particolari successi conseguiti (attacchi di pattuglie, colpi di mano nel vivo delle difese avversarie con cattura di prigionieri, armi e mezzi), sia soprattutto per il comportamento dei suoi uomini i quali, messi per la prima volta alla prova in battaglia, dimostravano di possedere in pieno quelle doti di combattività, coraggio e spirito di iniziativa che li avrebbero resi famosi.
“Dopo tre giorni di durissimi combattimenti, considerando le perdite e la mancanza di carburante, Rommel si vide costretto a sospendere l’offensiva e ad ordinare l’arretramento del fronte difensivo.
Il 4 settembre gli inglesi lanciarono l’operazione Beresford nel tentativo di eliminare il saliente che le forze italo-tedesche erano riuscite a creare durante l’ultima offensiva, nella zona di Deir Alinda, Deir el Munassib e Deir Munafid.
L’attacco inglese si arenò davanti alla forte resistenza dei reparti della divisione Folgore, che riuscirono a respingere le puntate offensive del nemico infliggendogli notevoli perdite” (Massimiliano Alfiero)
Alla battaglia nota come la seconda battaglia di El Alamein (o Battaglia di Alam Halfa), iniziata il 30 agosto, la divisione paracadutisti Folgore partecipò con tre raggruppamenti tattici.: battaglioni V , VII e II gruppo artiglieria, “ battaglioni II, I gruppo artiglieria e altre unità divisionali.; i battaglioni IX e X e III gruppo artiglieria.
il 187°reggimento Folgore che presidiava la zona di El Taqa, ebbe l’ordine di muovere su Deir el Alinda e Qaret el Himeimat e tenere saldamente quelle posizioni; per quella azione vennero formati due raggruppamenti, quello del ten. colonnello Bechi con il suo 4° battaglione e il 2° battaglione del maggiore Zanninovich, mentre l’altro del tenente colonnello Camosso, comprendeva il 9° battaglione del maggiore Aurelio Rossi e il 10° del capitano Amleto Carugno.
La sera del 31 agosto 1942 il raggruppamento “Camosso“, (IX e X Battaglione) rinforzato dal III gruppo 185° reggimento artiglieria paracadutisti del maggiore Ferdinando Macchiato, muoveva dalle posizioni di Forte Menthon per occupare quelle di Deir el Alinda – Quota 101, mentre il II battaglione del raggruppamento “ Bechi “ raggiungeva Naqb Rala – Qaret el Himeimat.
Nel mese di settembre la divisione ormai completa nei suoi tre Reggimenti, il 186°comandato dal colonnello Pietro Tantillo, il 187°dal tenente colonnello Luigi Camosso e il 185°artiglieria dal colonnello Ernesto Boffa, venne dislocata allo estremo sud dello schieramento dell’Asse: da Deir el Munassib sino a Qaret el Himeimat
Il suo schieramento era articolato in quattro raggruppamenti tattici: Ruspoli (con i battaglioni 7° e 8° Guastatori) a nord, Bechi (2° e 4°) e Camosso (9° e 10°) al centro, Tantillo (5° e 6°) a sud. I tre gruppi di artiglieria, contratti a due (l ° e 3°), vennero assegnati organicamente ai quattro raggruppamenti col compito della difesa avanzata controcarro.
Durante il mese di settembre 1942, si erano consolidate da ambo le parti le rispettive posizioni. Durante il periodo antecedente la battaglia finale di El Alamein i reparti italo-tedeschi furono impegnati nel fortificare le posizioni difensive e stendere una vasta fascia di campi minati, i cosiddetti “giardini del diavolo”, zone di terreno zeppe di mine e trappole esplosive.
Mentre le forze italo-tedesche erano sempre in attesa di ricevere adeguati rinforzi e rifornimenti, sull’altra sponda grazie agli aiuti americani non c’era di che lamentarsi. Gli Alleati, con l’apporto fondamentale degli USA, avevano fatto affluire nei porti egiziani carri armati, artiglierie, automezzi, munizioni e carburante in quantità.
L’aggravarsi della situazione militare sul fronte Russo, non aveva consentito a Berlino di inviare ulteriori rinforzi in Africa settentrionale, cosi come lo Stato Maggiore italiano aveva ritenuto prioritario inviare sul fronte russo mezzi e uomini piuttosto che sul fronte africano.
Nelle sabbie del Sahara egiziano il 187° prende parte alle battaglie che portano al consolidamento del fronte sulla linea di El Alamein.
“Al mattino del 30 settembre 1942 nei pressi di Deir el Munassib, all’estremità meridionale del fronte, gli Inglesi tentarono di sfondare nel settore di Deir el Munassib. L’accanita difesa dei paracadutisti fece completamente fallire l’attacco e provocò al nemico ingenti perdite in uomini e mezzi. A difesa di quella posizione c’erano i paracadutisti del IX battaglione del 187º Reggimento Folgore.
Dall’altra parte c’era un battaglione del Queen’s Royal Regiment, appoggiato da circa 40 carri. Dopo aver pesantemente bombardato per oltre un’ora le posizioni dei parà, la fanteria nemica approfittando del fumo alzatosi dopo le esplosioni riuscì a penetrare attraverso alcuni varchi prodotti dalle artiglierie nella zona dei campi minati.
La reazione dei paracadutisti non si fece però attendere: una prima colonna inglese si ritrovò in mezzo al campo di tiro della 25a e 26a compagnia paracadutisti, mentre l’altra colonna si scontrò con la 27a compagnia ed il battaglione tedesco “Hubner”.
Seguirono durissimi scontri che videro gli inglesi lamentare pesanti perdite e quindi decidersi a ripiegare per evitare l’annientamento.” (Massimiliano Alfiero)
In quest’occasione gli uomini della Folgore adottarono sistematicamente una tattica che, già utilizzata sporadicamente nei combattimenti di fine agosto, diede ottimi risultati e si sarebbe rivelata la loro carta vincente nella futura battaglia di El Alamein.
Essa trovava la sua spiegazione nei rapporti di forza tra Italiani e Inglesi che erano talmente sproporzionati da non offrire alla Folgore, in teoria, alcuna speranza di poter resistere agli attacchi nemici.
Alla Folgore non restava dunque che puntare tutto sul fattore psicologico, facendo valere le grandi doti morali dei suoi uomini, saldezza di spirito, capacità di adattarsi alle situazioni, tendenza a mantenere comunque l’iniziativa, oltre ad un coraggio fuori del comune.
Le tattiche d’attacco inglesi presentavano sempre le stesse caratteristiche di estrema rigidità agli schemi studiati a tavolino, cioè prevedevano un iniziale forte tiro preparatorio d’artiglieria e poi, dopo l’allungamento del tiro, un’avanzata a ranghi serrati di formazioni molto consistenti di fanteria, precedute spesso dai carri.
I paracadutisti si opposero a questa tattica, sia rimanendo costantemente nelle proprie postazioni da combattimento ‘buche’, per essere in grado di entrare immediatamente in azione al sopraggiungere delle truppe avversarie, sia aprendo il fuoco tutti contemporaneamente, alla minima distanza.
Prima di far ciò, tuttavia, si lasciavano deliberatamente sopravanzare dal nemico, per sorprenderlo col fuoco incrociato delle armi automatiche sui fianchi e alle spalle.
In tal modo essi riuscivano a creare lo scompiglio tra gli attaccanti che, sebbene nettamente superiori in uomini e armamenti, venivano messi nella terribile condizione psicologica di non sentirsi protetti alle spalle.
Altra tattica apparentemente suicida, ma nella realtà ampiamente vincente, fu quella del “contrassalto preventivo”, adottata per evitare lo scontro diretto all’arma bianca che avrebbe visto senz’altro prevalere il nemico.
Quando gli attaccanti erano a poche decine di metri dalle postazioni italiane, i paracadutisti balzavano al contrattacco col lancio di bombe a mano, proprio nel momento in cui l’avversario era più vulnerabile.
Approfittando poi della confusione creata dalla loro azione, riguadagnavano le postazioni di partenza.
In tal modo essi annullavano la forza d’impatto degli attaccanti, ne scompaginavano le fila ed influivano negativamente sul loro morale.
Si spiega così come riuscirono ad avere sempre la meglio contro forze anche dieci volte superiori.
Il contrassalto fu applicato anche negli scontri con i carri armati, utilizzando bottiglie incendiarie ed altri ordigni che, se non erano in grado di bloccare totalmente l’avversario, riuscivano ugualmente a sorprenderlo e rallentarlo.
Il vittorioso combattimento di Deir el Munassib del 30 settembre meritò alla Folgore la prima citazione sul bollettino di guerra italiano.
La Divisione Folgore si schierò a difesa nel settore meridionale della linea difensiva per la battaglia finale di El Alamein, costituendo il X Corpo d’armata assieme alla 17ª Divisione Fanteria “Pavia” e riorganizzandosi come segue:
Organizzazione della Divisione Folgore dal Settembre 1941 al 23 Ottobre 1942
Settembre 1941
Compagnia comando e servizi divisionali
1º Reggimento fanteria paracadutisti
2º Reggimento fanteria paracadutisti
3º Reggimento fanteria paracadutisti (dal 10 marzo 1942)
Reggimento artiglieria paracadutisti
VIII Battaglione guastatori paracadutisti
Compagnia minatori-artieri
Compagnia collegamenti
Agosto 1942
L’organizzazione divisionale ad agosto 1942 era la seguente,con un organico teorico di 5.912 Uomini (di cui 299 ufficiali):
Comando e Compagnia comando divisionale
185ª Compagnia mista Carabinieri
260º Ufficio postale da campo
20ª Sezione sussistenza
20ª Sezione intendenza
185ª Sezione sanità
185º Reparto trasporti
20ª Compagnia mortai (81 mm mod.35)
185ª Compagnia genio collegamenti
185ª Compagnia genio minatori-artieri
VIII Battaglione guastatori paracadutisti su:
Compagnia comando
22ª Compagnia guastatori paracadutisti
23ª Compagnia guastatori paracadutisti
24ª Compagnia guastatori paracadutisti
187º Reggimento fanteria paracadutisti, su:
Comando e Compagnia comando
Compagnia cannoni reggimentale (47/32 mod.35)
II Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
4ª Compagnia paracadutisti
5ª Compagnia paracadutisti
6ª Compagnia paracadutisti
IV Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
10ª Compagnia paracadutisti
11ª Compagnia paracadutisti
12ª Compagnia paracadutisti
IX Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
25ª Compagnia paracadutisti
26ª Compagnia paracadutisti
27ª Compagnia paracadutisti
X Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
28ª Compagnia paracadutisti
29ª Compagnia paracadutisti
30ª Compagnia paracadutisti
186º Reggimento fanteria paracadutisti, su:
Comando e Compagnia comando
Compagnia cannoni reggimentale (47/32 mod.35)
V Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
13ª Compagnia paracadutisti
14ª Compagnia paracadutisti
15ª Compagnia paracadutisti
VI Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
16ª Compagnia paracadutisti
17ª Compagnia paracadutisti
18ª Compagnia paracadutisti
VII Battaglione paracadutisti, su:
Compagnia comando
19ª Compagnia paracadutisti
20ª Compagnia paracadutisti
21ª Compagnia paracadutisti
185º Reggimento artiglieria paracadutisti, su:
Comando e batteria comando
I Gruppo artiglieria paracadutisti, su:
Batteria comando
1ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
2ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
II Gruppo artiglieria paracadutisti, su:
Batteria comando
3ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
4ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
III Gruppo artiglieria paracadutisti, su:
Batteria comando
5ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
6ª Batteria artiglieria paracadutisti (47/32 mod.35)
Settembre 1942
All’inizio di settembre la Divisione si schierò a difesa nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein, costituendo il X Corpo d’armata assieme alla 17ª Divisione Fanteria “Pavia” e alla Divisione fanteria “Brescia” e riorganizzandosi come segue:
Raggruppamento Tattico “Ruspoli” (VII ed VIII Battaglione)
Raggruppamento Tattico “Bechi” (II e IV Battaglione)
Raggruppamento Tattico “Camosso” (IX e X Battaglione)
Raggruppamento Tattico “Tantillo” (V e VI Battaglione)
L’artiglieria divisionale contrasse i suoi Gruppi a due (I e III) e si suddivise in supporto diretto ai vari Raggruppamenti.
Per supplire alla mancanza di artiglieria campale della Divisione, venne costituito un Raggruppamento Tattico Artiglieria “Folgore” al comando del colonnello Boffa, costituito dai seguenti reparti:
II Gruppo, 26º Reggimento artiglieria “Rubicone” (75/27 mod.06 – dalla 17ª Divisione fanteria “Pavia”)
IV Gruppo, 26º Reggimento artiglieria “Rubicone” (100/17 mod.16 – dalla 17ª Divisione fanteria “Pavia”)
I Gruppo, 21º Reggimento artiglieria “Po” (100/17 mod.16 – dalla 101ª Divisione motorizzata “Trieste”)
III Gruppo, 1º Reggimento artiglieria Celere (75/27 mod.06 – dalla 27ª Divisione fanteria “Brescia”)
XXXI Gruppo, 132º Reggimento artiglieria “Ariete” (88/55 FlaK 37 – dalla 132ª Divisione corazzata “Ariete”)
III Gruppo, 132º Reggimento artiglieria “Ariete” (90/53 mod.41 – dalla 132ª Divisione corazzata “Ariete”)
Gruppo di Formazione, 155.e Artillerie-Regiment (8,8cm Flak 37, 10cm K18 e 21cm K38 – dalla 21. Panzer-Division)
La Divisione Paracadutisti è stata costituita il 1° settembre 1941 a Tarquinia (VT) con i Reggimenti Paracadutisti 1° e 2° – cui si affianca il 3° nel marzo 1942 – ed il Reggimento Artiglieria Paracadutisti.
Resosi necessario l’impiego oltremare come unità terrestre, nel luglio 1942 è denominata Divisione di Fanteria “Folgore” (185^).
Le sue unità, di conseguenza, assumono la denominazione di 185°, 186° e 187° Reggimento Fanteria “Folgore” e 185° Reggimento Artiglieria “Folgore”.
La “Folgore”, avrà il battesimo del fuoco in Africa Settentrionale dove imporrà all’ammirazione del nemico e dell’alleato, il suo stile di combattimento.
Consumata ma non vinta nella terribile battaglia di El Alamein, dal 23 ottobre al 4 novembre del 1942, viene ufficialmente sciolta il 23 novembre 1942.