Chiara Lubich al Congresso del Movimento dell’unità: “Il Movimento dell’unità per una politica di comunione”.
Castel Gandolfo, 9 giugno 2000
Onorevoli Senatori e Deputati, Signori rappresentanti del governo italiano, Autorità presenti, tutte, di tutte le nazioni, Chiarissimi professori, Signore e Signori, e amici,
siamo qui oggi per aprire, come loro sanno, il Convegno internazionale del Movimento dell’unità: una tappa importante per approfondire l’identità, gli ideali che persegue, i suoi metodi e gli scopi.
La sua nascita (del Movimento dell’unità) è recente: risale, infatti, al 2 maggio 1996, in occasione di un mio incontro con un gruppo di politici a Napoli (in Italia). Ma esso affonda le radici nella storia, spiritualità e dottrina del Movimento dei Focolari, dal quale è promosso.
Al mondo politico, infatti, abbiamo sempre riservato particolare attenzione, perché esso ci offriva la possibilità di amare il prossimo in un crescendo di carità: dall’amore interpersonale ad un amore più grande verso la polis. Molti dei nostri vi si sono impegnati, spesso in posizioni di responsabilità.
A Trento, nel 1944, noi, prime focolarine, rimaste in città mentre le nostre famiglie sfollavano, correndo nei rifugi potevamo portare solo un piccolo libro con noi, il Vangelo.
Lì, consapevoli che ogni nostro incontro poteva essere l’ultimo, abbiamo cercato – tra i sogni che la guerra frantumava, spezzando le vite, facendo crollare le case – abbiamo cercato l’Ideale che non crolla, per il quale valeva la pena di spendere la propria vita: e ci si è rivelato Dio Amore; Amore perché Trinità di Persone che si amano, e alla cui comunione di Amore siamo chiamati tutti noi.
Amore che doveva essere, allora, anche la vita nostra di figli dell’amore. Amore che andava indirizzato agli altri, a persone che avevano bisogno di sostegno spirituale, di conforto, ma anche di cibo, scarpe, vestiti, case: tutti beni che l’odio e l’egoismo umano distruggevano o rendevano introvabili.
E rispondendo così all’amore di Dio, amando gli uomini, abbiamo dato vita ad una comunità cittadina, nella quale l’amore evangelico trovava soluzioni al problema sociale e un nuovo ordinamento per la vita di tutti.
Stava nascendo un Movimento religioso sorretto da un carisma che l’avrebbe portato a realizzare il “sogno d’un Dio” come dicono i nostri giovani: l’unità. “Padre, che tutti siano uno” (1 Cf Gv 17,21) aveva pregato Gesù. Un Movimento religioso che rivelò ben presto anche un significato politico.
Oggi vorrei ripercorrere, insieme a loro, gli avvenimenti della nostra storia che più hanno contribuito alla formazione della nostra coscienza… concezione politica, sottolineando, in ciascuno di loro, ciò che conserva un valore duraturo e che può contribuire, mi sembra, al patrimonio del Movimento dell’unità.
Nel 1948, alla Camera dei Deputati, avvenne l’incontro con l’on. Igino Giordani, personalità di vasta esperienza culturale, sociale e politica, combattente nelle stagioni difficili del primo dopoguerra, maestro di pensiero e punto di riferimento per le generazioni che, sotto la dittatura, avevano anelato alla libertà.
Giordani è stato confondatore del Movimento dei Focolari e ai nostri occhi ha sempre rappresentato, per un particolare disegno di Dio, la realtà dell’umanità, la storia di essa, le sue sofferenze, le sue conquiste, la sua ricerca di un ideale vero.
Egli, Giordani, porta nel nostro cuore l’umanità con i suoi problemi e le sue ansie: la ricostruzione del Paese e dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale, la democrazia nascente, la divisione Est-Ovest. Giordani riceve a sua volta dallo spirito del Movimento un nuovo impulso per la propria attività politica. Ne sono espressione: il suo discorso sulla pace universale accolto dall’applauso di tutto il Parlamento; il primo disegno di legge sull’obiezione di coscienza, presentato insieme al socialista Calosso; il dialogo sulla pace con il comunista Laiolo.
Ben presto attorno a Giordani si raccoglie un discreto gruppo di deputati che condividono il nostro Ideale e cercano di viverlo in Parlamento.
Si sperimenta lì, per la prima volta in una sede politica, quell’arte di amare di cui ho parlato, in un’occasione particolare, qualche mese fa in Campidoglio.
E’ un’arte – dico brevemente – che esige che si ami tutti senza discriminazione e quindi anche senza distinzione di partito.
Che si ami per primi; che chiede di farsi uno con gli altri per accoglierli, facendo il vuoto dentro di noi, delle nostre preoccupazioni, dei nostri pensieri.
A quest’arte di amare sono chiamati in primo luogo i cristiani, ma non solo: tutti possono e debbono amare. E’ legge per ogni credente di qualsiasi fede. Ed è nel DNA di ogni persona umana.
E se l’amore è reciproco – secondo il comandamento di Gesù: “Amatevi a vicenda come io ho amato voi” (2 Cf Gv 13,34).
Egli si fa presente fra noi come aveva promesso: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome (nel mio amore significa), io sono in mezzo a loro” (3 Mt 18,20).
E’ una presenza di Gesù che trasforma gli uomini singolarmente e crea l’unità tra loro: non una semplice concordia di intenti o di opinioni basate su una medesima opzione politica, ma quell’unità umano-divina che unisce in modo più profondo, al di là delle differenze di cultura e di appartenenza politica; differenze che solo sulla base dell’unità acquistano il loro vero significato e, nella reciprocità, diventano ricchezza comune.
E’ tuttora norma, perciò, vivere anzitutto così, come veri cristiani, e sapersi impegnati in politica. E poiché al Movimento dell’unità partecipano oggi anche persone non cristiane o di altre culture, questo impegno può essere formulato in questo modo: prima essere persone che credono nei valori profondi, eterni dell’uomo, e poi muoversi nell’azione politica.
La presenza di Gesù in mezzo a noi, effetto dell’unità, che è il cuore di tutte le nostre comunità, lo è anche delle nostre comunità politiche.
Ne ha intravisto la necessità, nel 1962, l’on. Tommaso Sorgi, che dalla Camera dei Deputati mi scrive: “Noi che viviamo nel midollo di questa benedetta vita pubblica, costatiamo ogni momento come sul piano umano – anche sul piano dei valori etici più nobili – non vi sia alcuna speranza di redenzione per questo mondo ristretto di insincerità, di lotte, di corsa al potere.
Purtroppo costatiamo anche come gli stessi valori religiosi non riescano a modificare l’homo politicus, che li accetta a volte solo in quanto a lui servono e li accantona appena gli sembrano intralcio (…).
L’azione di conquista individuale (…) da sola sembra insufficiente. Ci vuole un lampeggiare della Sapienza che scuota l’umanità intera (…)” (4 TOMMASO SORGI, Lettera inedita a Chiara Lubich, Teramo, 7 febbraio 1962).
Ora, tale Luce di Sapienza non può venire in modo speciale che da Dio, Dio che, in Gesù attirato dal nostro amore vicendevole, si fa presente in mezzo a noi, nei luoghi del nostro impegno e, attraverso di noi, agisce politicamente.
E’ stato questo lo scopo della nostra “cellula parlamentare”, che dal 1950 ad oggi ha visto cambiare i propri membri – i quali, da un certo momento in poi, appartenevano anche a partiti diversi -, ma non ha visto cambiare il proprio obiettivo: far presente anzitutto, giacché la nostra unità lo permette, Gesù in Parlamento.
Altra presenza notevole che ha sottolineato quel significato politico che poteva avere il nostro Movimento è stata quella di Alcide De Gasperi, trentino come le prime e i primi focolarini. Era molto vicino al Movimento.
La spiritualità dell’unità, che ha conosciuto abbastanza profondamente, lo affascinava e rafforzava in lui quella vocazione all’unità che, assieme ad Adenauer e a Schumann, lo ha fatto fondatore dell’Europa Unita.
Specie negli ultimi anni – come si può comprendere da un documentario che lo riguarda – tutti i suoi pensieri confluivano, in certo modo, nel “che tutti siano uno” di Gesù. Quel Gesù che egli ha invocato per ben tre volte prima di morire.
Da parte nostra al contatto con De Gasperi ci siamo resi conto di quanto può costruire un politico che ama il suo Paese e quanto questo gli possa costare.
Fra De Gasperi e noi era iniziata una certa corrispondenza. In una mia lettera del 1950 gli avevo scritto: “Lei vale per noi quanto vale Gesù tra noi, perché è nostra convinzione che ogni autorità viene da Dio (…).
Lei ha tutta la grazia di stato per governare l’Italia (…); dovrebbe essere l’espressione più luminosa dei suoi e anche degli altri”.
Questo ricordo mi dà modo di spiegare quale concetto d’autorità si ebbe sin d’allora.
Si sa che è Dio che dona agli uomini – come suoi vicari nel mondo – l’autorità, la quale dovrà essere strumento di verità e di amore (5 Cf Gv 19,11). Per questo abbiamo sempre avuto un altissimo senso dell’autorità.
Autorità che, data da un Dio che è Amore e che è Trinità, assume però un significato che non sempre è facile trovare nelle dottrine politiche e nei codici di diritto. Per noi l’autorità è una partecipazione dell’amore del Creatore per ognuna delle sue creature, dell’amore di un Padre per tutti i suoi figli, anche i più deboli e insignificanti, che hanno però in sé la dignità inviolabile di essere figli di Dio.
Questa autorità data da Dio ad ogni uomo (6 Cf Gn 1,28-29) è poi la radice della specifica partecipazione ad essa che investe l’autorità politica per il governo della città dell’uomo.
E’ importante però ricordare la grande, tremenda responsabilità che hanno di fronte a Dio e di fronte agli uomini quelli che governano; non bisogna mai dimenticare che il cittadino è la prima partecipazione dell’amore di Dio per la città, ha delle funzioni da svolgere in coscienza e con propri diritti e doveri, e non è l’oggetto ma il soggetto vero della comunità politica e tale deve consapevolmente farsi. Il potere politico deve porsi al suo servizio, come spesso da ogni parte si dice.
E affinché questo possa attuarsi in maniera sempre più completa, alla politica vissuta dai governanti come servizio di verità e di amore deve corrispondere, come esercizio da parte dei cittadini dell’autorità ricevuta da Dio, una loro sempre più piena partecipazione alla “cosa pubblica”. Perché solo in questa reciprocità si può costruire il bene di tutta la comunità. E qui noi pensiamo al rapporto trinitario fra i due soggetti, che significa armonia di unità e molteplicità.
Nel Movimento non si vuole certo confondere religione e politica, come è avvenuto e avviene per gli integralismi di cristiani ed anche di non cristiani.
E’ necessario il riconoscimento della specificità della politica, con le sue proprie competenze.
D’altra parte Gesù è la Vita, è la Vita completa. Non è solo un fatto religioso… E’ questo separarlo dalla vita intera dell’uomo una pratica eresia dei tempi presenti, ed un asservire l’uomo a qualcosa che è meno di lui e relegare Dio, che è Padre, lontano dai figli.
No, Gesù è l’Uomo, l’uomo perfetto, che riassume in sé tutti gli uomini ed ogni verità e spinta che essi possono sentire per elevarsi al proprio posto.
Si pensa a volte che il Vangelo non risolva tutti i problemi umani e che porti soltanto il Regno di Dio inteso in senso unicamente religioso. Ma non è così. Non è certo il Gesù storico che risolve tutti i problemi. Lo fa Gesù-noi, membra del Corpo mistico, Gesù-io, Gesù-tu… E’ Gesù nell’uomo, in quel dato uomo – quando la sua grazia e l’amore sono in lui -, che costruisce un ponte, che fa una strada.
Gesù che è la personalità vera, più profonda, di ognuno. E’ come “altro Cristo” che il cristiano può portare un contributo suo tipico in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica.
Con queste idee, in tale direzione era avviato l’impegno dei nostri politici, per i quali fu costituito, nel 1959, il “Centro santa Caterina”. Esso fu, per quasi dieci anni, il punto di convergenza delle loro ansie e preoccupazioni e il punto di partenza delle loro attività, rinnovati nello spirito dell’unità e rafforzati dall’approfondimento dei principi della dottrina sociale cristiana.
Nella prospettiva del Centro santa Caterina la politica però non si esauriva nella ricerca di un bene comune dei cittadini inteso solo nel suo aspetto materiale, di utilità generale; doveva anche operare in modo da costruire una società aperta al conseguimento di fini sempre più elevati.
La politica poteva e doveva favorire il responsabilizzarsi di ogni uomo come membro di un corpo, che è l’umanità intera, e offrirgli la possibilità di raggiungere quella realizzazione temporale di sé e quella felicità che si hanno solo nella fraternità universale.
Si sottolineava poi come i cristiani devono essere coscienti che quanto essi realizzano, accanto e in comunione di intenti con tutti coloro che cercano il bene dell’umanità, edifica la città terrena continuando l’opera del Creatore; e al contempo avvicina anche i “Cieli nuovi” e la “terra nuova” (7 2 Pt 3,13), perché Cristo ha redento, col cosmo, anche l’attività umana, le cui opere rimarranno se sono costruite secondo il comandamento dell’amore.
Il Centro santa Caterina, ancora, nell’ampliare la visuale comunemente accettata dell’impegno politico, e nello spronare i propri membri a collocare le scelte quotidiane in un grande disegno storico, vagliava anche, alla luce della verità presente nel cuore dell’uomo, tutte le leggi politiche che hanno resistito al tempo, per convalidarle. E i nostri che erano in politica non si sentivano soli, ma avvertivano la presenza attiva e l’aiuto di quanti, nel corso della storia, avevano contribuito al medesimo disegno.
Inoltre studiavano nuove leggi, suggerite dai rapporti che l’amore reciproco suscitava tra persone, tra gruppi, tra popoli.
C’è sempre stata inoltre la convinzione, ogni giorno convalidata e riscoperta sempre in nuove forme, che la Provvidenza di Dio non manca mai, ma agisce nelle cose umane, e dunque anche nelle cose politiche.
Sono, queste, alcune delle idee che il Movimento dell’unità ha ereditato dal Centro santa Caterina.
Ma ve n’è una fondamentale, alla base di tutto e che è la garanzia di successo dei nostri politici nella tensione continua a vivere gli ideali che vogliono perseguire. La offriamo a coloro che sono cristiani fra noi. Ma non solo: Cristo è morto per tutti gli uomini della terra.
Si è già detto che qui occorre prima di tutto essere autentici cristiani e su questa base svolgere il proprio compito in politica. Ebbene essere autentici cristiani significa seguire Gesù con quella che abbiamo chiamato “l’arte di amare”, ma anche, come Lui ha detto con parole forti, rinnegando noi stessi e prendendo la propria croce. La propria croce.
Qual è la croce specifica per chi vive anche oggi in politica? Penso sia spesso la mancanza d’unità, di concordia, che rendono il lavoro pesante e poco fruttuoso; le contrapposizioni rigide fra partiti senza comprensione dei motivi dell’altro, la divisione per cause etniche dentro gli Stati, la divisione tra gli Stati, ecc.
Sarà necessario allora vedere come superare queste disunità, come riportare l’unità.
Gesù stesso è venuto in terra per realizzare l’unità perduta fra gli uomini e Dio e quella degli uomini fra loro. Lo ha fatto con la sua passione e morte e soprattutto – è questa convinzione di teologi e santi – lo ha fatto quando sperimentò in se stesso la più alta disunità: quella fra Lui ed il Padre con cui era una cosa sola. E ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (8 Mt 27,46).
Ebbene: è questo mistero la chiave che apre l’unità per i membri del Movimento dei Focolari, e quindi anche per quella sua particolare realtà che è il Movimento dell’unità.
Solo persone che abbiano sempre di fronte la figura di Lui crocifisso e abbandonato, che sappiano vedere il suo Volto in ogni divisione, che Lo amino e sappiano abbracciare la croce della divisione per amore di Lui, sono in grado di ricomporre ogni disunità.
E’ amando Lui crocifisso e abbandonato che esse (queste persone) ottengono in dono una luce che la mente non produce da sé, una forza che è più di quella che comunemente si possiede.
Il Movimento dei Focolari a poco a poco si estende in tutto il mondo: nel 1956 nascono i volontari, gente assai impegnata nel sociale.
Di fronte all’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe del Patto di Varsavia, sorse spontaneo in noi il desiderio di un’altra invasione, con una determinazione analoga ma di segno contrario: quella di portare una rivoluzione d’amore nella vita di ogni giorno, nella famiglia, nei luoghi di lavoro e di impegno culturale, sociale e politico.
I volontari sono i principali animatori del cosiddetto Movimento Umanità Nuova, che coordina tutti i membri del Movimento dei Focolari per quanto riguarda il loro essere società civile.
Esso, nel corso dei decenni, ha fatto crescere in tutto il mondo un vero e proprio popolo, il popolo dell’unità, che conta oggi milioni di persone, e comincia ad incidere in maniera originale nel modo di fare cultura: economia, politica, arte, giustizia, comunicazione, ecc.; popolo che coinvolge adulti e giovani, financo bambini, gente di ogni cultura, professione, Paese. I riconoscimenti accademici, civili, politici, che prestigiose università ed istituzioni internazionali hanno conferito alla mia persona, sono in realtà riconoscimenti alla vita di questo popolo e alla sua presenza nella storia di oggi.
Fin dai primi tempi del nostro Movimento si è sempre avuta la consapevolezza che il carisma dell’unità è portatore di una cultura propria, ed è ad un tempo figlia della tradizione cristiana, e nuova, per la luce portata dal carisma. Ma è stato il crescere del popolo dell’unità, il dilagare dell’Ideale nostro al di fuori delle stesse strutture del Movimento dei Focolari, che ha evidenziato la specificità di questa cultura, e che ne ha reso necessario l’approfondimento dottrinale: teologico, ma anche filosofico, politico, economico, psicologico, artistico, ecc.
E’ quanto sta facendo, ormai da dieci anni, quella che abbiamo chiamato “Scuola Abbà”, nella quale sono impegnati, insieme a me, esperti di diverse discipline.
Ed ecco la novità di questi ultimi tempi: l’incontro tra il popolo dell’unità e la sua dottrina ha provocato quelle che noi chiamiamo, termine suggeritoci da san Giovanni Crisostomo “inondazioni” e cioè lo svilupparsi di veri e propri nuovi movimenti, in particolare nel campo economico, con il progetto dell’Economia di Comunione, e in quello politico, appunto con il Movimento dell’unità, e in altri.
Il Movimento dell’unità, che continua il Centro santa Caterina, è portatore dunque di una nuova cultura politica.
Ma, dalla sua concezione della politica non nasce un nuovo partito. Cambia il metodo della politica: pur rimanendo fedele alle proprie autentiche idealità, il politico dell’unità ama tutti, come si è detto, e perciò in ogni circostanza cerca ciò che unisce.
Vogliamo, oggi, pensare la politica – in altro modo è stato già detto – come forse mai è stata concepita: far nascere – passi l’ardire – una politica di Gesù, quella che Lui pensa e a cui può dare vita attraverso di noi lì dove siamo: nei parlamenti nazionali e regionali, nei consigli comunali, nei partiti, nei diversi gruppi di iniziativa civica e politica, al governo e all’opposizione.
L’unità poi, vissuta così tra di noi, va portata anche, come fermento, all’interno dei singoli partiti, tra i partiti, nelle istituzioni, in ogni ambito della vita pubblica, nei rapporti fra gli Stati.
Ogni popolo può allora oltrepassare il proprio confine e guardare al di là, amando la Patria altrui come la propria, così che la presenza di Gesù possa realizzarsi anche tra i popoli e gli Stati, e fare dell’umanità una famiglia universale, che supera il limitato concetto di società internazionale perché i rapporti tra persone, gruppi, popoli, sono pensati per abbattere le divisioni e le barriere di ogni tipo.
Questo è l’obiettivo del Movimento dell’unità, che comincia a fiorire oggi nei 5 continenti, capace di far nascere nuovi progetti e di attrarre personalità di ogni livello e posizione politica.
I membri del Movimento dei Focolari vi sono presenti, nell’esercizio della propria professione o del proprio impegno civile, insieme a molte altre persone che hanno conosciuto l’Ideale dell’unità e lo vivono, pur senza appartenere alla nostra Opera.
Ed ora, cercando di capirlo ancor meglio, chiediamoci: ma qual è lo specifico del Movimento dell’unità?
Sappiamo che la redenzione, attuata da Gesù sulla croce, trasforma interiormente tutti i legami umani immettendovi l’Amore divino e rendendoci così fratelli.
Ora questo ha un profondo significato per il nostro Movimento, se pensiamo che il grande progetto politico della modernità prevedeva, come sintetizza il motto della rivoluzione francese, “libertà, uguaglianza, fraternità”.
Ma, se i primi due principi hanno conosciuto, negli ultimi secoli, forme parziali di attuazione, la fraternità invece, a dispetto delle dichiarazioni formali, sul piano politico è stata pressoché dimenticata.
Proprio questa invece può essere la caratteristica specifica del nostro Movimento: la fraternità; e per essa acquistano significati nuovi e potranno venire sempre più pienamente raggiunte anche la libertà e l’uguaglianza.
Per concludere questa parte del mio discorso, dovrei spiegare ora come anche la figura di Maria, del suo ruolo hanno avuto un grande significato nella nostra storia.
Nel 1959, come sempre facevamo in quegli anni, tutta la nostra comunità trascorse le vacanze insieme.
Quell’anno, nel paesetto dolomitico di Fiera di Primiero, si alternarono dodicimila persone provenienti da ventisette nazioni: i rappresentanti di queste consacrarono, con un atto solenne, se stessi e i propri popoli a Maria. Da parte loro, i nostri parlamentari presenti Le consacrarono il proprio impegno politico.
Ma perché questa predilezione per Maria, e perché la consideriamo Regina delle nazioni e Condottiera del nostro Movimento?
Maria è Colei che canta: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”9. 9 Lc 1,49.
In Lei Dio deposita il suo disegno per l’umanità: in Lei rivela la Sua misericordia per gli uomini, distrugge i falsi progetti dei superbi, abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili, ristabilisce la giustizia, distribuisce le ricchezze.
Chi, dunque, più politico di Maria? (Applausi) (…)