Festina Lente, in greco antico, σπεῦδε βραδέως (spède bradéōs): agisci velocemente dopo aver pensato ponderatamente. Una delle più belle rappresentazioni del famoso motto è la fontana delle Tartarughe in piazza Mattei a Roma.
I quattro efebi in bronzo si tengono in equilibrio poggiando il piede su guizzanti delfini, di cui tengono in mano la coda e dalla cui bocca sgorga l’acqua che si raccoglie nelle conchiglie inferiori, mentre l’altro braccio degli efebi è sollevato e sembra spingere le tartarughe ad abbeverarsi nella vasca superiore.
È stata realizzata tra il 1581 ed il 1588 su progetto di Giacomo della Porta (1533-1602) con le sculture del fiorentino Taddeo Landini (1550-1596). Le quattro tartarughe collocate sul bordo della vasca superiore, attribuite dalla tradizione a Gian Lorenzo Bernini, costituiscono un felice completamento dell’opera effettuato nel corso del restauro del 1658-59, sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-1667).
L’insegnamento delle sculture che prevalgono sulla pur complessa struttura architettonica arricchita dai marmi impiegati, di diversi colori, è che i giovani devono imparare a restare in equilibrio con i piedi sui delfini, anche se devono saper frenare con una mano i bassi istinti, contemporaneamente con l’altra mano devono spingere il pensiero, prudente come quello di una tartaruga, per elevarsi alle mete elevate.
Festina lente, ossia «affrettati con calma», era anche il motto della tipografia aperta nel 1494 nella contrada di Sant’Agostino (Venezia) da Aldo Manuzio (Bassano, tra 1449 e 1452 – Venezia, 6 febbraio1515), il primo editore in senso moderno in Europa.
Il motto apparve per la prima volta nel 1498 nella dedica delle opere di Poliziano, mentre il celebre simbolo raffigurante un’ancora (la solidità) con un delfino (la velocità), ricavata da un’antica moneta romana donatagli da Pietro Bembo, comparve con la pubblicazione delle Terze rime di Dante nel 1502.
Quest’ultimo introdusse il carattere a stampa corsivo, il formato in ottavo e ben presto in tutta Europa i suoi volumi tascabili ed economici, le “edizioni Aldine”, si affrettarono (festina) ad essere diffusi, mentre con calma (lente) i curatori nominati da Manuzio andavano preparando edizioni dei classici sempre più filologicamente accurate e accademicamente prestigiose.
Quest’ultimo morì il 6 febbraio 1515, dopo aver stampato circa 130 edizioni in greco, in latino e in volgare: pubblicò contemporanei quali Erasmo, Angelo Poliziano o Pietro Bembo, ma soprattutto i suoi sforzi erano tutti tesi a recuperare ed editare i grandi classici, da Aristotele a Tucidide, da Erodoto a Cicerone, da Sofocle a Luciano, Catullo, Virgilio, Ovidio, Omero.
Festina Lente: agisci con cautela ma senza indugi, fu ripreso anche da Cosimo I de’ Medici, duca di Firenze, che ne fece il motto della sua flotta navale ed è rappresentata ancora oggi in diversi punti su soffitti e pavimenti di Palazzo Vecchio.
La tartaruga, animale famoso per la sua lentezza, ma anche simbolo di prudenza, è abbinata alla vela gonfiata dal vento, ovvero ciò che spinge le navi, quindi emblema di forza d’azione.
Un invito ad avanzare decisi avendo bene in mente il proprio obiettivo, evitando di agire senza prima avere valutato i pro e i contro di ogni azione.
Festina lente in ambito turistico significa muoviti con sveltezza ma senza fretta, perché “l’attesa del piacere è anch’essa piacere”, un’esortazione nel frenare la nostra spasmodica accelerazione di movimento per fare spazio a una visita più a misura d’uomo, dove le scelte sono dettate dalla conoscenza e non dagli stereotipi culturali.
La via “migliore” per arrivare alla piazza del paese non è quasi mai quella più breve. Allungando si passa nelle zone più emozionanti, salendo si vede un panorama, rallentando si passa davanti a una chiesa antica, scendendo si giunge alla riva di un fiume, di un lago o del mare. La via più breve solitamente trascura tutto ciò.
“Festina Lente, esalta anche la qualità lenta del progredire a vela (magari alla velocità massima teorica, per un cabinato di 10 metri è di 10 nodi (18 km/h) al contempo rivela che quella che può sembrare una velocità bassa sulla terraferma, regala, in mare e tra le onde, l’adrenalina, la forza e l’energia di una discesa eccitante: un solo spruzzo di acqua salata, rende giustizia alla misura dell’uomo immerso nel vento sulla superficie del mare ondoso, chiarendo che per il coraggio e per il piacere della conquista, non occorre superare i limiti che ci sono imposti dalla natura delle cose, come invece l’umano spesso ama fare in spregio totale di ogni senso della misura (Americo Alessandrini).
Festina Lente fu usato dall’imperatore Augusto per consigliare i suoi comandanti militari contro l’imprudenza sul campo di battaglia. Come raccontato dallo storico romano Svetonio nella sua opera “De vita Caesarum”, Augusto credeva che agire troppo in fretta senza la dovuta cautela potesse rivelarsi disastroso.
Il significato simbolico di festina lente applicato alla giustizia è la necessità di trovare un equilibrio tra velocità e deliberazione, di procedere con determinazione ma con attenzione.
I moderni sistemi legali hanno integrato la visione ampia racchiusa in festina lente, bilanciando la risoluzione efficiente dei casi con l’esame diligente delle prove.
Ci si aspetta che giudici e avvocati procedano con fermezza ma attenzione nel loro processo decisionale.
L’adagio promuove la saggezza pratica nel lavoro legale: i professionisti legali devono assicurarsi che i casi procedano in modo produttivo, mentre si esprimono giudizi metodici basati su una comprensione completa dei fatti.
