L’esportazione della democrazia è un’idea ampiamente associata alla politica estera degli Stati Uniti. Questa idea è radicata nell’ideologia del Destino manifesto, nata nel XIX secolo.
All’epoca, il Destino manifesto era una convinzione diffusa che gli Stati Uniti fossero destinati da Dio a espandersi nel continente nordamericano.
Nel XX secolo, questa idea si è evoluta fino a includere l’espansione della democrazia e dei valori americani nel mondo. Questa visione è diventata un elemento centrale della politica estera americana.
L’ambizione di essere un modello per l’umanità è un elemento chiave della politica estera statunitense, che deriva dall’idea di “eccezionalismo americano”. Secondo questa convinzione, gli Stati Uniti sono un Paese unico con una missione speciale nel mondo.
La politica estera statunitense è stata a lungo guidata dall’idea che la promozione della democrazia e del capitalismo all’estero contribuisca alla sicurezza nazionale e alla prosperità economica degli Stati Uniti.
Promuovendo la democrazia, gli Stati Uniti cercano quindi di creare un ambiente internazionale più pacifico e stabile. Ciò contribuisce alla sua sicurezza, riducendo il numero potenziale di minacce militari.
La teoria della “pace democratica” suggerisce che le democrazie hanno meno probabilità di entrare in guerra tra loro. (Baripedia)
Che cosa c’è di democratico nella pace democratica?
I casi in cui stati democratici hanno mancato di applicare all’estero i principi democratici non sono certo limitati a situazioni in cui essi si sono trovati a temere per la propria sicurezza.
Le democrazie decidono di usare la violenza e la coercizione non soltanto quando vi sono costretti.
La storia del colonialismo e dell’imperialismo europeo e americano mostra ampiamente che vantaggi economici e strategici possono con facilità avere un peso maggiore di ogni inclinazione a gestire i rapporti esterni in armonia con i principi dell’ordine interno.
Le potenze europee non avevano motivo di ritenersi minacciate dalle comunità che si apprestavano a colonizzare e per questa ragione sentirsi giustificati ad ignorare la norma contro la violenza.
La storia recente non manca di fornire altri esempi.
Il fatto che le democrazie si siano raramente considerate vincolate da principi democratici nelle loro interazioni con stati o comunità che non appartenevano alla propria sfera culturale mette in rilievo una seconda limitazione della spiegazione culturale:
La disponibilità di uno stato a comportarsi in modo democratico nei confronti di un altro stato dipende in modo cruciale dal riconoscimento di quello stato come democratico.
Il problema è che i governi di stati democratici hanno spesso applicato criteri arbitrari, volubili e incoerenti nel definire i regimi politici dei propri potenziali avversari.
Come visto sopra, in alcuni casi ciò dipendeva dalla insormontabile differenza tra civiltà, che ha indotto i paesi occidentali a optare per lo scontro tra civilizzazioni per secoli e secoli.
Ma in altri casi, la percezione di uno stato può cambiare a seconda delle convenienze e addirittura essere manipolata.
La percezione della Germania imperiale negli Stati Uniti, ad esempio, mutò con il deteriorarsi dei rapporti politici dei due stati negli anni precedenti alla prima guerra mondiale.
In certi casi non è l’interpretazione del regime politico di un determinato paese a determinare la politica estera nei confronti di quel paese, ma viceversa. (Boris Biancheri, Democrazia e legittimità)