I movimenti a Bari
Bisogno di cambiare e nuove forme di mobilitazione
di Francesca Ursula Bitetto
I principi che hanno mosso il cammino elettorale di Michele Emiliano intendevano offrire una risposta ad alcuni bisogni condivisi:
■ Il bisogno di restituire alle istituzioni il ruolo di luoghi del servizio e dell’efficienza affrancandole dalla corruzione, dalle logiche clientelari e dalle ingiustizie;
■ Il bisogno di combattere privilegi e disuguaglianze e tutelare così le categorie più deboli, predisponendo adeguati strumenti di partecipazione per dar loro voce;
■ Il bisogno di avvicinare i cittadini all’amministrazione dello Stato per concorrere, insieme ai movimenti e agli organismi della democrazia di base, all’espressione di una volontà politica realmente condivisa;
■ Il bisogno di coniugare nella pratica politica passione civile, correttezza, competenza e creatività, tenendo ferma la centralità della questione morale.
Tutti i bisogni su cui si fondava la proposta di Michele Emiliano erano bisogni profondamente avvertiti dai potenziali elettori. Inoltre il suo programma non essendo stato scritto da un nucleo ristretto di persone ma da un organismo appositamente costituitosi formato da partiti, associazioni e movimenti del centro sinistra attivi in città, ha rappresentato per certi versi quello che una costituzione rappresenta per uno stato, un momento fondativo importante oltre che per i contenuti che comprende per la volontà di stare insieme e porre le basi di un percorso comune mettendo da parte rancori e diffidenze reciproche che sempre animano in parte l’universo della partecipazione e finiscono spes-so per vanificare le collaborazioni possibili.
Il dilemma del prigioniero (17) dimostra l’utilità per entrambi i soggetti dell’interazione dell’atteggiamento collaborativo, ma se uno dei due soggetti collabora e l’altro defeziona l’utilità è minore di quando entrambi defezionano per questo spesso entrambi i soggetti preferiscono non cooperare anche se il massimo utile in assoluto si avrebbe dalla collaborazione di entrambi”’.
Per questo solo la fiducia, che comporta l’accettazione del rischio che l’altro si comporti da free rider e ci tradisca godendo (pag.128) dei benefici dell’azione collettiva pur agendo per il proprio tornaconto, può garantire se prevale l’atteggiamento collaborativo il massimo beneficio per tutti.
Sicuramente nell’esperienza barese alcuni soggetti avranno agito da free rider ma complessivamente ha prevalso la fiducia in misura molto maggiore di quanto fosse avvenuto in passato.
Un tale livello di collaborazione tra soggetti politici e associazioni non si era mai compiutamente realizzato.
Mai una candidatura era stata decisa in maniera così allargata e condivisa mai era stata tanto largamente discussa, progettata, contrattata da una base così larga.
Ciò non toglie che sicuramente soprattutto all’interno dei partiti ci saranno state trattative per ribadire il proprio potere e garantirsi un’influenza sul governo della città in caso di vittoria, come dimostrato già dall’analisi di F. Piselli e R.Catanzaro (2002) (riferita al governo Di Cagno Abbrescia) che hanno ri-scontrato pur in presenza della nuova legge elettorale, che intendeva evitare l’eccessiva ingerenza dei partiti nel governo locale, il ripresentarsi di logiche centralistiche nella formazione della giunta barese al fine di garantire una maggiore stabilità e comunicazione fra consiglio comunale e giunta e sacrificando le prerogative di autonomia del sindaco nella nomina degli assessori.
Ma tornando al discorso sulla cooperazione, le sconfitte politiche passate erano state così cogenti da rendere la collaborazione indispensabile se si aspirava a qualche possibilità reale di vittoria.
Il sentire di destra della città, le operazioni di immagine realizzate dal sindaco uscente Di Cagno Abbrescia che aveva ristrutturato alcuni edifici pubblici: la Scuola Garibaldi, l’ex ospedaletto dei bambini, la ex manifattura tabacchi, che aveva attrezzato delle spiagge gratuite raggiungibili a piedi o con un bus navetta in una città in cui per fare il bagno era necessario spostarsi di molti chilometri, la cura dei giardini e la ri-vitalizzazione del centro storico con i fondi del Piano Urban erano operazioni che se pur contestate rappresentavano comunque un cambiamento per quella parte della popolazione che non considerava l’ amianto un pericolo reale, e si fermava ad un primo livello di analisi della realtà.
Per gli abitanti del centro della città questi cambiamenti erano più visibili, nei quartieri periferici la situazione appariva immutata e la rabbia era maggiore.
17 Non è mia intenzione in questa sede spiegare il dilemma del prigioniero per cui rimando ad altri lavori quanto di richiamarne gli esiti utile ai fini del discorso che sto conducendo. Si veda.Gambetta D (a cura di) (1989), Le strategie della fiducia, Einaudi, Torino, o. Gian Enrico Rusconi (1989), Giochi e paradossi in politica, Einaudi, Torino.
Giochi e paradossi in politica, Einaudi, Torino 1989
Einaudi Paperbacks pp. XLII – 304 € 26,86
Copertina flessibile :346 pagine
ISBN-10 :8806116339
ISBN-13 :978-8806116330
AUTORI VARI
Traduzioni di Gian Enrico Rusconi e Gaspare Nevola
Introduzione a cura di Gian Enrico Rusconi
Il libro
Messe in sordina le pregiudiziali ideologiche, lo scontro politico oggi non investe più i grandi principi della costruzione della società, ma i criteri di godimento dei benefici che il sistema produce e distribuisce. Non ci sono più nemici da distruggere ma concorrenti da battere secondo regole virtualmente consensuali. Si apre così la lotta per lo sfruttamento unilaterale delle “regole del gioco”. Il risultato non è la pacificazione sociale, ma la creazione di conflitti più sofisticati. E’ l’apoteosi del calcolo e del comportamento strategico: ma è anche una fase adulta della democrazia. Questa selezione di testi di noti scienziati politici americani, inglesi, tedeschi illustra e analizza alcune costanti del comportamento strategico – nella forma dei “giochi” e di altri modelli della “scelta razionale” sociale e pubblica. In questa ottica si collocano i problemi della acquisizione dei “beni pubblici”, le strategie miste di cooperazione e conflitto tra capitale e lavoro, le logiche di coalizione tra partiti che rimangono in competizione tra loro. I nuclei centrali di questa problematica sono colti dalla “teoria dei giochi” e dall’analisi del “paradosso del voto”, in una prospettiva teorica ma anche attraverso esempi concreti. Di particolare interesse sono i problemi connessi al voto e quindi alle incongruenze tra preferenze individuali e preferenze collettive, che sorgono nella scelta elettorale. I teoremi del “paradosso del voto” spiegano queste incongruenze, aiutandoci a capire il nesso esistente tra la scelta sociale, decisione politica e autorità. L’antologia, preceduta da un’ampia introduzione del curatore, è pensata non per specialisti ma per quegli studiosi di scienze politiche e sociali, che intendono acquisire una prima, seria e critica conoscenza di approcci che sono diventati correnti nelle scienze sociali internazionali.
Le strategie della fiducia. Indagini sulla razionalità della cooperazione Einaudi, Torino 1989.
Einaudi Paperbacks e Readers Pagine: XI-322 p. € 19,63
ISBN 9788806116231
Titolo Originale Trust. Making and Breaking Cooperative Relations
Lingua OriginaleInglese
Traduttore: Davide Panzleri
Curatore: Diego Gambetta
Il libro
La fiducia è un elemento fondamentale in un gran numero di attività umane e sociali: nelle transazioni economiche e nei rapporti di coppia; nelle strategie militari e in quelle di borsa; nelle alleanze politiche e in quelle dei giochi di simulazione. In ogni rapporto di cooperazione tra due o più soggetti è necessaria la fiducia reciproca: non sono infatti sufficienti le motivazioni individuali per entrare in un determinato accordo, occorre anche poter fidare che tale accordo sarà rispettato da tutte le parti in causa.
Tutti quindi abbiamo la necessità di riporre la nostra fiducia in qualcun altro. Ma siamo in grado di giudicare quando possiamo accordarla? E sappiamo sempre ciò che dobbiamo fare per conquistarci una reputazione di onestà e affidabilità? La fiducia è il risultato di molti fattori, che vanno dalle circostanze, ai valori morali, all’esperienza di transazioni passate; è una risorsa preziosa e difficile da accumularsi, e che tuttavia, per risultare efficace, va spesa senza economie.
Nonostante la sua importanza, nessuna delle scienze sociali moderne è ancora in grado di fare rientrare la nozione di fiducia in un quadro teorico solido e attendibile. Questa raccolta di saggi appositamente elaborata sul tema rappresenta un primo tentativo in questa direzione, mettendo a confronto le prospettive teoriche di un arco molto vasto di discipline: filosofia, biologia, psicologia, teoria dei giochi, sociologia, economia, scienza politica; e insieme presentando alcuni esempi di ricerche storiche e antropologiche in cui la fiducia gioca un ruolo essenziale: dalla Corea del Sud alla Sicilia, dalla Napoli del Settecento al Ghana contemporaneo.
‘I nuovi movimenti come forma rituale’ a cura di Marino Livolsi